Concetti Chiave
- La scuola di Platone si evolve verso lo scetticismo con Arcesilao e Carneade, seguendo l'idea che non esiste una scienza del mondo mutevole.
- Platone credeva in una ricerca continua delle idee, ma i suoi seguaci scettici considerano il fine della ricerca irraggiungibile.
- Arcesilao e Carneade evitano le conseguenze estreme dello scetticismo di Pirrone, comportandosi secondo ciò che è plausibile.
- La corrente scettica si opponeva al dogmatismo degli stoici, rispondendo alle critiche con la loro filosofia.
- Carneade, durante una visita a Roma, sconcertò i Romani con discorsi contraddittori sulla giustizia, aumentando la diffidenza verso la filosofia.
L'influenza di Arcesilao e Carneade
Verso lo scetticismo inclina la scuola di Platone con Arcesilao (316-241 a.C.: "media Accademia") e con Carneade (214-129 a.C.: "nuova Accademia"). Ciò non deve sorprendere, perché lo stesso Platone aveva insegnato che non ci può essere scienza del mondo mutevole del divenire; e Arcesilao lo segue, nel negare valore all'opinione non scientifica. Quanto alle "idee", Platone pensava che si possa risalire indirettamente ad esse, appunto per mezzo di una continua "ricerca": ma i suoi lontani seguaci staccano la ricerca dal suo fine, che dichiarano irraggiungibile; e mentre in Platone l'idea, pur non essendo posseduta da noi in piena luce, anima però dall'interno la ricerca stessa (che non può essere ricerca di nulla), negli scettici questa fiducia vien meno.
Il pragmatismo degli scettici
Sul terreno pratico, Arcesilao e Carneade rifuggono dalle conseguenze paradossali che Pirrone aveva tratte dallo scetticismo: perché, anche se nulla si sa con certezza, ci si può comportare secondo ciò che è "plausibile" o verosimile. In questo modo la corrente scettica, che era in polemica soprattutto con il dogmatismo degli stoici, rispondeva alle critiche che gli stoici muovevano a loro volta ai suoi paradossi.
Carneade a Roma
Nel 155 Carneade venne a Roma come ambasciatore, e si divertì a sconcertare i Romani facendo, un primo giorno, un discorso di stile platonico in esaltazione della giustizia, e il giorno successivo un secondo discorso, per dimostrare che, seguendo la giustizia, il popolo romano sarebbe andato in rovina. La diffidenza dei conservatori verso la filosofia dovette esserne, ben a ragione, accresciuta: ma ormai era tardi per contrastarne la moda.