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Concetti Chiave

  • Eudaimonia, tradotta come "felicità", ha un significato più profondo in greco, indicando uno stato di benessere complessivo legato a una sorte favorevole.
  • Aristotele distingue la felicità come bene supremo per l'uomo, superiore al semplice piacere condiviso anche dagli animali.
  • La felicità non è identificabile con la ricchezza, che Aristotele considera un mezzo piuttosto che il fine ultimo delle azioni umane.
  • Gli onori politici non rappresentano la felicità, poiché dipendono dagli altri e servono più come gratificazione personale.
  • Aristotele esamina le concezioni comuni di felicità per sottolineare che essa deve essere un fine ultimo e non un mezzo.

Indice

  1. Il significato di eudaimonfa
  2. La felicità secondo Aristotele
  3. Critica agli onori e alla ricchezza

Il significato di eudaimonfa

Noi traduciamo il termine eudaimonfa con "felicità", ma il sostantivo italiano rende solo in modo parziale il valore di quello greco, parzialmente diverso in significato. Eudaimonfa è infatti composto da eu, che significa "bene", e da daimon, "demone", e letteralmente significa "essere in compagnia di un buon demone"; ciò denota insomma una condizione complessiva di benessere, quale può essere garantito da una sorte propizia.

Ma in che cosa consistono, concretamente, felicità e benessere? Per rispondere, Aristotele esamina le nozioni più comuni di felicità disponibili all'epoca.

La felicità secondo Aristotele

In quanto bene supremo per l'uomo, la felicità non può consistere nel piacere, con cui la identifica il volgo e il popolo comune, essendo il piacere comune anche agli altri animali. Inaccettabile per Aristotele è anche l'identificazione della felicità con il possesso di grandi ricchezze: la felicità è infatti il bene supremo e dunque costituisce il fine ultimo delle azioni umane, mentre la ricchezza è un mezzo del quale ci si serve in vista di altro.

Critica agli onori e alla ricchezza

La felicità, infine, non può neppure consistere negli onori, derivanti dalla partecipazione alla vita politica: gli onori infatti per molti aspetti non dipendono da noi, ma dagli altri; e soprattutto non sono davvero fini, ma mezzi essi stessi, che servono - osserva acutamente Aristotele - per gratificare chi ne è destinatario e per rassicurarlo sulle sue qualità individuali.

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