Concetti Chiave
- L'essere viene concepito dalla ragione come un'unità totale e coerente, unendo ciò che appare disgregato attraverso i sensi.
- La mente unisce le cose in una totalità priva di contraddizioni, superando la varietà di aspetti percepiti dai sensi.
- Parmenide descrive l'essere escludendo il non-essere, definendolo ingenerato, imperituro, unico e immobile.
- Il concetto di morte e il passaggio dal non-essere all'essere sono considerati impensabili, poiché l'essere è eternamente presente.
- L'essere non ha passato o futuro; affermare che "era" o "sarà" porterebbe a una contraddizione logica.
Indice
Il concetto di totalità
L’essere viene innanzitutto visto dalla ragione come totalità. Dice infatti il filosofo: “le cose tra loro distanti sono per opera della mente saldamente unite”. Ciò significa che le cose attraverso il pensiero vengono concepite nella loro totalità, come un tutto che il filosofo chiama Essere.
La scelta tra sensi e pensiero
Si tratta di decidere. O si accetta la re come sensi(ad esempio alla vista): disgregata in un’infinita varietà di aspetti contraddittori, privi di un legame coerente tra loro; oppure si afferra — col pensiero — l’insieme delle cose come un tutto privo di contraddizioni, cioè come unità compiuta, come totalità. In tal modo le cose, che attraverso gli organi della sensazione appaiono tra loro diverse, sono pensate unite dalla mente. L'essere in se stesso non è dunque scisso e disgregato in un’infinita serie di parti, ma è concepito come assoluta unità.
La natura dell'essere secondo Parmenide
L'essere viene descritto da Parmenide escludendo tutti ciò che implica il non-essere. L'essere è infatti ingenerato, imperituro, unico e immobile. E come potrebbe mai nascere dal non essere?Non è, possibile neppure pensarlo. O,se lo, facesse,non si potrebbe mai spiegare per quale necessità l’essere sarebbe nato dal nulla. La stessa impensabilità ha l’idea della morte, cioè del passaggio dal’essere al non-essere, perché l'essere è ed è impossibile che non sia.Ne si può dire che l'essere abbia un passato o un futuro, che cioè sia stato o sarà. Esso è solo presente. Ove dicessimo, infatti, che l’essere “era” o “sarà” cadremmo in un non senso logico-concettuale, cioè in contraddizione, perché di ciò che è (l’essere) diremmo che non è più o non è ancora.