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Concetti Chiave

  • Pitagora fondò la scuola filosofica "Fratellanza pitagorica" a Crotone, caratterizzata da regole rigide e un'atmosfera sacrale.
  • La scuola pitagorica aveva due tipi di discepoli: gli acusmatici, che ascoltavano senza intervenire, e i matematici, che potevano esprimere opinioni e domande.
  • Pitagora considerava le donne parte integrante delle attività e dello studio, una visione moderna per l'epoca.
  • La dottrina dell'anima di Pitagora si ispirava all'orfismo, credendo nella reincarnazione e nella possibilità di interrompere il ciclo attraverso riti di purificazione.
  • Pitagora promuoveva una vita ascetica e l'esercizio della filosofia per liberare l'anima, contemplando l'ordine e la legge dei numeri.

Indice

  1. La scuola di Pitagora
  2. I discepoli e le regole
  3. La teoria dell'anima

La scuola di Pitagora

Dai filosofi di Mileto ci spostiamo nelle colonie greche dell'Italia meridionale (Magna Grecia) e in Sicilia.

E fu proprio in questi luoghi che venne a stabilirsi Pitagora, a Crotone. Qui fondò la sua scuola filosofica “Fratellanza pitagorica”, caratterizzata da un'atmosfera sacrale. Pitagora era come una divinità per i suoi seguaci. La scuola pitagorica pareva una setta religiosa e tutti coloro che ne facevano parte dovevano sottostare a regole estremamente rigide

I discepoli e le regole

Esistevano due tipi di discepoli all'interno della setta:

-acusmatici(ascoltatori) non potevano intervenire, non avevano libertà di parola

-matematici potevano esprimere la propria opinione e porre domande

Sotto certi aspetti possiamo definire questa scuola "moderna" in quanto alle donne era concesso partecipare alle attività e allo studio. Prima invece erano considerate delle fattrici.

La teoria dell'anima

Pitagora elaborò una teoria riguardo al destino dell'anima che riprese da un movimento religioso del VI sec. a.C. della Grecia, l'orfismo, da Orfeo, il quale secondo la leggenda sarebbe sceso negli inferi per riportare in vita la moglie Euridice. Gli orfici credevano che, dopo la morte, l’anima si reincarnasse fino all’espiazione delle proprie colpe. Sì poteva però interrompere il ciclo delle rinascite attraverso pratiche o riti di purificazione, aiutando l'anima a ritornare più rapidamente agli dei.

Per ottenere la liberazione dell'anima bisognava sottoporsi a una vita ascetica e obbedire a precetti severi (es.: astenersi da rapporti sessuali o dal mangiare cibi particolari, abduzione corporale) ma anche all'esercizio della filosofia (contemplazione dell'ordine -legge dei numeri- così da riprodurre proporzione e misura nella sua vita)

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