Concetti Chiave
- La filosofia ha origini antiche e si distingue come un sapere che verifica l'esistenza stessa dei suoi oggetti di studio, a differenza delle altre scienze.
- I filosofi come Platone e Aristotele sostenevano che la filosofia nasce dalla curiosità e dallo stupore, spingendo a vedere il mondo con occhi nuovi.
- Si può essere filosofi in modo informale interrogandosi su concetti come la felicità e la moralità, ma un filosofo professionale esamina e verifica credenze e idee.
- La filosofia si è distinta dalle scienze nel Settecento, occupandosi di problemi che non rientrano nel campo delle scienze particolari.
- I filosofi presocratici sono noti per aver applicato la ragione alla natura, cercando risposte razionali sull'origine e la composizione del mondo.
“Filosofia”, dal greco φιλείν(filein=amare) + σοφία(sofia=sapienza), è un termine di antiche origini risalenti alla fine del V secolo a.C. in Grecia, precisamente, nel testo scritto Storie di Tucidide per la prima volta. Tale termine ha un significato generico, infatti, Pericle qui esalta gli ateniesi come un popolo profondamente curioso, amante del nuovo racchiuso delle cose di ogni giorno e del piacere della scoperta. Tuttavia, questa parola assumerà ben presto un significato più ristretto che tenterà di spiegare Aristotele scrivendo che mentre le altre scienze danno per scontato che esista il proprio oggetto di studi, la filosofia si accerta che esso esista realmente, ovvero, riflette sulle basi stesse del suo sapere.
Quindi possiamo affermare che colui che pratica la filosofia, sia una persona che fa della conoscenza pane per sfamare la propria irrefrenabile curiosità e che si pone continuamente innumerevoli quesiti per i quali è perennemente in cerca di una risposta adeguata, soddisfacente e plausibile.
Indice
Curiosità e meraviglia
I due più grandi filosofi del mondo antico sono Platone(428 – 348 a.C.) e Aristotele(384 – 322 a.C.), i quali affermarono che la filosofia nasce proprio dalla curiosità, dallo stupore, dalla meraviglia e che spinge le persone a vedere anche un qualcosa che appare davanti ai nostri occhi tutti i giorni, in maniera diversa e sempre nuova a tal punto da suscitare in noi una domanda come: perché? Cosa significa? Com’è possibile?
Possiamo dunque affermare che ognuno di noi sia un po’ filosofo ogni qualvolta si interroghi sulla felicità, sul giusto o lo sbagliato, sul significato di un’opera o si stupisca di un qualcosa vista una o mille volte, poiché sebbene molte volte ci sia possibile vedere uno stesso soggetto tutti i giorni, ci accorgeremo di esso soltanto il giorno in cui lo guarderemo veramente stupendoci della nostra cecità nel non aver notato quel singolo dettaglio o quei numerosi particolari che lo rendevano e lo rendono speciale. Un po’ come Georgia O’ Keefe, nota artista percisionista statunitense che arrivò a dipingere la porta di casa sua ben dodici volte da angolazioni diverse o uguali, ma con lui, forme e colori sempre diversi, quindi nuovi dettagli.
Differenze tra filosofi e non
Dunque, cos’è che ci differenzia da un filosofo vero e proprio? Semplice, tutti noi accettiamo o rifiutiamo valori, opinioni, atteggiamenti, e reagiamo di conseguenza, ed il filosofo ci esamina, pone sotto esame le credenze popolari sul mondo per verificarle ed accettarle come vere o meno. Si chiede se sia effettivamente corretto tutto ciò che noi diamo per scontato ed analizza le ragioni profonde di idee e comportamenti. Quindi possiamo dire che benché la passione per la conoscenza sia propria dell’animo umano, la filosofia sia propria esclusivamente del filosofo e che rappresenti per egli molto più di una semplice passione: essa è quasi un bisogno.
Filosofia e scienze
Come, però, ben sappiamo anche fisici, chimici, o biologi cercano per mestiere risposte a problemi e quesiti. In effetti, fino al Settecento anche quest’ultimi venivano considerati filosofi, ma la situazione cambiò radicalmente nel momento in cui la filosofia assunse alcuni caratteri specifici, ovvero, l’occuparsi anche di problemi non legati alle scienze. In sostanza, la filosofia tratta di problemi che sfuggono ai saperi particolari o non sono al centro del loro interesse diretto sia perché sono domande a cui non si trova risposta nelle scienze, sia perché trattano di argomenti così generici che vanno oltre i limiti delle scienze particolari.
Presocratici e sofisti
I filosofi protagonisti della prima fase della storia della filosofia sono chiamati “presocratici o sofisti” ed essi indagavano sulle origini della natura in modo diverso dal solito, in modo razionale. Al centro della filosofia presocratica ci sono dunque la ragione la natura. La ragione(λόγος) era la capacità di pensare correttamente, seguendo criteri che dovrebbero essere seguiti da tutti. La natura(φύσις) è il campo d’indagine a cui si applica la ragione e il principio fondamentale(αρχή), l’origine, il perché, la sostanza di cui tutto è composto o da cui tutto si origina, ciò che rende possibile la vita.
Mito e razionalità
Una tesi molto tradizionale vede la filosofia come un passaggio dal μύθος al λόγος, ovvero, dalla fantasia al razionale, come il passaggio dall’infanzia all’età adulta di un essere umano, che ormai non si accontenta più di storie inventate dai suoi simili, ma vuole la verità assoluta, quella certa. Eppure il mito nell’antichità veniva considerato verità assoluta, sebbene la mente abbia sempre consentito all’uomo di distinguere fantasia da realtà. Ma se mito e razionalità sono due parole di verità, dove risiede la differenza?
Innanzitutto il mito, dal verbo μίειν, ovvero “chiudere gli occhi e la bocca”, significa che deve essere ascoltato ad occhi e bocca chiusa, quindi, senza metterlo in discussione o paragonarlo alla realtà, in completa opposizione con λέγειν, “raccogliere”, significa che quindi l’ascoltatore deve essere attento e partecipe, in grado di formulare ragionamenti e discussioni.
Testimonianze dei presocratici
Nonostante la maggior parte dei filosofi presocratici abbia espresso il proprio pensiero in opere scritte, a noi giungono solo frammenti, per cui, è necessario ricorrere a testi di epoca posteriore. Già in Platone si trovano riferimenti ai presocratci, ma anche in Aristotele, nel primo libro della Metafisica, ma soprattutto in Teofrasto, che dedica addirittura un libro alle dottrine dei presocratici, Le opinioni dei fisici. A partire da questo modello si sviluppa la dossografia(scrittura di opinioni). Un lavoro fondamentale di sistemazione sulle conoscenze sui presocratici è stato fatto da Diels e Kranz, filologi tedeschi che hanno raccolto in un’unica edizione tutte le testimonianze e i frammenti disponibili.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine del termine "filosofia" e come si è evoluto il suo significato?
- Qual è la differenza tra un filosofo e una persona comune che si interroga su questioni filosofiche?
- Come si differenzia la filosofia dalle altre scienze?
- Chi erano i filosofi presocratici e quale era il loro approccio alla filosofia?
- Qual è la differenza tra mito e razionalità secondo la filosofia antica?
Il termine "filosofia" deriva dal greco φιλείν (filein=amare) + σοφία (sofia=sapienza) e risale alla fine del V secolo a.C. in Grecia. Inizialmente aveva un significato generico, ma con Aristotele ha assunto un significato più ristretto, riflettendo sulle basi stesse del sapere.
La differenza risiede nel fatto che il filosofo esamina e verifica le credenze popolari, analizzando le ragioni profonde delle idee e dei comportamenti, mentre una persona comune può accettare o rifiutare valori e opinioni senza un'analisi approfondita.
La filosofia si occupa di problemi che sfuggono ai saperi particolari delle scienze, trattando questioni generiche che vanno oltre i limiti delle scienze particolari e cercando risposte a domande che non trovano risposta nelle scienze.
I filosofi presocratici, chiamati anche sofisti, indagavano sulle origini della natura in modo razionale, ponendo al centro della loro filosofia la ragione (λόγος) e la natura (φύσις), cercando di comprendere l'origine e la sostanza di tutto.
Il mito, associato al verbo μίειν, richiede di essere ascoltato senza metterlo in discussione, mentre la razionalità, associata a λέγειν, implica un ascolto attento e partecipativo, capace di formulare ragionamenti e discussioni.