Concetti Chiave
- Il disastro della diga del Vajont avvenne il 9 ottobre 1963, causando circa 1910 morti, ed era gestita dalla SADE, con sede a Venezia.
- La diga era la più alta al mondo al tempo, misurando 261,6 metri di altezza e 27 metri di spessore.
- Dubbi sulla stabilità del terreno furono sollevati da geologi e giornalisti, ma i lavori continuarono per ragioni economiche.
- L'instabilità geologica del Monte Toc, simile ad altre aree circostanti, contribuì al disastro, nonostante le segnalazioni di crepe e scosse.
- Il crollo di 260 milioni di metri cubi di terra e roccia generò un'onda devastante che colpì Longarone e altre località vicine.
La diga del Vajont
-Il 9 ottobre del 1963 alle ore 22:39 accade il disastro della diga del Vajont che causò circa 1910 morti. La società che costruisce questa diga a doppio arco è la SADE (Società adriatica dell’elettricità) che ha sede a Venezia. La diga misura 261,6 m e al tempo era la diga più alta al mondo, di spessore invece, misura 27 m. Il Monte Toc deriva da Patoc (marcio) e si dice che questo fossero i resti di una frana preistorica. Inizialmente la diga era benvista dai cittadini perché avrebbe portato lavoro e commercio.
-Il direttore del progetto è l’ing. Carlo Semenza, molto bravo ed orgoglioso del lavoro svolto, con lui collabora il geologo Giorgio Dal Piaz, considerato il miglior esperto al mondo delle Dolomiti (prof. in pensione dell’Università di Padova). Dal Piaz fa i suoi studi e da il via ai lavori, mentre la giornalista Clementina Merlin (Tina) del giornale l’Unità, avverte che il terreno non era adatto per costruirci una diga e da lì gli abitanti incominciarono a sospettare dei dubbi.
-Nel 1956 il Monte Castellin crolla dall’instabilità e cade nel Zoldo, in quel momento sta passando in bici, sul coronamento della diga il sig. Arcangelo Tiziani che viene travolto da un’ondata di fango e acqua e non venne più trovato. La costituzione geologica dal M. Castellin è molto simile a quella del M. Toc.
-Il ministero dei lavori pubblici attende da molto tempo una relazione tecnica dal geologo Edoardo Semenza (figlio di C. Semenza ed ex alunno di G. Dal Piaz). La sua relazione dice che sotto la terra c’è uno strato di roccia compatta che funge da scivolo, ma fermare i lavori sarebbe stata un enorme perdita di denaro. Un contadino avvisa di una crepa di 3km a “M rovesciata” nei sui terreni del M. Toc. Dal Piaz contesta dicendo che è solo sfasciume di superficie, mandando avanti i lavori. Terminata la costruzione della diga si inizia a riempire l’invaso con l’acqua. Questa salendo, penetra nel terreno del M. Toc rendendo precario il suo equilibrio alla base. I contadini iniziano a sentire scosse e boati e nelle case si formano varie crepe, pure a Casso e ad Erto ci sono dei problemi. Questi segnali aumentano fino a quando un pezzo di 50.000m3, nonostante questo l’ing. Alberico Biadene vuole andare avanti per non perdere i soldi investiti. A quel punto tutti iniziarono a preoccuparsi, fino a quando il 9/10/1963 si staccano 260.000.000m3 di terra, roccia e alberi ad una velocità di circa 100km/h e si alza un’onda tricuspide, di cui un’onda va verso Casso e Erto, la 3^ salta la diga, va nelle Gola del diavolo e si dice che essendo molto stretta fa un’effetto fucile e la velocità con cui esce sul paese di Longarone è devastante, poi come se non bastasse, scende sulla vallata per poi risalire
Domande da interrogazione
- Qual è stato il disastro della diga del Vajont e quali furono le sue conseguenze?
- Chi erano i principali responsabili del progetto della diga del Vajont?
- Quali furono i segnali premonitori del disastro della diga del Vajont?
- Quali furono le critiche e i dubbi sollevati riguardo alla costruzione della diga?
Il disastro della diga del Vajont avvenne il 9 ottobre 1963, causando circa 1910 morti. Fu provocato dal distacco di una massa di terra, roccia e alberi che generò un'onda devastante.
Il progetto fu diretto dall'ingegnere Carlo Semenza, con la collaborazione del geologo Giorgio Dal Piaz. Entrambi furono figure chiave nella costruzione della diga.
Prima del disastro, ci furono avvertimenti come crepe nel terreno, scosse e boati percepiti dai contadini, e una crepa di 3 km segnalata da un contadino, ma i lavori continuarono nonostante questi segnali.
La giornalista Clementina Merlin avvertì che il terreno non era adatto per una diga, e il geologo Edoardo Semenza segnalò la presenza di uno strato di roccia compatta che poteva fungere da scivolo, ma i lavori proseguirono per evitare perdite economiche.