pexolo
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Concetti Chiave

  • L'eterno ritorno dell'identico di Anassimandro descrive un ciclo in cui il mondo si rigenera in modo identico, senza differenze rispetto alle versioni precedenti.
  • La sostanza primordiale, l'archè, produce nuove differenziazioni che danno origine a mondi identici, dimostrando l'impossibilità di variazioni nella storia cosmica.
  • La visione ciclica di Anassimandro implica una mancanza di libertà e progresso, dominata da una necessità cieca e inesorabile, chiamata fato.
  • La natura segue un ritmo oggettivo e inevitabile, in cui ogni ciclo culmina in una fase degenerativa, portando a una ricorsività infinita senza possibilità di evoluzione.
  • La concezione di un destino ineluttabile è paragonata da Epicuro a una schiavitù, preferendo la fede negli dèi alla necessità imposta dai fisici.

Indice

  1. L'eternità dell'archè
  2. La ciclicità eterna

L'eternità dell'archè

L’eternità dell’archè garantisce ad ogni esistenza finita un’eternità intermittente, poiché quando un mondo scompare nell’Àpeiron svanisce semplicemente il prodotto di una differenziazione fra caldo e freddo, ma non scompare affatto il potere della sostanza primordiale di produrre una nuova differenziazione da cui prenderà l’avvio la costruzione di un nuovo mondo. Ogni nuovo mondo, comunque, non potrà essere che una riedizione rigorosamente identica a quello precedente. Non è infatti possibile che la storia del nuovo mondo si differenzi da quella del mondo precedente, perché la più piccola deviazione del corso del nuovo mondo dal cammino di quello precedente implicherebbe una disuguaglianza nelle condizioni iniziali; implicherebbe, cioè, una differenza nell’indifferenziato, il che è assurdo. Di conseguenza, il mondo quale noi lo vediamo è la copia perfetta degli innumerevoli mondi che lo hanno preceduto e l’esemplare di tutta la serie infinita di mondi che lo seguiranno.

La ciclicità eterna

Il prezzo che si paga per questa prima grandiosa rivoluzione è la mancanza di libertà, perché tutto viene dominato da una necessità cieca che si chiama fato, tutto è dominato da una ciclicità eterna. In altri termini, questa visione si rivela negatrice di qualsiasi possibilità di progresso: l’unica forma di progresso è quella che avviene all’interno del ciclo, che una fase costruttiva, al culmine della quale piomba in una fase degenerativa, dando luogo ad una ricorsività infinita. Ciò che evidenzia questa “gabbia fatalistica” è, ad esempio, la lettera di Epicuro, in cui scrive “era meglio credere agli dei che essere schiavi di questa cieca necessità dei fisici”. La visione della natura da parte dei primi scienziati greci irretisce il corso della natura entro un reticolo di vincoli necessari, da cui è impossibile uscire. Questa idea di natura che procede oggettivamente seguendo un preciso ritmo scandito da vincoli necessari è legata all’idea che tutto sia sottoposto fatalmente ad un declino, perché quello che sarà è quello che era già stato, il futuro sarà identico al passato, tutto si snoderà secondo gli stessi ritmi, le stesse sequenze ripetute all’infinito.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il concetto centrale dell'eterno ritorno dell'identico secondo Anassimandro?
  2. Anassimandro sostiene che ogni nuovo mondo è una ripetizione identica del precedente, poiché qualsiasi deviazione implicherebbe una differenza nell'indifferenziato, il che è considerato assurdo.

  3. Qual è il prezzo della visione ciclica del mondo secondo il testo?
  4. Il prezzo è la mancanza di libertà e progresso, poiché tutto è dominato da una necessità cieca e da una ciclicità eterna, negando qualsiasi possibilità di cambiamento reale.

  5. Come viene descritta la visione della natura dai primi scienziati greci?
  6. La natura è vista come intrappolata in un reticolo di vincoli necessari, seguendo un ritmo preciso e inevitabile, dove il futuro sarà identico al passato, ripetendo le stesse sequenze all'infinito.

Domande e risposte

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