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Concetti Chiave

  • Platone, allievo di Socrate, è noto per le sue numerose opere complete, principalmente dialoghi.
  • Pur rispettando Socrate, Platone credeva che le verità più profonde si trasmettessero meglio oralmente.
  • Platone utilizzava i miti nei suoi scritti per comunicare indirettamente, evitando di trasmettere la verità completa.
  • La sua scrittura filosofica, sebbene impegnativa, era più accessibile rispetto a quella naturalistica e poetica precedente.
  • Platone riteneva che la scrittura non potesse sostituire il dialogo diretto necessario per chiarire dubbi e rispondere a domande.

Indice

  1. Platone e Socrate
  2. La trasmissione delle verità
  3. Il mito e la scrittura filosofica

Platone e Socrate

Platone è stato il più famoso tra gli allievi di Socrate e il primo filosofo di cui ci sono giunte numerose opere complete. Sono dialoghi piuttosto brevi, se non per la Repubblica, dove riassume quelle che sono le sue concezioni. Dal momento che provava un profondo rispetto nei confronti di Socrate e del suo insegnamento, egli non inserì le verità più profonde nei dialoghi, dal momento che riteneva anch’egli che la trasmissione delle verità potesse avvenire solo tramite l’oralità, e per questo motivo se Socrate le divulgava in piazza, egli lo faceva nella sua scuola.

La trasmissione delle verità

Secondo questa concezione, lo scritto non è ritenuto un mezzo sufficiente per la trasmissione delle verità, poiché è necessario porre domande, esprimere dubbi e ricevere risposte, cose che un libro non è in grado di fare.

Il mito e la scrittura filosofica

Nei suoi scritti egli utilizzava il mito (in greco racconto, favola, allegoria); si trattava quindi di una sorta di comunicazione indiretta, impiegata con lo scopo di non trasmettere tutta la verità, dal momento che aveva la certezza che i suoi allievi non potessero capirle, ma anche per permettere a ognuno il livello di comprensione adeguato. Prima la scrittura filosofica era naturalistica, era poetica, spesso molto difficile da interpretare (non a caso veniva chiamato “l'oscuro”), e ciò faceva sì che venisse compresa da pochi eletti. Non si può asserire che quella di Platone non fosse anch’essa impegnativa, ma non impediva che venisse trattata anche da persone inferiori culturalmente.

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