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Concetti Chiave

  • Il dualismo platonico distingue tra un mondo intelligibile, eterno e immutabile, e un mondo sensibile, soggetto al tempo e al cambiamento, risolto attraverso l'opera del Demiurgo.
  • Aristotele collega il tempo al movimento, definendolo come misura del divenire delle cose, e introduce il ruolo dell'anima nella percezione del tempo come elemento essenziale.
  • Seneca pone l'accento sulla qualità del tempo, piuttosto che sulla quantità, sottolineando l'importanza di un uso razionale e virtuoso del tempo limitato a disposizione dell'uomo.
  • Con il cristianesimo, la concezione del tempo diventa teologica, vedendo il tempo come una linea storica che inizia con Dio creatore e termina con Dio redentore, con Agostino che esplora la natura soggettiva del tempo nell'anima.
  • Nel Novecento, la filosofia recupera l'idea della percezione interiore del tempo, opponendosi alla visione della meccanica classica che lo riduce a una successione matematica di istanti senza durata.

Indice

  1. Il dualismo di Platone
  2. Aristotele e il tempo
  3. Seneca e la qualità del tempo
  4. Agostino e la soggettività del tempo
  5. La filosofia del Novecento

Il dualismo di Platone

Si delinea quindi un dualismo tra il mondo intelligibile, in cui non esiste il tempo ma l'eternità, e il mondo sensibile, in cui le cose sembrano nascere e perire nel tempo. Platone (427-347 a.C.) cerca di risolvere tale dualismo nel dialogo intitolato Timeo.

Secondo il filosofo, un Demiurgo divino ha plasmato la materia priva di vita avendo come modello le idee e ha dato così origine al cosmo, cioè al mondo ordinato. Caratteristica intrinseca di quest'ultimo è il tempo, definito «immagine mobile dell'eternità»: esso non esiste perciò prima dell'opera del Demiurgo e riproduce, con il succedersi ordinato dei suoi movimenti, l'ordine immutabile dell'eternità.

Il futuro e il passato quindi riguardano solo il mondo plasmato e non l'essere che è eterno.

Aristotele e il tempo

Sulla strada tracciata da Platone si pone anche Aristotele (384-322 a.C.) che definisce il tempo. Il filosofo constata infatti il legame tra movimento e tempo, poiché se non c'è il primo non si percepisce nemmeno il secondo, ma contemporaneamente l'impossibilità di far coincidere il tempo con il mutamento delle cose: esso è piuttosto misura del divenire delle cose secondo il prima e il poi.

E l'elemento che permette la percezione del prima e del poi è l'anima. Se esiste il tempo, occorre che esista anche l'anima umana oltre al movimento. Aristotele delinea in nuce il legame tra tempo e anima che sarà ripreso e sviluppato, su presupposti diversi, da altri pensatori, tra cui Agostino.

Seneca e la qualità del tempo

Seneca ritorna a occuparsi della questione in chiave morale e, partendo dalla constatazione che il tempo a disposizione dell'uomo è finito, si interroga sul modo in cui bisogna servirsene. Nelle Epistulae ad Lucilium egli ribadisce più volte la necessità di conformarsi alla ragione, emancipandosi dalle passioni e dai vizi, e di divenire padroni del proprio tempo. A questo proposito Seneca sposta l'attenzione dal piano della quantità a quello della qualità: non importa, cioè, quanto tempo la divinità ha concesso all'uomo, ma come esso viene impiegato.

Con l'avvento del cristianesimo la concezione del tempo nel pensiero filosofico cambia radicalmente e acquista una nuova consistenza. Prende piede quindi una concezione teologica del tempo perché è nella storia che la salvezza trova la sua possibilità lungo una linea che ha il suo principio in Dio creatore e la sua fine in Dio redentore.

Agostino e la soggettività del tempo

Su questa linea si inserisce la riflessione di Agostino (354-430 d.C.) sul tempo, che occupa tutto il libro XI delle Confessiones. Il pensatore cristiano parte dal fatto che Dio ha creato ogni cosa e quindi anche il tempo; dunque prima della creazione il tempo non esisteva ma esisteva solo Dio, eterno e ingenerato. In Dio insomma non esistono né futuro né passato ma solo un eterno presente. A questo punto Agostino cerca di capire che cosa sia il tempo in sé e arriva al paradosso che la realtà del tempo consiste nel non avere realtà: il passato infatti non è più, il futuro non è ancora e il presente è un attimo che subito defluisce nel passato . Benché però sembri possibile affermare che non esistono passato, presente e futuro, il filosofo constata che nella mente dell'uomo essi sono presenti come ricordo, attenzione e attesa . La conclusione del ragionamento è che il tempo non esiste al di fuori dell'anima, ma è nell'anima. Partito da un piano oggettivo, Agostino arriva ad affermare la soggettività del tempo.

La filosofia del Novecento

Al principio del Novecento la filosofia recupera dal passato il carattere interiore della percezione del tempo per contrastare l'idea della meccanica classica che esprime il tempo come pura relazione matematica, riconducendolo a un insieme di istanti privi di durata, identici tra loro e reversibili.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il dualismo delineato tra il mondo intelligibile e il mondo sensibile?
  2. Il dualismo si riferisce alla distinzione tra il mondo intelligibile, caratterizzato dall'eternità, e il mondo sensibile, dove le cose nascono e periscono nel tempo. Platone cerca di risolvere questo dualismo nel dialogo "Timeo".

  3. Come Aristotele definisce il tempo in relazione al movimento?
  4. Aristotele osserva che il tempo è legato al movimento, poiché senza movimento non si percepisce il tempo. Tuttavia, il tempo non coincide con il mutamento delle cose, ma è una misura del divenire delle cose secondo il prima e il poi, percepibile grazie all'anima.

  5. Qual è la riflessione di Seneca sul tempo?
  6. Seneca si concentra sull'uso morale del tempo, sottolineando che non conta quanto tempo si ha, ma come lo si impiega. Egli esorta a conformarsi alla ragione e a diventare padroni del proprio tempo, spostando l'attenzione dalla quantità alla qualità del tempo.

  7. Come cambia la concezione del tempo con l'avvento del cristianesimo?
  8. Con il cristianesimo, il tempo assume una dimensione teologica, essendo visto come una linea storica che inizia con Dio creatore e termina con Dio redentore. Agostino riflette su questo, affermando che il tempo non esiste al di fuori dell'anima, ma è presente come ricordo, attenzione e attesa.

  9. Come viene percepito il tempo nella filosofia del Novecento?
  10. All'inizio del Novecento, la filosofia recupera l'idea del tempo come percezione interiore, opponendosi alla visione della meccanica classica che lo considera una relazione matematica di istanti privi di durata, identici e reversibili.

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