Concetti Chiave
- La felicità è considerata da Aristotele come qualcosa di autosufficiente e perfetto, desiderabile per se stessa.
- Secondo Aristotele, l'essenza della felicità risiede nell'esercizio delle facoltà razionali umane, uniche rispetto al resto del mondo naturale.
- Agire con razionalità in ambiti pratici, morali e politici, e coltivare la conoscenza teorica, contribuisce alla felicità.
- Il raggiungimento della felicità richiede che queste attività siano svolte con eccellenza, simile al virtuosismo di un flautista nel suonare.
- L'essenza della felicità è definita come l'«attività dell'anima secondo virtù», evidenziando l'importanza di un funzionamento perfetto della ragione.
La felicità come sappiamo - è qualcosa di desiderabile per se stesso e non in vista di altro; essa è, come dice Aristotele, qualcosa di autosufficiente (autdrkes) e perfetto (téleion).
L'importanza della razionalità e virtù
Autosufficiente e perfetta è solo quella che Aristotele chiama l'«opera (o attività) propria dell'uomo», cioè l'esercizio di facoltà propriamente ed esclusivamente umane, l'uomo è come perfetto e superiore a tutto il resto del mondo naturale.
Ma ciò che contraddistingue l'uomo dagli altri esseri viventi è la facoltà razionale: saremo allora felici se agiremo con razionalità in campo pratico, morale e politico; e se eserciteremo la ragione nello studio e nella conoscenza teorica.Eccellenza e virtuosismo nella felicità
Perché l'uomo sia felice, tuttavia, l'esercizio della facoltà razionale deve avvenire a livello di eccellenza (areté). Aristotele chiarisce questo punto con l'esempio di un flautista, per cui il bene supremo e la felicità consistono nell'esercitare con perfezione e - diremmo noi virtuosismo l'attività che gli è propria in quanto flautista, ossia - suonare il flauto. Per l'uomo, in quanto animale razionale, la felicità consiste nell'esercizio eccellente o virtuoso della ragione o, con altre parole, in un funzionamento perfetto della ragione. È appunto questo il significato della definizione di felicità a cui perviene Aristotele: la felicità è «attività dell'anima secondo virtù». L'applicazione di tutte le nostre facoltà in una visione di espansione.