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Concetti Chiave

  • L'arte come creazione e imitazione rappresenta due visioni contrapposte: libertà creativa versus rispecchiamento della realtà.
  • L'idea dell'arte come creazione è emersa con il Romanticismo, mentre l'imitazione ha una lunga storia, sostenuta da Platone e il realismo estetico.
  • Le pitture rupestri preistoriche mostrano un realismo che collega l'arte a credenze magiche e al sacro, dimostrando il profondo radicamento culturale.
  • Nella Grecia arcaica, il poeta era visto come un interprete del sacro, unendo memoria collettiva e ispirazione divina per tramandare valori eroici.
  • La trasformazione delle idee estetiche in Grecia Classica ha portato a una riflessione filosofica sul bello e sull'arte, integrando emozione e insegnamento.

Indice

  1. Concezioni dell'arte
  2. Antico e moderno
  3. Arte dei primitivi

Concezioni dell'arte

Nel modo comune di pensare l'arte si è soliti contrapporre due concezioni principali: l'arte come creazione e l'arte come imitazione. Chi dice creazione sottolinea l'assoluta libertà dell'artista, che non ha modelli e regole fisse da seguire o sa subordinarli alla propria volontà e inventiva, al proprio genio e ispirazione. Chi dice imitazione sottolinea la dipendenza dell'arte dalla natura o dalla realtà in generale.

1.

Antico e moderno

Tra antico e moderno L'idea dell'arte come creazione è relativamente recente, risale infatti al Romanticismo. L'opposta visione, che vincola la produzione artistica alla mimesi, ossia all'imitazione di un modello, ha una storia assai più lunga, avendo dominato nell'anti. chità e per buona parte dell'epoca moderna. Una delle metafore che meglio esemplificano questo modo di concepire l'arte è

quella dello specchio. La troviamo in Platone, che paragona la capacità mimetica dell'artista a quella di un uomo che faccia girare uno specchio da ogni lato, ottenendo in tal modo l'esatta visione della natura circostante e di se stesso (Repubblica, X, 596). L'arte come rispecchiamento della realtà è la definizione prediletta dai teorici del realismo estetico ed è stata ripresa anche in età contemporanea.

2.

Arte dei primitivi

L'arte dei primitivi Quando si osservano i primi esempi di mimesi artistica di Homo sapiens, le pitture rupestri che decorano le pareti delle caverne della preistoria europea (come quelle di Lascaux in Francia o di Altamira in Spagna), si è colpiti dal realismo delle immagini. Mandrie di animali o singoli particolari di figure zoomorfe (buoi, bisonti, cavalli, cervi) popolano l'immaginario di questa umanità nomade, dedita alla caccia e alla raccolta, che ancora ignora l'agricoltura. Verrebbe da pensare che l'uomo delle origini, come il bambino, si limiti a copiare gli oggetti che gli stanno intorno, per dare sfogo a un istinto ludico innato. In realtà, il bisogno artistico dell'uomo primitivo è già frutto di una lunga elaborazione culturale, che affonda le radici nel senso del sacro. La pittura primitiva si collega a credenze magiche, all'immediata identificazione dell'immagine dipinta con l'oggetto rappresentato l'animale selvaggio viene effigiato sulla parete della caverna, per favorirne la caccia o la cattura. Possedere l'immagine di una cosa, in questa mentalità, equivale a esercitare un potere sulla cosa stessa. Queste antichissime raffigurazioni sono la commovente testimonianza del profondo radicamento antropologico dell'arte.

Un residuo di tale mentalità religiosa sopravvive in età storica: nella Grecia arcaica è comune l'idea del poeta come indovino e interprete del sacro. L'aedo omerico, il poeta itinerante che frequenta le case dei nobili, allietandone le feste e i conviti con il canto, incarna quest'idea. Protetto e ispirato dalla Musa, il cantore è la voce del dio che si manifesta agli uomini. Egli dà forma e figura concreta a un mondo eroico, in cui si conserva la memoria collettiva della stirpe. Il suo compito è duplice: tramandare il ricordo dei tempi passati, incitando all'emulazione delle imprese degli eroi, e insieme allietare, con la dolcezza del canto, il pubblico. I suoi strumenti sono la parola e il canto: la prima nasce dall'ispirazione e traduce i contenuti del suo ammaestramento, il secondo rafforza il saggio, agendo sul sentimento, sul valore emotivo della narrazione. Il poeta commuove e ammaestra: senza uno di questi due elementi la sua mimesi risulterebbe imperfetta. Lo sviluppo e la trasformazione di queste idee, fino al costituirsi, a opera dei filosofi, di una problematica estetica, relativa al bello e all'arte, si svolge nella Grecia Classica.

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Domande da interrogazione

  1. Quali sono le due concezioni principali dell'arte menzionate nel testo?
  2. Le due concezioni principali dell'arte menzionate sono l'arte come creazione, che enfatizza la libertà dell'artista, e l'arte come imitazione, che sottolinea la dipendenza dell'arte dalla natura o dalla realtà.

  3. Come viene descritta l'arte nell'antichità secondo il testo?
  4. Nell'antichità, l'arte è vista principalmente come imitazione, con la metafora dello specchio di Platone che rappresenta l'arte come rispecchiamento della realtà.

  5. Qual è il significato delle pitture rupestri secondo il testo?
  6. Le pitture rupestri sono viste come un'espressione del bisogno artistico dell'uomo primitivo, legato a credenze magiche e al desiderio di esercitare potere sugli oggetti rappresentati.

  7. Quale ruolo aveva il poeta nella Grecia arcaica?
  8. Nella Grecia arcaica, il poeta era visto come un indovino e interprete del sacro, protetto dalla Musa, che tramandava la memoria collettiva e allietava il pubblico con il canto.

  9. Come si è evoluta la concezione dell'arte dalla Grecia arcaica alla Grecia classica?
  10. La concezione dell'arte si è evoluta dalla visione religiosa e magica della Grecia arcaica a una problematica estetica più complessa nella Grecia classica, con l'intervento dei filosofi.

Domande e risposte

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