Concetti Chiave
- Socrate si concentrava sull'indagine dell'essenza delle cose, ponendo domande fondamentali come "che cos'è".
- Il metodo socratico, o maieutica, aiuta l'interlocutore a scoprire la verità che già possiede, simile a una levatrice che aiuta a partorire un bambino.
- Nel dialogo platonico Menone, Socrate esplora se la virtù sia insegnabile, sottolineando l'importanza di comprendere prima la sua essenza.
- Il metodo di Socrate si basa sulla libertà di espressione e sull'accordo tra le parti, portando l'interlocutore a riconoscere le proprie contraddizioni.
- Socrate respingeva gli esempi specifici di virtù, cercando invece un principio universale che unisse tutte le virtù.
Indice
L'essenza delle cose secondo Socrate
Socrate fu uno dei primi filosofi ad uscire dai tradizionali schemi della ricerca sulla natura tipici dei presocratici. Egli riteneva che più i portante dell’indagine sul cosmo fosse quella introno all'essenza delle cose, al loto ti esti (che cos'è). Rispondere a questa domanda significa ricercare l’ousia, l’essenza propria di qualcosa. Secondo Socrate nella realtà sensibile ci sono molte cose che noi possiamo riunire in concetti unitari, in classi (quelle che poi per Platone diverranno le idee.
Il dialogo socratico nel Menone
Portiamo ad esempio la virtù. L’interno dialogo platonico del Menone è giocato attorno a tale interrogativo, cos'è la virtù? Capirne l’essenza è fondamentale per poterne comprendere le implicazioni nella nostra vita, se saprò cosa significa virtù in generale potrò capire quali comportamenti umani sono virtuosi e quali no e quindi quali saranno utili ed improntati al bene.
La maieutica socratica
Analizziamo l’intero processo conoscitivo di Socrate partendo proprio dal Menone, dialogo platonico cui protagonisti sono Socrate e il giovane aristocratico Menone. Menone vuole sapere se la virtù sia insegnabile, o se sia una dote naturale: vuole approdare subito ad una visione pratica del concetto, ma il filosofo riporta la conversazione sul piano teoretico sostenendo che tale interrogativo è inutile se prima non si sia ricercata e conosciuta la virtù in se. Menone con presunzione crede invece di sapere cosa significhi “virtù” ed così che ha inizio il dialogo socratico definito anche maieutico: così come la levatrice aiuta la partoriente a portare alla luce il bambino di cui è gravida; Socrate aiuta il suo interlocutore a portar fuori di se la verità delle cose, che la sua anima possiede, ma che ha dimenticato, intrappolata com'è nella prigione di carne del corpo. Quello di Socrate non è un insegnamento classico, ma un vero e proprio discorso che intraprende con chiunque, indipendentemente dalla sua estrazione sciale, e che si gioca su:
• reciproca libertà di espressione dei due dialoganti (pharresia).
• Accordo tra le due parti (homologia)
Socrate parte con il lasciar libero l’interlocutore id esprimere le sue convinzioni, salvo poi mostrargli come i suoi ragionamenti siano o contraddittori o incompleti. Procede dunque ad un esame (elenchos) al termine del quale l’interrogato (nel nostro esempio Menone) si rende conto che tutto ciò che credeva di conoscere sull'argomento è in realtà insufficiente (Menone comprende di non sapere che cosa sia la giustizia in se, ma di conoscere solo alcuni comportamenti che possono dirsi virtuosi). In seguito a questo l’interrogato si sente stordito, disorientato e comincia a seguire gli argomenti e gli esempi socratici. Solo quando sentirà di potervi aderire allora si sarà verificato il “parto”; solo quando Menone comprenderà ed accetterà le argomentazioni di Socrate allora avremmo realizzato una conoscenza, che quindi deve prevedere l’accordo tra le due parti impegnate nel discorso.
Il principio universale della virtù
Visto che abbiamo parlato del Menone è opportuno dire che nel corso di questo dialogo il giovane si lancia in esempi di virtù che vengono tutti respinti dal filosofo il quale sostiene si debba invece ricercare il principio unitario che rende tutte queste virtù tali. Il punto è trovare un principio universale e generico che in se possa contenere tutto ciò che noi definiamo virtuoso; anzi sarebbe più opportuno dire: tutto ciò che noi definiamo virtuoso lo è perché aderisce ad un principio universale che è quello della Virtù in generale.
Dopo aver detto questo chiaro che le voci che accusavano Socrate di praticare la sofistica, erano infondate. Non c’è il potere persuasivo della parola, ma una ricerca portata avanti don un linguaggio privo di fronzoli, semplice e breve e che necessita della partecipazione dell’ascoltatore e non della sua passività.
Domande da interrogazione
- Qual è l'obiettivo principale del metodo socratico secondo il testo?
- Come Socrate affronta il dialogo con Menone nel dialogo platonico?
- Quali sono i due elementi fondamentali del dialogo socratico?
- In che modo Socrate dimostra l'insufficienza delle conoscenze dell'interlocutore?
- Perché le accuse di sofistica contro Socrate sono considerate infondate nel testo?
L'obiettivo principale del metodo socratico è ricercare l'essenza delle cose, aiutando l'interlocutore a portare alla luce la verità che la sua anima possiede, ma che ha dimenticato.
Socrate riporta la conversazione sul piano teoretico, sostenendo che è inutile discutere se la virtù sia insegnabile senza prima conoscerne l'essenza.
I due elementi fondamentali del dialogo socratico sono la libertà reciproca di espressione (pharresia) e l'accordo tra le parti (homologia).
Socrate dimostra l'insufficienza delle conoscenze dell'interlocutore attraverso un esame (elenchos) che porta l'interrogato a rendersi conto che ciò che credeva di sapere è in realtà incompleto o contraddittorio.
Le accuse di sofistica sono considerate infondate perché Socrate non usa il potere persuasivo della parola, ma un linguaggio semplice e breve che richiede la partecipazione attiva dell'ascoltatore.