Concetti Chiave
- Aristotele cerca di spiegare i processi biologici attraverso la dottrina delle cause, dando rilievo alla causa formale e finale.
- Nella generazione sessuata, il maschio fornisce la forma della specie, mentre la femmina dà la materia, secondo Aristotele.
- La specie è vista come un'entità reale e immanente, non solo un concetto classificatorio, che permane attraverso le generazioni.
- La forma, o specie, è il principio che determina l'essenza di un essere vivente, come un uomo o un cane.
- Ogni specie mira a realizzare la propria forma durante la maturità, perpetuando se stessa attraverso le generazioni.
Indice
Aristotele e la dottrina delle cause
Nelle opere posteriori, Sulla generazione degli animali e Sulle parti degli animali, Aristotele si impegna, più che a raccogliere e ad ordinare materiale empirico, a spiegare quello di cui dispone alla luce della dottrina delle cause. Tra queste, assumono qui un rilievo preponderante la causa formale, quella finale e le nozioni di potenza e atto che appaiono più efficaci nell'interpretazione dei processi che caratterizzano il mondo dei viventi.
La generazione sessuata secondo Aristotele
Consideriamo un esempio: nel mondo animale, la generazione sessuata di un figlio (causa finale) è spiegata da Aristotele come il processo attraverso cui il maschio dà la forma della specie alla materia, che si trova nella femmina.
La specie come nucleo di realtà
Le ricerche zoologiche portano Aristotele a concentrare la propria attenzione sulla specie. La specie non è concepita soltanto come una nozione della quale la nostra mente si serve per classificare individui dai comuni connotati morfologici (cioè, come un universale), ma anche e soprattutto come qualcosa di cui si può dire che esiste. Questo nucleo di realtà è immanente nella serie degli individui che costituiscono la specie e permane identico, nel succedersi degli individui e delle generazioni, per ogni individuo della specie. Tale nucleo di realtà si identifica con la forma (il termine greco èidos vale, del resto, sia per "specie" sia per 'forma"), qui intesa come principio e causa della sostanza vivente, analogamente a quanto già chiarito, in ambito ontologico, riguardo alla sostanza intesa nel senso più proprio come forma.
La forma nella biologia aristotelica
Nella biologia aristotelica, la forma corrisponde al principio in ragione del quale determinata sostanza vivente, un determinato corpo, è un uomo e non un cane e un terminato altro corpo è un cane e non un uomo. con la forma così intesa, ovvero la specie, si identifica poi la causa finale di ogni membro della specie, che ha come fine lo di realizzare, nella maturità, la forma propria della specie. Ciò significa che la ha il proprio fine in se stessa: ogni specie, cioè, come bene chiarisce Pierluigi Donini, è finalizzata ad altro che alla conservazione di se medesima, alla perpetuazione della prima forma, conseguita attraverso e oltre la successione delle generazioni degli individui».
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della causa formale e finale nella spiegazione dei processi biologici secondo Aristotele?
- Come Aristotele concepisce il concetto di specie?
- Qual è la relazione tra forma e causa finale nella biologia aristotelica?
Aristotele utilizza la causa formale e finale per spiegare i processi biologici, come la generazione sessuata, dove il maschio dà la forma della specie alla materia nella femmina.
Aristotele vede la specie non solo come una classificazione morfologica, ma come una realtà immanente che permane identica attraverso le generazioni, identificandosi con la forma.
Nella biologia aristotelica, la forma è il principio che determina la sostanza vivente e la causa finale di ogni membro della specie, il cui fine è realizzare la forma propria della specie.