ZiedSarrat
Ominide
2 min. di lettura
Vota 3 / 5

Concetti Chiave

  • I dialoghi socratici giovanili spesso mancano di una conclusione positiva e ruotano attorno a concetti morali specifici.
  • Socrate cerca definizioni generali piuttosto che esempi particolari, sfidando gli interlocutori a identificare il criterio sottostante.
  • Le discussioni mostrano che le virtù non possono essere definite separatamente, suggerendo che formano un tutto unitario.
  • L'inadeguatezza delle definizioni particolari indica che esiste un principio comune più profondo dietro ogni manifestazione di virtù.
  • Platone introdurrà il concetto di "idea" per descrivere il principio comune che unisce diversi atti o cose che manifestano lo stesso valore.

Platone: Il socratismo giovanile

I dialoghi del socratismo giovanile sono privi, molto spesso, di conclusione positiva. Di solito si svolgono intorno a un particolare concetto morale, di cui Socrate chiede all'interlocutore una definizione: "Che cos'è, secondo te, il santo e che cosa l'empio?" domanda Socrate (dopo i primi approcci del dialogo) a Eutifrone, che sta andando a denunciare per empietà il proprio padre e che, dunque, dovrebbe ben sapere rispondere.

Eutifrone comincia con un esempio: santo è ciò che sta facendo, accusare il reo di un delitto. Ma Socrate non vuole un esempio: vuol sapere che cosa voglia dire "santo" in generale: cioè vuole il criterio secondo cui gli atti sono giudicati santi ed empi. Eutifrone risponde allora che "santo" è ciò che piace agli dei. Ma gli dei non sono sempre concordi tra loro. E poniamo che una cosa piaccia a tutti gli dei: sarà essa santa perché piace agli dei, o non piacerà piuttosto agli dei perché santa? Se è vera (come è vera) questa seconda ipotesi, il santo avrà una propria ragione per essere santo: e questa ragione si tratta appunto di trovare.
E via di questo passo. Lachete e Nicia, che sono generali, non riescono ad accordarsi con Socrate su ciò che sia il coraggio. Carmide, considerato saggio, non sa dire che cosa sia la saggezza, Liside l'amicizia. Ogni volta tentano definizioni particolari, che però non colgono se non un aspetto della cosa, ed entrano in conflitto con altre, senza una conciliazione finale.
Tuttavia molti tratti positivi affiorano da queste discussioni. La stessa impossibilità di definire una virtù separatamente dalle altre mostra, indirettamente, che la virtù è un tutto unitario, che si specifica bensì diversamente, a seconda dei casi a cui si applica, ma non risulta da una somma di virtù separate. Inoltre l'inadeguatezza di ogni esempio particolare mostra che il principio che il accomuna tutti è più profondo di ogni sua particolare manifestazione. Presto Platone chiamerà questo principio comune di più cose, o atti, che manifestano uno stesso valore, con il nome di idea.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la caratteristica principale dei dialoghi del socratismo giovanile di Platone?
  2. I dialoghi del socratismo giovanile sono spesso privi di una conclusione positiva e si concentrano su concetti morali, cercando di definirli attraverso il dialogo senza giungere a una definizione finale.

  3. Come viene affrontato il concetto di "santo" nel dialogo tra Socrate ed Eutifrone?
  4. Socrate chiede a Eutifrone di definire "santo" in generale, non attraverso esempi. Eutifrone inizialmente risponde che "santo" è ciò che piace agli dei, ma Socrate mette in discussione questa definizione, suggerendo che il santo ha una propria ragione d'essere che va trovata.

  5. Cosa emerge dalle discussioni sui concetti morali nei dialoghi di Platone?
  6. Dalle discussioni emerge che la virtù è un tutto unitario e che il principio comune che accomuna le virtù è più profondo delle loro manifestazioni particolari. Platone chiamerà questo principio comune "idea".

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community