Concetti Chiave
- Protagora, celebre sofista, sostenne che "l'uomo è misura di tutte le cose", proponendo un'interpretazione della realtà che varia tra percezioni individuali, mentalità collettive e comprensione umana.
- Secondo Protagora, la realtà e l'irrealità si riferiscono rispettivamente a ciò che esiste e a ciò che non esiste, offrendo tre interpretazioni basate su individuo, comunità e specie umana.
- Gorgia, altro sofista influente, sfidò l'idea di una verità certa, articolando il suo pensiero attorno alla tesi che nulla esiste, e se esistesse non sarebbe né conoscibile né comunicabile.
- La filosofia di Gorgia evidenzia una frattura tra pensiero e realtà, e tra linguaggio e cose, introducendo un radicale scetticismo metafisico.
- Gorgia, nel suo "Encomio a Elena", espresse una visione tragica della vita umana, sottolineando come gli esseri umani siano determinati da fattori esterni quali circostanze e passioni.
Indice
Protagora e la misura dell'uomo
Fu uno dei più importanti sofisti, molto amico di Pericle, che per le sue idee religiose venne accusato di empietà (=una sorta di scomunica) e ha dovuto allentarsi da Atene. La frase che richiude oil suo pensiero (=la sua massima) è: “L’uomo è misura di tutte le cose: di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono”. Per Parmenide l’uomo non è misura di niente e afferma solo che l’essere è e il non essere non è.
Interpretazioni della massima di Protagora
Per Protagora la realtà rappresenta le cose che sono e l’irreltà rappresenta le cose che non sono. Questa affermazione ha tre livelli interpretativi (la massima è un pò oscura quindi ci sono varie interpretazioni):
1. L’uomo è il singolo individuo e le cose sarebbero le cose che si possono percepire (interpretazione della realtà basata sulle proprie percezioni; capacità percettive di un singolo individuo. Chiamato umanismo perché mettendo il singolo alc entro alla fine commette l’individuo, cioè l’uomo costruisce il suo mondo).
2. L’uomo è una comunità/collettività e le cose sono la mentalità, ossia le idee e i valori (chiamato relativismo perché non c’è una verità assoluta ma varia in base alla mentalità).
3. L’uomo è una specie e le cose sono la realtà (molti secoli dopo Kant afferma lo stesso concetto, dicendo che noi esseri umani abbiamo delle forme a priori che ci consentono di capire la realtà ugualmente e ciò che possiamo conoscere si chiama fenomeno; al contrario ciò che non possiamo conoscere è noumneno e nessuno può raggiungerlo. La terza idea di Protagora, infatti si chiama fenomenismo).
Tutte tre le interpretazioni sono giuste e usate da Protagora perché l’uomo è misura di tutte le cose.
Gorgia e il non essere
Per tutti i sofisti la verità come criterio certo non esiste ma in Protagora c’è un criterio ed è l’utilità. Gorgia farà saltare tutti i criteri e il suo pensiero si articola attorno a tre tesi che is trovano sullo scritto “sul non essere”:
1.nulla esiste: non vuole far sparire la realtà sensibile (=quella coglibile con i sensi) ma nega la concezione filosofica della realtà/dell’essere. È scettico rispetto alla possibilità per la mente umana di cogliere la verità dell’essere (la parte metafisica dell’essere).
2.se anche qualcosa esistesse, non sarebbe conoscibile: sta introducendo una frattura tra l’essere e il pensiero (=tra la mente e le cose/la realtà). Una coincidenza caratteristica della scuola eleatica con parmenide. Per Gorgia cogliere qualcosa in modo fedele alla realtà significa coglierla come una fotografia ma Gorgia afferma che il nostro pensiero non corrisponde alla realtà (perché possiamo pensare all’inverosimile). Gorgia sarà il primo a dividere l’essere e il pensiero.
3.se anche fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile: avviene una frattura tra il linguaggio e le cose/la realtà perché Gorgia dice che se qualcosa non sarebbe comunicabile mette in discussione la coincidenza del linguaggio con la realtà. Da lui si sviluppa una filosofia del linguaggio. Per lui abbiamo una idioma (=linguaggio) innata ma è una convenzione umana.
Scetticismo radicale di Gorgia
Queste tesi all’inizio vennero viste come un vano sfoggio di retorica.
Con Gorgia siamo in un contesto di scettismo radicale perché lui pensa che non sia possibile raccogliere nemmeno un barlume di criterio. Scetticismo indica la messa in discussione di qualcosa, con Gorgia in particolare della capacità di cogliere il vero/l’essere (con lui si può parlare di scetticismo metafisico). Se non c’è nessun criterio, la parola può tutto. Il pensiero di Gorgia ha una visione tragica della vita umana e questo concetto lo troviamo in un suo scritto chiamato “Encomio a Elena” (di Troia; encomio=elogio). Quando i suoi contemporanei hanno visto questo scritto l’hanno interpretato solo come l’ennesima interpretazione sofistica (vuole scagionarla perché per secoli si è portata dietro la colpa di aver scatenato la guerra di Troia). Con una prima lettura viene visto come un testo sofistico ma guardando bene si è scorta una visione tragica della vita: alla fine dice che elena è senza colpa perché è determinata da fattori esterni (circostanze, passioni o destino). Per Gorgia tutti gli esseri umani sono così determinati e sovrastati da queste circostanze, passioni o destini. Si può notare nello scritto una fragilità della natura umana (essere esposti a dei fattori esterni che ci condizionano).
Domande da interrogazione
- Qual è la massima di Protagora e come viene interpretata?
- Qual è la posizione di Gorgia riguardo alla verità e alla realtà?
- Come Protagora e Gorgia differiscono nella loro visione della conoscenza e della verità?
- Qual è il significato dell'"Encomio a Elena" di Gorgia?
- In che modo Gorgia contribuisce alla filosofia del linguaggio?
La massima di Protagora è "L’uomo è misura di tutte le cose: di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono". Viene interpretata in tre modi: come percezione individuale, come relativismo comunitario, e come fenomenismo della specie.
Gorgia sostiene che nulla esiste, che se qualcosa esistesse non sarebbe conoscibile, e che se fosse conoscibile non sarebbe comunicabile, esprimendo un radicale scetticismo metafisico.
Protagora crede che l'uomo sia la misura di tutte le cose e che la verità sia relativa all'individuo o alla comunità, mentre Gorgia nega l'esistenza di una verità assoluta e sostiene che la realtà non è conoscibile né comunicabile.
L'"Encomio a Elena" di Gorgia è visto come un testo sofistico che, oltre a scagionare Elena dalla colpa della guerra di Troia, rivela una visione tragica della vita umana, determinata da fattori esterni come circostanze, passioni o destino.
Gorgia introduce una frattura tra linguaggio e realtà, sostenendo che il linguaggio è una convenzione umana e che non può comunicare fedelmente la realtà, contribuendo così allo sviluppo della filosofia del linguaggio.