Concetti Chiave
- Anassimandro introduce l'àpeiron come principio originario indefinito da cui tutto deriva, in contrasto con elementi specifici come l'acqua.
- L'àpeiron è una massa materiale indeterminata, eterna e indistruttibile, dalla quale ogni elemento si origina per separazione.
- Le cose derivano dall'àpeiron attraverso un processo di distacco, creando un ciclo di origine e distruzione secondo necessità.
- Il processo di opposizione tra le realtà cosmiche è visto come un'ingiustizia, riflettendo conflitti sociali e idee orfiche di colpa ed espiazione.
- Questa interpretazione suggerisce che i primi filosofi usassero modelli umani per spiegare i fenomeni naturali.
Il concetto di apeiron
Anassimandro non pone come principio originario l'acqua o un altro elemento fondamentale, ma l‘apeiron (letteralmente “ciò che non ha limite”) o indefinito.
Il processo di separazione
È una massa materiale che non ha alcuna qualità determinata (non è acqua, né terra, ecc.) e che è ingenerata e indistruttibile. È principio dal quale ogni cosa, ogni elemento,ha origine attraverso un processo di separazione. Dall'apeiron infatti tutte le cose,gradualmente,derivano per distacco(a cominciare dalle qualità dell’umido e del secco) e nell'apeiron tutte confluiscono.
La metafora dell'ingiustizia cosmica
Come riporta l’unico frammento attribuito al filosofo, “dove gli esseri hanno origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l’un l’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo”. Queste parole enigmatiche e suggestive (riferite da un dossografo del VI secolo d.C.) sono state spiegate come una metafora del fatto che le singole realtà dell’universo, dal momento che si distaccano dalla comune matrice dell’apeiron, tendono ad opporsi e a combattersi l’un l’altra. Tale processo si configura come un’ingiustizia che le cose commettono reciprocamente. In questa visione della realtà cosmica sembrano riflettersi, hanno affermato taluni interpreti, le drammatiche lacerazioni della polis, cioè i conflitti che da tempo ne sconvolgevano la vita e che rischiavano di condurla alla distruzione. Oppure, secondo altri, sembra riproporsi l’idea orfica della colpa e dell’espiazione a cui, in questo caso, sarebbero assoggettate non solo le anime ma l’intera natura: la “colpa” originaria degli esseri sarebbe, infatti, il loro desiderio di esistere e la loro finitezza Queste interpretazioni sono comunque una conferma della possibilità che i primi pensatori utilizzassero, per interpretare i fenomeni della
natura, modelli di spiegazione tratti dal mondo umano.