Concetti Chiave
- Aristotele approfondisce il concetto di felicità-virtù basandosi sulle facoltà dell'anima: nutritiva, sensitiva e razionale.
- La facoltà nutritiva è legata alla salute e alla biologia, senza implicazioni etiche.
- La facoltà sensitiva, o desiderativa, coinvolge desideri e passioni che possono essere guidate dalla ragione.
- Le facoltà eticamente rilevanti sono la desiderativa, che può essere controllata dalla ragione, e la razionale, autonoma e direttiva.
- Aristotele distingue tra virtù etiche, connesse alla facoltà desiderativa, e virtù dianoetiche, legate alla facoltà razionale.
Il concetto di felicità-virtù viene approfondito e articolato sulla base della dottrina delle facoltà dell'anima, che, negli scritti di etica, Aristotele riprende in rapporto allo studio dell'agire umano.
Le facoltà dell'anima secondo Aristotele
Nel De anima, come sappiamo, Aristotele considera tre facoltà: nutritiva sensitiva e razionale. La facoltà nutritiva non ha alcun rapporto con la ragione; la sua eccellenza non ha dunque significato etico, ma solo biologico e consiste nello svolgere bene (come avviene quando si è in buona salute) le funzioni di assimilazione degli alimenti e riproduzione proprie dell'uomo come di ogni vivente.
Vi è poi la sensitiva: facoltà preposta alla conoscenza sensibile, essa ha però anche un versante pratico, che è la capacità di provare desideri e passioni. Per questo motivo, negli scritti etici essa viene chiamata da Aristotele facoltà desiderativa (corrisponde grosso modo a ciò che noi chiamiamo il carattere di una persona). Pur espressione di una facoltà non razionale, nell'uomo desideri e passioni partecipano della ragione, come avviene quando essi obbediscono al suo comando. Per esempio, l'obbedienza alla ragione si ha quando una persona controlla il proprio carattere passionale e riesce a dominarsi oppure quando vince la propria pigrizia.
Facoltà desiderativa e razionale
Le facoltà dell'anima legate alla ragione e che, per questo motivo, ci interessano da un punto di vista etico, sono in conclusione due:
1. la facoltà desiderativa, o carattere, sulla quale la ragione può esercitare la propria influenza e che - a certe condizioni - obbedisce alla ragione;
2. la facoltà razionale, che ha una funzione autonoma e direttiva.
Aristotele suddivide conseguentemente le virtù in due gruppi: le virtù etiche (da ethos, "costume", "abitudine"), proprie di una facoltà desiderativa che si sottopone al governo della ragione, e quelle dianoetiche, proprie della facoltà razionale.