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Concetti Chiave

  • La filosofia è una disciplina critica che indaga sulle grandi questioni esistenziali, come l'essere, il mondo e Dio, cercando di passare dal mito alla ragione.
  • Gli elementi principali della filosofia includono la logica, che studia la struttura del ragionamento, la gnoseologia, che esplora origine e limiti della conoscenza, e la metafisica, che affronta il concetto di realtà oltre il mondo fisico.
  • I filosofi pre-socratici, come Talete e Anassimandro, si concentrano sulla ricerca del principio originario dell'universo, chiamato ἀρχή, e introducono concetti di monismo e dualismo.
  • La scuola pitagorica, fondata da Pitagora, considera il numero come l'archè, introducendo un ordine razionale e armonioso al caos dell'universo, con una forte influenza mistica e numerica.
  • Le teorie filosofiche di filosofi come Eraclito e Parmenide esplorano il divenire e l'essere, ponendo le basi per la discussione sull'unità degli opposti e il concetto di verità assoluta.

La filosofia è una disciplina critica, opera un’indagine; per questo è difficile da definire e da interpretare. Il termine φιλοσοφία fu usato per la prima volta da Pitagora durante i giochi di Olimpia, dove i filosofi andavano per fare osservazioni. Indica un aspetto di tensione e di mancanza. La filosofia è qualcosa di connaturato, che ognuno ha; consiste nel farsi delle domande, di interrogarsi, più che rispondere. Si rifà quindi all’aneddoto di Sant’Agostino: “Se nessuno mi chiede che cos’è il tempo lo so benissimo, se me lo chiede qualcuno non lo so più”.

Indice

  1. La ricerca del bene e del giusto
  2. Sant'Anselmo e l'esistenza divina
  3. La nascita della filosofia in Grecia
  4. Il rapporto tra mito e logos
  5. L'etimologia del mito secondo Crenzer
  6. Le scienze filosofiche
  7. La filosofia teoretica e pratica
  8. La crisi filosofica del '900
  9. L'etica e la politica
  10. L'origine della metafisica
  11. Le teorie metafisiche
  12. Il realismo e l'idealismo
  13. Le fonti dei presocratici
  14. I presocratici e le loro scuole
  15. Il concetto di archè
  16. Talete e Anassimandro
  17. Anassimene e l'archè
  18. Pitagora e la sua scuola
  19. Eraclito e il logos
  20. Senofane e l'antropomorfismo
  21. Parmenide e l'essere
  22. Zenone e i paradossi
  23. I fisici pluralisti
  24. Empedocle e i quattro elementi
  25. Anassagora e i semi
  26. Democrito e l'atomismo

La ricerca del bene e del giusto

Non sono i beni materiali e i piaceri a rendere la vita degna di essere vissuta, ma la ricerca del bene e del giusto. L’uomo è autotrascendentale, non è mai appagato e vuole spingersi oltre se stesso. Quindi la ricerca filosofica è meglio della ricchezza. L’uomo è insieme ricco e povero, desidera qualcosa ma non lo ottiene. Esigenza e carenza sono dunque strettamente legate. Un professore contemporaneo descrive la filosofia come un vuoto confliggente.

Sant'Anselmo e l'esistenza divina

Sant’Anselmo d’Aosta cercò di dimostrare l’esistenza divina attraverso un sillogismo. L’essere della realtà è superiore all’essere del pensiero. L’ignoto stupisce e meraviglia insieme.

La nascita della filosofia in Grecia

La filosofia è il passaggio dal mito al λόγος. Chi ricerca la felicità nella ricchezza e nel piacere è schiavo, è dipendente. Infatti, l’uomo si può dedicare alla filosofia solo quando è libero ed appagato. La filosofia nasce in Grecia nel V-VI secolo a.C. Inizialmente affronta tre grandi tematiche: l’uomo, il mondo e Dio. Alcuni sostengono che, essendo parte nella natura umana, la filosofia sia nata con Abramo. Altri, invece, ritengono che abbia una derivazione orientale. In Grecia comunque viene sviluppata da un pensiero autonomo e razionale, basato quindi sul λόγος. Nell’Oriente la filosofia ha connotazione più religiosa; non vi è infatti distinzione tra religione, filosofia e politica ed è indirizzata alla totalità della popolazione. In Grecia il sapere fu concepito diversamente, fondato esclusivamente sulla ragione, distaccato dalla religione e dai miti. Quindi per primo il mondo occidentale ha sviluppato un pensiero filosofico, inizialmente con qualche influenza dalle dottrine orientali, che erano più antiche. La filosofia si è sviluppata a partire dalle colonie ioniche, situate davanti all’odierna Turchia, e dalla Magna Grecia, ovvero il Sud Italia. Ciò avvenne perché c’era un maggior sviluppo democratico ed economico, i suoi abitanti erano dunque più liberi da ogni pressione e avevano piena libertà di pensiero. I commerci portavano benessere economico, ma anche conoscenze culturali esterne e quindi nuove. Il rapporto tra il mito e il logos è complicato.

Il rapporto tra mito e logos

Talete è stato il primo a chiedersi da dove veniva ogni cosa, si è risposto dall’acqua. La religione orfica avrà molta influenza sulla filosofia: implicava l’immortalità dell’anima, la divisione tra bene e male e un corretto stile di vita. Molti, come Eschilo e Omero, non sono stati considerati filosofi perché il loro approccio tende ad andare verso il mito, più che verso la ragione. Per questo la nascita della filosofia segna il passaggio dal mito al logos, dal sapere legato alla mitologia a quello legato alla logica. La forma migliore per esprimere il vero non è più la narrazione, bensì il discorso logico – razionale. Il mito è legato alla tradizione orale, al Θαυμα, la sorpresa e il terrore, il coinvolgimento continuo tipico della tragedia. L’obiettivo è dunque quello di suscitare meraviglia.

L'etimologia del mito secondo Crenzer

Frederick Crenzer propone un’etimologia diversa da fabula in latino e μύθος in greco, derivante dal verbo μιω, che significa parlare con le labbra serrate; indica dunque un discorso da interpretare, pochè viene spiegato solo parzialmente un concetto che successivamente andrà disvelato. Permette l’accesso alle verità recondite che bisogna portare alla luce, attraverso il logos, e quindi attraverso la filosofia. Il mitos ha quindi anche un fondo di verità che dovrà essere svelato attraverso il pensiero logico – razionale. Platone utilizzava il mito per la terminologia e per i procedimenti logici. Sono due discipline complementari che hanno lo stesso obiettivo, ma forma diversa. Un altro autore filosofico che fa uso combinato di mito e logos è Mircea Eliade.

Le scienze filosofiche

Le scienze filosofiche si distinguono in teoretiche, o speculative, e pratiche. La filosofia teoretica ha come finalità il conoscere per il conoscere, è fine a se stessa. Quella pratica è invece legata all’azione: l’etica e la politica ne sono le principali branche.

La filosofia teoretica e pratica

Secondo la concezione aristotelica, la felicità corrisponde con la conoscenza. La filosofia politica è l’etica per la società e non solo per l’individuo come l’etica semplice. Ha un valore universale, anche se poi dipende dalla situazione specifica in cui ci si trova, quindi tutto è relativo nonostante la tensione universale a fare la cosa giusta. Quindi in pratica la filosofia teorica può esserci come non può esserci, non è contingente. La filosofia teoretica si divide in alcune principali scienze filosofiche:

• Logica. Studia la struttura o la forma del ragionamento umano, come è costituito e come funziona. È costituita da concetti, giudizi e ragionamenti. I giudizi sono affermazioni o negazioni con i quali dico qualcosa riguardo quel qualcosa, attribuisco dunque un predicato ad un soggetto. I ragionamenti sono dei procedimenti razionali attraverso i quali si ricavano conclusioni da premesse universali (nel caso dei ragionamenti deduttivi) o da premesse individuali (nel caso dei ragionamenti induttivi). Quindi è una concatenazione di giudizi. L’aggettivo “deduttivo” fa sempre riferimento a qualcosa che va dall’universale al particolare. Al contrario, l’aggettivo “induttivo” fa sempre riferimento a qualcosa che va dal particolare all’universale. I ragionamenti a posteriori partono dall’esperienza concreta, mentre quelli a priori partono dal pensiero. Per questo motivo i ragionamenti deduttivi vengono anche chiamati a priori, mentre quelli induttivi sono a posteriori. Un altro modo per esprimere lo stesso concetto è quello di distinguere tra ragionamenti analitici (sono a priori e rappresentano un’analisi interna al soggetto) e ragionamenti sintetici (sono a posteriori e rappresentano una sintesi tra soggetto ed esperienza).

• Gnoseologia. Studia l’origine, la natura e i limiti della conoscenza. Riguardo l’origine della conoscenza, la gnoseologia si è data due risposte. Secondo gli empiristi, la conoscenza deriva dall’esperienza; secondo i razionalisti, la conoscenza deriva invece dall’elaborazione intellettuale. Questa scienza si interessa del contenuto e non della forma come la logica. Gli empiristi sono induttivisti; l’uomo ha imparato a conoscere attraverso l’esperienza, quindi con dei ragionamenti a posteriori. I razionalisti pensano che esistano dei pensieri innati che a poco a poco l’uomo scopre a priori attraverso dei ragionamenti deduttivi.

• Estetica. Si occupa del bello. Introdotta nel ‘700 da Alexander Gottlieb Baumgarten, come scienza del bello e dell’arte. Ogni secolo porterà poi con sé nuovi canoni di bellezza.

• Metafisica. Si occupa di cose oltre il corpo, Dio, ciò che è oltre la morte e oltre il mondo fisico. La psicologia razionale fa parte della metafisica, è la realtà profonda dell’uomo, l’anima. La teologia razionale è metafisica e coincide con la ricerca di Dio attraverso dei ragionamenti. La cosmologia empirica si interroga sui misteri dell’universo. L’indagine sui concetti generali dell’essere, dell’essenza, dell’atto e della forma è la base della metafisica.

La crisi filosofica del '900

Dal ‘400 in poi diventa fondamentale più la gnoseologia della metafisica, di stampo più classico. Si passa, infatti, dal problema della verità a quello della certezza. Nel ‘900 c’è una vera e propria crisi filosofica, soprattutto riguardante la metafisica. Più elevato è l’essere, più lo è anche la conoscenza, e dunque anche Dio.

L'etica e la politica

La filosofia della pratica è legata all’azione, le scienze pratiche sono due:

• Etica. Si chiede cosa siano il bene, il male e la legge morale. È relazionata al comportamento individuale.

• Politica. È l’etica in relazione alla comunità. Da una sfera soggettiva si viene trasportati all’interno della società. I primi filosofi parleranno molto dell’organizzazione della polis. La politica si chiede come si forma uno stato, a che scopo, ecc. La dimensione etica, come quella politica, dipende anche dalla propria concezione metafisica della realtà.

L'origine della metafisica

Il termine metafisica nacque per indicare alcuni dei libri di Aristotele. Il termine fu coniato da Andronico di Rodi (I secolo a.C.) ed è il nome che diede ai libri immediatamente successivi a quelli di fisica. L’origine è dunque topografica, ma rappresenta correttamente anche il contenuto dei libri medesimi. Cerca di andare al di là delle apparenze. I filosofi pre–socratici credevano che la realtà fosse quella ultrasensibile, che tocchiamo con i sensi. Per primo Platone azzardò l’ipotesi dell’esistenza di una dimensione oltre a quella fisica e fenomenica. Oggi con metafisica intendiamo la teoria dell’assoluto, che afferma una realtà che ha in sé la ragione di se stessa e non ha bisogno di altro per spiegarsi; è quindi assoluta, sciolta dal resto. Se non si può trovare l’assoluto allora non si può ricavare la verità della realtà. Il resto delle cose relative ha bisogno di altro per esistere.

Le teorie metafisiche

Si sono ipotizzati vari tipi di assoluto. Si hanno varie tipologie di teorie metafisiche a seconda delle risposte alle domande sull’assoluto. Vi sono:

• Metafisica dell’immanenza. Nell’immanenza, l’assoluto è il mondo dell’esperienza, la realtà fenomenica. Questa teoria è stata formulata dal pre-socratico Democrito, da Spinoza nel ‘600 e da Hegel nell’’800.

• Metafisica della trascendenza. Nella trascendenza, l’assoluto si distingue dal mondo dell’esperienza, è al di là, è oltre. Questa teoria è stata formulata da molti filosofi quali Platone, Aristotele, San Tommaso, Cartesio, Leibniz.

L’affermazione di immanenza è il monismo, della trascendenza è il pluralismo, o dualismo. Platone, ad esempio, dirà che esistono il mondo delle idee e il mondo del divenire, formula dunque una forma di dualismo. Le metafisiche dell’immanenza sono a loro volta divise in idealistiche e materialistiche. Quelle idealistiche sostengono che l’assoluto sia spirito, come pensava Hegel. Quelle materialistiche pensano che l’assoluto sia materia, come diceva Marx. L’assoluto coincide quindi con la realtà. Per materia si intende la struttura economica, l’origine e il fondamento della realtà. Il panteismo sostiene che Dio sia in tutte le cose e che tutte le cose siano Dio. È un’idea metafisica di imminenza sia idealistica che materialistica. La metafisica della trascendenza si divide in idealismo e realismo. L’idealismo della trascendenza afferma che l’assoluto si distingue dal mondo dell’esperienza, ma ciò è solo il pensiero, lo spirito, quindi esistono più realtà spirituali. Berckley sostiene che l’essere domina l’esperienza, senza di lui non esisterebbe. Il realismo sostiene che il mondo dell’esperienza è distinto dal pensiero, è fatto di materia e di spirito, anche la materia ha una sua realtà oggettiva.

Il realismo e l'idealismo

Nella gnoseologia c’è la separazione tra: soggetto (uomo) e oggetto (natura). Il soggetto è legato all’oggetto attraverso l’idealismo. L’oggetto è legato al soggetto tramite al realismo. Si possono dunque derivare due soluzioni. Il realismo dove l’oggetto è ciò che è, ha una sua struttura oggettiva, indipendentemente da come la si interpreta, cambia la visione del soggetto, che non deve fare altro che adeguarsi alla realtà, fotografarla nella sua totalità esattamente per quello che è, è una convinzione metafisica. L’idealismo nega sia l’esistenza sia la conoscibilità dell’oggetto, dicendo che è frutto e produzione del soggetto, ovvero della coscienza. Questa era la posizione di Cartesio  cogito ergo sum. La coscienza, il pensiero umano, costituisce e rappresenta la realtà. Una cosa esiste se è pensata.

Le fonti dei presocratici

Alcuni dei pre-socratici non hanno scritto nulla, quindi da dove deriviamo informazioni a noi note? Da frammenti di testimonianze. L’opera di riferimento è stata composta dal filologo tedesco Herman Diels in un’edizione critica, del 1903, riguardante i pre-socratici, completata dal suo allievo Walter Kranz, pubblicata nel 1952. Chiamata anche Diels Kranz o abbreviata DK, è divisa in lettere: A=testimonianze, B=frammenti, C=imitazioni (alquanto rare). Le lettere sono precedute da un numero che indica il capitolo (esempio: DK11A5). L’ultimo numero è il numero preciso del frammento. Le fonti dossografiche sono opinioni di filosofi e di storici più tardivi riguardanti le fama dei precedenti (δόξα). Diogene Laerzio scrisse “Vite dei filosofi” nel III – IV secolo d.C. Si sanno anche dalle opinioni degli altri filosofi, ad esempio ciò che sappiamo di Talete, lo sappiamo grazie ad Aristotele. C’è comunque una grande scarsità di fondi dirette nel periodo pre-socratico. Possiamo conoscere i loro pensieri anche attraverso i primi filosofi cristiani, che ne scrivevano i pensieri per confutare il paganesimo. I più importanti tra questi sono Clemente Alessandrino, del II secolo, ed Eusedio di Cesarea, nel III – IV secolo.

Con il termine presocratici si intende precedenti a Socrate. Si fa una connotazione di tipo cronologico, ma anche concettuale (per i contenuti, poiché alcuni erano contemporanei a Socrate), in quanto avevano come tema principale la natura, mentre con Socrate e i sofisti il tema principale era l’uomo. I presocratici vengono anche chiamati presofisti, naturalisti, fisiologi (dal greco φύσις, natura).

I presocratici e le loro scuole

I presocratici sono un gruppo di filosofi che operano nel VI secolo a.C., sono divisi in scuole: gli “Ionici di Mileto”, tra cui Talete, Anassimandro, Anassimene; la “Scuola pitagorica”, tra cui Pitagora e i suoi seguaci; la “Scuola di Eraclito”, tra cui Eraclito e i suoi seguaci; gli “Eleati”, tra cui Parmenide e Zenone; i “Fisici pluralisti”, tra cui Empedocle, Anassagora e Democrito.

Il concetto di archè

I presocratici, soprattutto gli Ionici di Mileto, si pongono il problema dell’ ἀρχή (principio), riguardo l’inizio delle cose. Poi il problema cosmologico e ontologico, dunque tutti problemi di carattere metafisico, della realtà imminente. Visto che la realtà trascendentale avrà la sua prima comparsa con Platone. Il problema ontologico riguarda l’essere. L’ ἀρχή è il principio immutabile che è causa del mutabile. Ciò perché è causa di se stesso e se mutasse avrebbe a sua volta un principio. È un procedimento induttivo a posteriori. Si chiedono se ci sia un principio nel cosmo e si chiedono perché c’è l’essere anziché il non essere. Secondo gli Ionici, l’archè innanzitutto sarà materia, secondo Talete era acqua, secondo Anassimandro era l’apeiron, ovvero l’infinito, e per Anassimandro l’aria. Si tratta quindi di materia animata, della dottrina dell’ilozoismo (ilo=cose, zoismo=viventi). Tutto è vivo e vitale, ciò nasce da un’osservazione di tipo spontaneo, poiché come dice Talete la realtà e l’essere hanno bisogno dell’acqua per vivere. L’arche è forza, energia divina, principio di ciò che si muove; questa è una forma di panteismo. È quindi una legge unica, un pensiero monista. L’archè quindi è ciò che genera e spiega tutto ciò che esiste. Per Anassimandro, l’archè è l’apeiron, la realtà infinita e indeterminata, da cui deriva tutto ciò che è determinato. Per Anassimene è l’aria intesa come soffio vitale, quindi non materialistica. Tutti riconducono la realtà ad un principio unico. Dopo di loro ci sarà Pitagora che, in senso lato, definirà l’archè il numero, che è ciò che ordina il caos della realtà e lo rende intellegibile. Con Eraclito, l’archè sarà il logos, la ragione, mano a mano sempre più distintiva, raffigurata con il fuoco. Per Parmenide le cose sono come vengono pensate dalla ragione. Parmenide infatti affermava che “solo l’essere è e il non essere non è, e quindi il divenire non è essere”. Nasce da qui la contraddizione tra la ragione e la realtà fenomenica, che cercheranno di risolvere i fisici pluralisti.

Talete e Anassimandro

Talete era un fisico, matematico, uomo politico, oltre che filosofo. La politica è una grande vocazione per i filosofi greci, i quali ritenevano che colui che doveva governare la polis era l’uomo più saggio. Dimostra le sue competenze astrologiche, anche se non le mette al servizio degli altri. Talete riteneva che la terra stesse sopra all’acqua, che tutte le cose hanno una natura umida. Non si fonda sulla poesia ma sul ragionamento razionale.

Anassimandro era contemporaneo e concittadino di Talete. È stato il primo a mettere le sue teorie per iscritto. Il suo fu il primo testo filosofico e si chiamava “περί φύσις”. L’archè è l’apeiron, perché è un principio indefinito, indeterminato, infinito e immortale, abbraccia e governa ogni cosa. Siamo sempre nella realtà imminente, ma qui abbiamo un perfezionamento del concetto metafisico – trascendentale dell’archè. L’apeiron è un elemento materiale, tuttavia lo si può raggiungere solo col pensiero, è senza limiti, tutto vi si confluisce all’interno. Ha quindi una concezione ciclica dell’universo. Si passa dall’uno al molteplice, cioè dall’Assoluto alla realtà determinata. Una costante filosofica è la questione della derivazione dell’universo. Tutte le cose derivano dell’apeiron attraverso la separazione, con la quale si generano gli opposti. È quindi una concezione dualista, da una parte abbiamo l’uno, l’apeiron, e dall’altra il molteplice, gli opposti. Ciò viene visto come una grande ingiustizia. Secondo una legge di necessità gli esseri tornano nell’apeiron attraverso una forma di determinismo, dunque non può essere altrimenti. Gli opposti sono la libertà e il finalismo. Il determinismo è una forma di meccanicismo in cui tutto è determinato da una relazione causa – effetto, come un grande orologio. Nel finalismo invece la vita ha una finalità intrinseca. Il tempo dà ordine al divenire, che è legato alle opposizioni. L’opposizione dei contrari genera lotta e contrapposizione.

Anassimene e l'archè

Come Talete, Anassimene individua l’archè in un elemento, l’aria. È un elemento concreto e determinato, ma distinto dal mondo dell’esperienza, non ha più concetto di dualismo. Ma anche Anassimene pensa che sia un principio infinito da cui derivano tutte le cose. L’aria è intesa come πνεῦμα, soffio vitale, e il mondo come un grande organismo che respira. Crede nell’esistenza dell’anima. È un concetto di monismo perchè attraversa un processo quantitativo per diventare tutto.

Pitagora e la sua scuola

Visse nel VI secolo a.C. e non scrisse nulla. Sappiamo di lui da Aristotele e dagli storici successivi. Nacque sull’isola di Samo, compì molti viaggi in Oriente e nel nord Africa. Infatti, è molto influenzato dalla corrente orientale. Andò a Crotone per fondare la sua scuola; pare che successivamente gli aristocratici della Magna Grecia bruciarono le sue scuole. Morì a Metaponto alla fine del II secolo a.C. Dicevano che discendesse da Apollo, che poteva predire il futuro e aveva potere traumaturgico. Nella sua scuola la scrittura era assolutamente vietata; era legata alla tradizione orale, per evitare che i suoi insegnamenti fossero volgarizzati o tramandati in moto errato. C’erano delle norme di purificazione dell’anima e per entrare bisognava superare svariate prove morali e intellettuali. Pitagora non si faceva mai vedere. La sua scuola aveva anche regole alimentari e pare che si praticasse la comunione dei beni. Ciò deriva dalla tradizione orfica. Dire che l’archè è un numero significa dire che è ciò che da ordine alla realtà, è l’unità che dà razionalità e armonia. Pensavano che il moto delle sfere celesti venisse dalla musica. Individuavano i numeri come punti e grandezze spaziali, che danno disposizione allo spazio e alla realtà. Sono arrivati a questa affermazione studiando la musica, che è costituita da rapporti numerici. Noi possiamo cogliere la musica e l’armonia dell’universo, capendo la scienza dei numeri, ossia la matematica. È un metodo di purificazione spirituale, il numero ha quindi un significato profondo e misterico. Nella sua filosofia è fondamentale la metempsicosi, l’idea di trasmigrazione e reincarnazione dell’anima. Ritenevano che i numeri pari fossero limitati quindi imperfetti, mentre i dispari illimitati e perfetti. Per i pitagorici, l’infinito è imperfetto e il numero 1 non è né pari né dispari, bensì parimpari. Stilano una tavola fondamentale delle 10 opposizioni. Esse sono 10 perché per loro era un numero sacro. L’1 esprimeva intelligenza, il 2 l’opinione, il 4 e il 9 la giustizia, il 5 il matrimonio, il 7 il tempo critico. Tetraclys  triangolo rettangolo che rappresenta con punti i numeri fondamentali.

Eraclito e il logos

Nato ad Efeso nel V secolo a.C., è noto come il filosofo della contraddizione. Secondo lui l’archè è il logos, la legge, regime nel senso assoluto e nel senso di razionalità. Intende logos anche per discorso. Eraclito era contemporaneo di Parmenide. Sappiamo ben poco della sua vita. Diogene Laerzio lo definisce “oscuro”, come superbo e misantropo. Cercava la solitudine per formulare i pensieri filosofici. Ci sono rimasti un centinaio di frammenti del suo trattato “περί φύσις”, scrive in stile aforistico. L’aforisma è affascinante, ma inconsueto nella filosofia. Marco Aurelio si richiamerà a questo stile. I dormienti sono coloro che vivono, ma sono come morti poiché non colgono l’armonia degli opposti, ossia la realtà profonda che sta al di là di quella sensoriale. Il divenire trova suprema armonia nel logos, rappresenta l’unità degli opposti. Eraclito rappresenta simbolicamente il logos con il fuoco, rappresenta il divenire che è vita e che è unificato nel logos. La realtà è discordante, ma l’armonia delle cose è concordante.

Senofane e l'antropomorfismo

Nato nella Ionia, a Colofone, nel 570 a.C. Si trasferisce nella Magna Grecia per seguire la scuola eleatica. Alcuni ritengono che sia stato il suo imitatore. L’unica tesi che ci è giunta è quella contro la personificazione attribuita agli dei da parte degli uomini. È la prima critica all’antropomorfismo religioso. Per questo ha messo in evidenza i caratteri della divinità, usati anche da Parmenide.

Parmenide e l'essere

Parmenide indaga principalmente sull’essere e sulla verità. Ha posto uno dei problemi fondamentali della filosofa, ossia il problema ontologico. Parmenide spiega che nel corso della nostra vita esistono due vie: della verità (ἀλήθεια) e dell’errore (δόξα), della luce e delle tenebre. Indica due forme di conoscenza: quella dei sensi e quella del pensiero, che è l’unica affidabile. La sua dottrina ci è pervenuta attraverso i frammenti della sua opera, scritta in versi, chiamata anch’essa “Sulla natura”. Ne sono arrivati fino a noi 154 versi, divisi in 19 frammenti, collezionati da Sesto Empirico e da Simplicio. Risalgono circa al 468 a.C. Vi è un prologo espresso in forma narrativa, in cui Parmenide esprime il suo concetto di verità; nella seconda parte vi è la sua concezione ontologica e nell’ultima parte esprime il suo pensiero sulla natura. Questa è considerata la prima vera opera filosofica. Si ritiene sia un riassunto della sua dottrina, la quale veniva insegnata nella sua scuola, venendo poi dunque commentata e discussa. Per la sua epoca era normale scrivere in versi. La sua formazione pare legata al pitagorismo, mentre alcuni pensano fosse un allievo di Senofane. Era di origine aristocratiche, però si applica e si impegna molto nella vita pubblica. Visse fino a 75 anni, diventando dunque molto famoso. La parte del testo riguardante la verità è stata ampiamente ricostruita. Il prologo è arrivato fino a nostri tempi integro. Nella narrazione, le cavalle rappresentano gli impulsi irrazionali dell’anima, così come le fanciulle mostrano invece la retta via. È un viaggio dal buio dell’ignoranza alla luce della verità. Una porta divide il sentiero della luce da quello della notte, a rappresentazione dei piani dell’essere, uno rivolto ai sensi, l’altro alla ragione. La dea che si trova al di là della porta è la dea della giustizia, che gli presenta la via della verità. Non molti interpretano l’apparenza come una delle possibili vie, oltre a quelle della verità e della doxa. L’apparenza è comunque legata alla doxa, dunque non del tutto certa. La porta è un’immagine simbolica che significa un ostacolo da superare per raggiungere la verità. L’essere non è nulla di cui i sensi ci attestano. Parmenide identifica l’essere con l’assoluto. Alcuni invece reputano che intendesse qualcosa di logico – grammaticale, ma non si può dire con certezza. La prima è un’interpretazione di tipo metafisico – religioso. L’essere è caratterizzato dall’essenza, che possiamo cogliere attraverso la ragione. La funzione predicativa è uguale a quella esistenziale.

Zenone e i paradossi

Era un seguace di Parmenide; anche lui era di Elea. Ha avviato per primo in forma esplicita la dimostrazione per assurdo, attraverso il quale partendo dalla verità della tesi e svolgendola logicamente si arriva poi a una contraddizione. Ha ideato 40 paradossi, i quali sono argomenti logicamente validi le cui conclusioni vanno contro l’opinione comune (παρά + δόξα). Il suo scopo era difendere e dimostrare la posizione di Parmenide; tutte le sue tesi sono contro il movimento e contro la molteplicità. I suoi più grandi argomenti ci sono arrivati attraverso i “Commentari” di Simplicio.

I fisici pluralisti

Non sono molto originali, cercano una sintesi tra il pensiero di Eraclito e quello di Parmenide. Si chiamano fisici poiché ripropongono il tema della natura; pluralisti perché individuano una molteplicità di principi della natura (i quali sono molteplici benché siano principi). Questo nasce dall’esigenza di compaginare l’essere di Parmenide con la contraddizione di Eraclito: mettere insieme i sensi e l’essere. Risolvono ciò attraverso la distinzione tra elementi immutabili molteplici (caratteri dell’essere di Parmenide) e tra composti mutevoli (i fenomeni, ciò che ci attestano i sensi). Questi ultimi servivano gli elementi immutabili. Si può avere una conoscenza razionale della realtà includendo i sensi.

Empedocle e i quattro elementi

Era un medico guaritore, mistico e magico, oltre ad essere ovviamente un filosofo. Una leggenda dice che si sia gettato nell’Etna per dimostrare di avere una natura divina. Dicono che il cratere abbia sputato fuori il suo zoccolo di ferro. Scrisse due trattati, uno “Sulla natura” e l’altro “Sulle purificazioni”. Secondo Empedocle, le origini di tutte le cose sono i 4 elementi: aria, acqua, terra e fuoco. I quattro elementi di radice sono presenti in reazioni quantitative, sono dunque divisibili per quantità ed indivisibili per qualità, la quale ne costituisce l’essenza. L’amore ha il compito di aggregare le radici, mentre l’odio ha l’effetto contrario. Lo sviluppo delle radici determina la ciclicità.

Anassagora e i semi

Nasce in Asia Minore, in una delle colonie ioniche. Si trasferì successivamente ad Atene, dove divenne amico di Pericle ed Euripide. Era simpatizzante della democrazia, benché fosse di origini aristocratiche. Nel 433 a.C. venne processato per empietà, poiché aveva negato la divinità del sole e della luna. Secondo Anassagora, nulla nasce e nulla perisce. I semi sono particelle piccolissime indivisibili di qualità diverse. Le grandezze sono relative e cambiano a seconda del punto di vista. I semi costituiscono il principio di ogni trasformazione della realtà. Aristotele farà riferimento a questi semi con il nome di omeomerie, indicando che ognuna di queste cose ha qualità manifeste e qualità nascoste. Secondo Anassagora, il tutto è in tutto. Il noùs costituisce l’assoluto, principio separato, divino ordinatore che sta all’origine del mondo. È l’unica cosa reale in un mondo relativo. Conosciamo tramite l’intelletto, ma anche tramite l’esperienza, con la quale si riconosce il simile.

Democrito e l'atomismo

Nacque in Tracia nel 460 a.C. ed è il fondatore dell’atomismo. Dal punto di vista cronologico è post socratico, tuttavia si annovera tra i pre socratici in quanto tratta specialmente di natura. Secondo Democrito, la materia è costituita da atomi, i quali sono particelle piccolissime che costituiscono la realtà. Sono piene di materia e persino l’anima ne è costituita. Per questo motivo, Democrito è considerato il primo materialista. Gli atomi hanno un movimento casuale, incontrandosi accidentalmente danno origine a tutte le cose. Democrito ha posto il mondo a caso. Il suo è materialismo ontologico. La materia divisa resta comunque atomo. Spiegando la realtà attraverso cause meccaniche e relazione tra causa effetto, il suo materialismo è anche meccanicismo. Il meccanicismo è l’opposto del finalismo; il determinismo l’opposto della libertà.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine del termine "filosofia" e come viene definita nel testo?
  2. Il termine "filosofia" fu usato per la prima volta da Pitagora durante i giochi di Olimpia. È definita come una disciplina critica che opera un’indagine, difficile da definire e interpretare, e consiste nel farsi delle domande più che nel rispondere.

  3. Quali sono le principali tematiche affrontate dalla filosofia secondo il testo?
  4. La filosofia affronta inizialmente tre grandi tematiche: l’uomo, il mondo e Dio. È un passaggio dal mito al λόγος, con un sapere fondato esclusivamente sulla ragione, distaccato dalla religione e dai miti.

  5. Come viene descritta la filosofia teoretica e pratica nel testo?
  6. La filosofia teoretica è finalizzata al conoscere per il conoscere, mentre quella pratica è legata all’azione, con l’etica e la politica come principali branche. La filosofia teoretica include logica, gnoseologia, estetica e metafisica.

  7. Chi sono i filosofi pre-socratici e quali sono le loro principali scuole di pensiero?
  8. I filosofi pre-socratici operano nel VI secolo a.C. e sono divisi in scuole: gli Ionici di Mileto (Talete, Anassimandro, Anassimene), la Scuola pitagorica (Pitagora), la Scuola di Eraclito (Eraclito), gli Eleati (Parmenide, Zenone), e i Fisici pluralisti (Empedocle, Anassagora, Democrito).

  9. Qual è il concetto di "archè" secondo i filosofi Ionici di Mileto?
  10. Gli Ionici di Mileto si pongono il problema dell’ἀρχή (principio) riguardo l’inizio delle cose. Talete lo identifica con l’acqua, Anassimandro con l’apeiron (infinito), e Anassimene con l’aria, tutti considerati principi unici e immutabili che spiegano l’esistenza.

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