Concetti Chiave
- Parmenide, fondatore dell'ontologia, distingue tra il sentiero della verità basato sulla ragione e quello dell'opinione basato sui sensi.
- Per Parmenide, l'essere è ingenerato, imperituro, eterno, immutabile, immobile, unico, omogeneo e finito, caratteristiche che lo distinguono dal non essere.
- La filosofia di Parmenide sostiene che il mondo percepito dai sensi è pura apparenza, poiché implica il non essere.
- Zenone di Elea, discepolo di Parmenide, sviluppa la dialettica e i famosi paradossi per dimostrare l'impossibilità del movimento.
- I paradossi di Zenone, come Achille e la tartaruga, mostrano le contraddizioni della realtà sensoriale rispetto alla vera natura dell'essere.
Indice
Parmenide e la scuola eleatica
Fondatore della scuola eleatica fu Parmenide. Nato a Elea, egli visse in un periodo compreso tra il 550 e il 450 a.C. ed espose il proprio pensiero in un’opera in versi che fu poi indicata con il titolo Sulla Natura. fondatore dell’ontologia, ossia l’indagine intorno all’essere o all’esistere in generale.
Il poema di Parmenide
Nel proemio del poema (di cui purtroppo ci restano solo 154 versi), Parmenide immagina di essere trasportato (su un carro trainato da focose cavalle e in compagnia delle figlie del Sole) al cospetto di una dea, la quale gli rivela «il solido cuore della ben rotonda Verità» (frammento 1). I toni ispirati e oracolari che caratterizzano l’opera del filosofo di Elea testimoniano quell’indissolubile unione di poesia e filosofia che si ritrova in molti autori antichi, e al tempo stesso manifestano la probabile appartenenza di Parmenide a un ambiente di tipo aristocratico, che considerava il sapere patrimonio di pochi iniziati.
Le due vie della conoscenza
Secondo Parmenide, di fronte all’uomo si aprono sostanzialmente due vie:
Parmenide sceglie di percorrere il sentiero della verità, perché secondo il filosofo la ragione ci consente di capire due cose importanti:
- l’essere è e non può non essere
- il non essere non è e non può essere
L'essere secondo Parmenide
Questo significa che può essere pensato e espresso verbalmente solo ciò che è, mentre ciò che non è non può essere né pensato e né espresso verbalmente, perché non esiste.
Con Parmenide nasce uno studio della filosofia, chiamata ontologia, che si basa sulla ricerca dell’essere
Il verbo essere univa tre sfumature di significato:
- L’uso esistenziale (x è, corrisponde a x esiste)
- L’uso copulativo(x è così e così, per esempio questo tavolo è rosso)
- L’uso veritativo (x è, corrisponde a x è vero.
Le caratteristiche dell'essere
Parmenide sostiene che l’essere, per essere e per distinguersi da ciò che è il non essere, deve avere alcune caratteristiche, innanzittuo deve essere:
Perché l’essere c’è, non nasce e non muore perché se nascesse e morisse vorrebbe dire che prima era un non essere, ovvero non esisteva.
Se si muovesse o si trasformasse nel tempo, ciò implicherebbe il non essere, ossia l’essere non sarebbe piu come prima
Se fosse molteplice implicherebbe delle parti di non essere.
L’essere è finito come la sfera che è considerata la forma perfetta con tutti i punti equidistanti dal centro e qui non può esistere il non essere. Questo è un concetto molto simile a quello dei pitagorici, secondo cui ciò che è finito, è sinonimo di perfezione e ordine.
Una volta stabilite le caratteristiche dell’essere assoluto, Parmenide deve affrontare il problema di come vada inteso il mondo in cui viviamo, cioè quella zona della realtà che, secondo la testimonianza dei nostri sensi, presenta attributi opposti a quelli dell’essere vero, essendo molteplice, generata, peritura, temporale e mutevole. Con ferrea consequenzialità, il filosofo di Elea afferma che tale mondo, in quanto implica il non essere, risulta, filosoficamente parlando, pura apparenza o illusione: saranno tutte soltanto parole quanto i mortali hanno stabilito, convinti che fosse vero: nascere e perire, essere e non essere, cambiare luogo e mutare il luminoso colore.
Zenone e i paradossi del movimento
Zenone di Elea, nato tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a. C., fu discepolo di Parmenide. Aristotele lo definisce l’inventore della dialettica. Egli sviluppò il ragionamento per assurdo: per difendere la tesi parmenidea dell’unicità e immobilità dell’essere, assumeva in via ipotetica la teoria opposta mostrando le contraddizioni a cui conduceva.I paradossi sul movimento sono stati tramandati da Aristotele nella Fisica e sono volti a mostrare che il movimento è impossibile nonostante i sensi ci attestano il contrario.
I più famosi sono:
- il paradosso della dicotomia
- Achille e la tartaruga
- il paradosso della freccia
Domande da interrogazione
- Chi fu Parmenide e quale fu il suo contributo alla filosofia?
- Quali sono le due vie che Parmenide identifica per la conoscenza?
- Quali caratteristiche deve avere l'essere secondo Parmenide?
- Come Parmenide interpreta il mondo percepito dai sensi?
- Chi fu Zenone e quale fu il suo ruolo nella filosofia eleatica?
Parmenide fu il fondatore della scuola eleatica e dell'ontologia, esponendo il suo pensiero nell'opera "Sulla Natura", dove esplora l'essere e l'esistere.
Parmenide distingue tra il sentiero della verità (alétheia), basato sulla ragione, e il sentiero dell'opinione (dóxa), basato sui sensi.
L'essere deve essere ingenerato, imperituro, eterno, immutabile, immobile, unico, omogeneo e finito.
Parmenide considera il mondo percepito dai sensi come pura apparenza o illusione, poiché implica il non essere.
Zenone di Elea, discepolo di Parmenide, fu definito da Aristotele come l'inventore della dialettica e sviluppò paradossi per difendere l'unicità e immobilità dell'essere.