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Concetti Chiave

  • I titoli di credito sono documenti che rappresentano un importo monetario da versare e facilitano la circolazione del credito con caratteristiche di autonomia, letteralità e astrattezza.
  • L'assegno è un titolo di credito usato come strumento di pagamento, che può essere bancario o circolare, e necessita di specifici requisiti formali per essere valido.
  • La cambiale è un titolo di credito all'ordine che può essere una tratta o un pagherò, soggetta a imposta di bollo e trasferibile tramite girata.
  • I titoli di Stato sono emessi per finanziare il debito pubblico e includono tipologie come BOT, CTZ, CCT, BTP e BTP€I, ognuna con diverse caratteristiche di rischio e rendimento.
  • Le azioni rappresentano una quota del capitale sociale e conferiscono diritti di comproprietà, con vari tipi come ordinarie, privilegiate e di risparmio, ciascuna con specifiche caratteristiche di rischio e rendimento.

Indice

  1. I titoli di credito
  2. L’assegno
  3. La cambiale
  4. I titoli di Stato
  5. Le obbligazioni
  6. Le azioni
  7. La Borsa valori
  8. I fondi comuni di investimento

I titoli di credito

I titoli di credito sono documenti rappresentativi di un importo monetario che il debitore deve versare al beneficiario. La vita di un titolo di credito attraversa tre fasi:
1)emissione: creazione di un’obbligazione da parte di un soggetto privato o pubblico;
2)circolazione: trasferimento da un soggetto all’altro;
3)riscossione: pagamento del debito.
Il titolo di credito è un documento che incorpora un diritto di credito.

Esso consente la circolazione del diritto stesso proprio grazie allo stesso documento, e ne consente anche l’esercizio unicamente al possessore del suddetto documento.
Si tratta, quindi, di uno strumento creato proprio allo scopo di facilitare la circolazione del credito in modo rapido e sicuro, rendendolo un bene commerciabile per il tramite dell’incorporazione del credito in un documento.

I titoli di credito si contraddistinguono per la sussistenza di tre caratteristiche:
autonomia: poiché il titolo di credito è destinato a circolare e, quindi, ad essere posseduto da più persone, ne deriva che ogni possessore acquista un diritto autonomo rispetto a quello dei precedenti titolari;
letteralità: nel titolo di credito si ha una perfetta corrispondenza tra ciò che risulta scritto nel documento e ciò che il documento permette al suo possessore di esigere. In altre parole, quest’ultimo non potrà richiedere nulla di più di quanto risulta dal documento in suo possesso;
astrattezza: Il titolo è astratto quando non menziona la causa da cui nasce l’obbligazione. Tale requisito è proprio solo di alcuni titoli di credito.

Rispetto al contenuto i titoli di credito si distinguono in:
titoli di credito in senso stretto: attribuiscono il diritto di ottenere una somma di denaro (es. assegni, cambiali);
titoli di massa: attribuiscono il diritto di partecipazione a prestiti o capitali di società o enti (es. obbligazioni, azioni);
titoli rappresentativi di merci: attribuiscono il diritto di ritirare o di trasferire merci in viaggio o depositate presso i magazzini generali (es. polizza di carico, fede di deposito).

Rispetto alle regole di circolazione si suddividono in:
titoli all’ordine: il loro trasferimento avviene con la consegna, documentata sul titolo dalla presenza della “girata”. La girata è l’ordine impartito all’emittente da parte dell’attuale possessore del titolo (girante) di eseguire la prestazione a favore di colui al quale il titolo viene trasferito (giratario). Es: assegni, cambiali;
titoli al portatore: la legittimazione in tal caso si trasferisce con la consegna del titolo. Il possessore è, quindi, autorizzato all’esercizio del diritto acquisito semplicemente esibendo il titolo stesso. Es: banconote, obbligazioni;
titoli nominativi: sono i titoli in cui il possessore può esercitare il suo diritto grazie all’intestazione a suo favore, che deve risultare sia dal titolo che dal registro dell’emittente. Il trasferimento può avvenire per girata o mediante atto separato (cioè un atto pubblico). Es: azioni.

Rispetto al rapporto fondamentale i titoli di credito si distinguono in:
titoli causali: riportano l’indicazione del rapporto fondamentale (es. titoli rappresentativi di merci);
titoli astratti: prescindono dal rapporto fondamentale (es. assegni, cambiali).

L’assegno

L'assegno è uno strumento di pagamento sostitutivo del denaro contante perché può essere pagato dalla banca del cliente che ha emesso l'assegno al momento della presentazione del titolo; è un titolo di credito. La circolazione dell'assegno deve avere la "girata" e cioè la firma apposta sul retro dell'assegno da parte del beneficiario e di eventuali altri giranti; se invece l'assegno è al portatore, la circolazione può avvenire mediante semplice consegna. L'assegno deve essere presentato per l'incasso entro un certo numero di giorni dalla data di emissione: otto giorni quando il comune di emissione è lo stesso di quello di pagamento (su piazza); quindici giorni se pagabile "fuori piazza" (in altro comune rispetto a quello di emissione).
Per emettere un assegno occorre compilarlo indicando: data e luogo di emissione, importo, beneficiario, firma (requisiti formali). Se l'assegno è privo anche di una sola delle informazioni necessarie, la banca ha il diritto di rifiutarne il pagamento a chi lo presenta.
L’assegno si può distinguere in:
assegno bancario: è un titolo di credito contenente l’ordine incondizionato che il traente (colui che ha un conto corrente in una banca) rivolge al trattario (la banca) perché paghi a un terzo beneficiario (o a se stesso) la cifra indicata;
assegno circolare: contiene la promessa incondizionata della banca emittente di pagare una somma determinata al beneficiario, la sua copertura è garantita dai fondi versati in anticipo dal richiedente.

La cambiale

La cambiale è un titolo di credito all’ordine e astratto, che assegna al possessore legittimo il diritto di riscuotere il credito che vanta da colui che ha emesso il titolo medesimo; ha una scadenza tra i 3 e i 12 mesi dell’emissione.
Esistono due tipologie di cambiali:
la cambiale tratta: è un ordine incondizionato del traente, rivolto al debitore, di pagare al beneficiario la cifra indicata nel tempo e nel luogo indicati sul titolo;
il pagherò: è una promessa incondizionata dell’emittente di pagare al beneficiario la cifra indicata nel tempo e nel luogo indicati sul titolo stesso.
Sulle cambiali va pagata un’imposta di bollo, che è pari al 12 per mille per le cambiali tratte e all’11 per mille per i pagherò.
Con la cambiale è possibile la girata totale, ossia che giri al terzo l’intera somma indicata nel titolo alla scadenza.

I titoli di Stato

I titoli di Stato sono titoli di credito emessi dallo Stato italiano (formalmente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze). Lo Stato emettendo questi valori mobiliari recupera capitali con l’obiettivo di finanziare il bilancio della pubblica amministrazione e quindi le proprie attività istituzionali. Acquistandoli gli investitori prestano i loro fondi per un certo periodo, con lo scopo di ottenere un rendimento adatto rispetto al rischio sostenuto.
Attualmente sono 5 le tipologie di titoli di stato italiani collocate sul mercato:
•i Buoni ordinari del Tesoro (BOT);
•i Certificati del Tesoro Zero-coupon (CTZ);
•i Certificati di credito del Tesoro (CCT);
•i Buoni del Tesoro poliennali (BTP);
•i Buoni del Tesoro poliennali indicizzati all’inflazione (BTP€I).

Questi titoli hanno in comune alcune caratteristiche tecniche, come il taglio minimo sottoscrivibile, ma differiscono per altre, come la durata o la struttura specifica dei flussi di pagamento. Perciò, a seconda del titolo, risultano diverse le conseguenze economiche cui si espone l’investitore in termini di rendimento atteso e di profilo di rischio sopportato.
Genericamente i BOT ed i CTZ sono ideali per l’investitore che ha un profilo di rischio basso, mentre i CCT ed i BTP comportano un rischio leggermente più consistente.
Un buono ordinario del tesoro (BOT) è un titolo zero-coupon, ovvero un titolo senza cedola, di durata inferiore o uguale ai 12 mesi, emesso dal governo italiano allo scopo di finanziarne il debito pubblico, e quindi compensare temporanei squilibri di cassa del tesoro.
I certificati di credito del tesoro (CCT) sono titoli di Stato a medio-lungo termine di durata di 5 anni a rendimento variabile, emessi dal Ministro dell’economia e delle finanze per finanziare il debito pubblico. Sono strumenti finanziari definiti tranquilli dall’investitore perché rendono come i BOT e, grazie alle scadenze medio-lunghe, consentono di occuparsi saltuariamente di loro.
I buoni del tesoro poliennali (BTP) sono i titoli di Stato per eccellenza, che vantano la più lunga tradizione nell’assolvimento del compito di finanziare il debito pubblico. La durata dell’investimento è medio-lunga, attualmente va dai 3 ai 30 anni. Il rendimento di questi titoli è costituito da cedole fisse semestrali e dallo scarto di emissione.

Le obbligazioni

Le obbligazioni costituiscono uno dei principali strumenti di investimento di facile accesso per tutti i risparmiatori. Un’ obbligazione non è altro che un titolo di credito al portatore: acquistandone una, l’investitore presta dei soldi all’emittente, che si impegna a restituire il capitale e gli interessi entro la scadenza prevista dal contratto. Le obbligazioni possono essere messe in vendita da enti pubblici (Stato, regioni, province e comuni), da banche, da aziende private o da istituzioni sovranazionali. Per facilitare le transazioni, le obbligazioni sono spesso quotate in borsa: il volume di scambi quotidiano indica la liquidità di ogni singolo titolo, ovvero la relativa facilità con la quale è possibile venderlo ed acquistarlo dopo l’emissione e prima della scadenza.
Gli elementi essenziali di un’obbligazione sono: il suo valore nominale (ovvero, il prezzo d’acquisto), l’ente emittente, la durata, la cedola, il prezzo di mercato, la liquidità, le eventuali garanzie a tutela del credito, e le opzioni aggiuntive che possono essere inserite con warrant e opzioni.
In funzione del rendimento possono essere:
a tasso fisso o indicizzate;
con cedola periodica o zero coupon.
Per quanto riguarda il rimborso possono essere:
a scadenza fissa;
convertibili o non convertibili in azioni.
Le obbligazioni indicizzate hanno lo scopo di neutralizzare gli effetti della svalutazione monetaria adeguando il loro rendimento e/o il valore di rimborso a indici di varia natura.
Le obbligazioni convertibili in azioni sono titoli di credito che attribuiscono al possessore il diritto di rimborso o il diritto alla sottoscrizione di azioni, secondo il rapporto di cambio predefinito.
Le obbligazioni senza cedola (zero coupon bond, ZCB) sono titoli obbligazionari caratterizzati dal fatto che, per tutto il periodo di durata del prestito, non viene corrisposto alcun tipo di interesse periodico; il rendimento è costituito dalla differenza tra il prezzo di rimborso alla scadenza e il prezzo di emissione (come BOT).
Le obbligazioni con warrant (o con diritto di opzione) sono titoli obbligazionari che incorporano uno speciale diritto che conferisce al portatore la facoltà di acquistare o sottoscrivere azioni della società emittente a un prezzo determinato ed entro un periodo di tempo prefissato.

Le azioni

Le azioni ordinarie sono titoli nominativi che conferiscono all’azionista il diritto di comproprietà della società; questo diritto può essere esercitato con il voto nell’assemblea ordinaria e straordinaria, infatti a ciascun azionista spetta un voto in ragione di ciascuna azione posseduta.
Esistono molte differenze tra le azioni e le obbligazioni. Le prime conferiscono al possessore la qualità di socio e rappresentano una quota del capitale sociale, implicando la partecipazione al rischio della società con tutte le conseguenze e i diritti che da ciò derivano. L’obbligazionista è invece solo un creditore della società ed è insensibile alle sorti della società emittente.
Nelle azioni, per la restituzione del capitale, non ci sono cedole e non esistono scadenze.
Il valore nominale di un’azione è dato dal capitale sociale diviso il numero delle azioni; esso rappresenta il solo capitale sociale e non il reale valore di mercato dell’azienda.
Il rendimento di un’azione è costituito dal dividendo e dalla plusvalenza. Il dividendo rappresenta la remunerazione annuale di ogni azione degli utili prodotti dalla società; invece la plusvalenza (capital gain) è l’incremento del valore di mercato delle azioni pari alla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita, essa è la parte più consistente del rendimento delle azioni.
Le azioni si distinguono in:
azioni privilegiate: sono azioni nominative che consentono alcuni benefici aggiuntivi come: un dividendo superiore rispetto alle azioni ordinarie e la precedenza nella ripartizione dell’attivo in caso di liquidazione della società. I privilegi variano da società a società. Chi possiede questo tipo di azione ha diritto di voto solo nelle assemblee straordinarie e quindi non partecipa alla gestione aziendale;
azioni di risparmio: sono titoli al portatore e possono essere emesse solo da società quotate in borsa; il sottoscrittore non partecipa alle decisioni riguardanti l’attività aziendale , dal momento che non gode del diritto di voto. Esso però ha alcuni privilegi: la distribuzione del dividendo sorge di diritto in presenza di utili approvati in bilancio ed è superiore al dividendo; se nell’esercizio chiuso non vi sono risultati economici positivi, il diritto al dividendo non muore ma viene rinviato agli anni seguenti; inoltre, in caso di liquidazione della società, le azioni di risparmio devono essere rimborsate in proporzione all’attivo disponibile.
Le azioni di risparmio hanno un minor rischio rispetto a quelle ordinarie, ma hanno anche un rendimento inferiore.

La Borsa valori

La Borsa valori italiana è un mercato organizzato dai pubblici poteri per disciplinare e controllare la compravendita dei valori mobiliari e dei cambi, la cui negoziazione rientra nella specifica competenza di qualificati operatori in possesso di precisi requisiti di carattere tecnico, morale e professionale. Il suo ruolo consiste nel facilitare l’incontro nel tempo e nello spazio della domanda e dell’offerta per offrire al risparmiatore la possibilità di effettuare consapevoli scelte di investimento e alle imprese di disporre di un più ampio e diversificato ventaglio di fonti di finanziamento.
La gestione della Borsa e di tutte le attività connesse è affidata a Borsa Italiana Spa, che gestisce il sistema telematico di negoziazione dei titoli, mentre la conduzione tecnica è affidata al CED Borsa.
I soggetti autorizzati a operare in borsa (brokers o intermediatori finanziari) sono:
le Società d’Intermediazione Mobiliare (SIM);
le banche della UE e le banche extracomunitarie autorizzate dalla CONSOB;
gli agenti di cambio iscritti all’albo.

Gli indici di Borsa esprimono l’andamento giornaliero delle contrattazioni. I più importanti sono:
FTSE MIB (FTSE: Financial Times Stock Exchange, MIB: Milano indice di Borsa): per i 40 titoli più rappresentativi della Borsa italiana;
FTSE 100: l’indice rappresentativo delle 100 società a più alta capitalizzazione quotate sulla Borsa di Londra;
DAX 30 (Deutsche AKTIENINDEX 30): per i 30 titoli a maggiore capitalizzazione della Borsa di Francoforte;
CAC 40 (COTATION ASSISTEE EN CONTINU): per i 40 titoli più rappresentativi della Borsa di Parigi;
IBEX-35: comprendente i 35 titoli a maggiore capitalizzazione della Borsa di Madrid;
DOW JONES: l’indice generale della Borsa di New York, la Borsa più importante del mondo;
NIKKEI 225: l’indice generale dei 225 titoli quotati alla Borsa di Tokyo.

I fondi comuni di investimento

Un fondo comune di investimento mobiliare (FCIM) è un patrimonio accumulato da una pluralità di individui, ciascuno dei quali possiede un numero di quote proporzionale all’importo versato. Il patrimonio del fondo viene investito in valori mobiliari (azioni, obbligazioni, titoli di Stato) cercando di perseguire gli obiettivi di una diversificazione del rischio e dell’incremento nel tempo del valore dei capitali conferiti.
La gestione dei fondi è affidata a società di gestione del risparmio (SGR) che operano sotto la sorveglianza della Banca d’Italia e della CONSOB.
I fondi comuni sono forme di investimento che consentono di avvicinare il piccolo risparmiatore e le famiglie al mercato azionario. Sollevano il risparmiatore dall’impegno di seguire il fondo quotidianamente e dalle scelte tecniche (cosa e quando comprare, quando vendere); infatti tutta la gestione viene affidata a società specializzate che propongono agli investitori prodotti finanziari per tutte le esigenze.

I fondi si possono classificare in:
azionari: che investono prevalentemente (oltre il 70%) in azioni e obbligazioni convertibili;
obbligazionari: che investono prevalentemente in titoli di Stato e obbligazioni ordinarie;
bilanciati: che investono parte in titoli azionari (dal 20 al 70%) e parte in titoli obbligazionari;
di liquidità: che investono in attività liquide (valute) o in titoli a breve termine (BOT);
flessibili: che investono la caratteristica dell’illimitata variabilità del portafoglio a discrezione del gestore.
In base a queste loro caratteristiche i fondi possono essere definiti in:
a basso rischio: con rendimenti sicuri ma modesti (fondi obbligazionari, di liquidità);
ad alto rischio: con rendimenti incerti ma molto elevati (fondi azionari);
a medio rischio: con caratteristiche intermedie (fondi bilanciati).

Una particolare tipologia di fondi comuni sono quelli gestiti dalle Società di investimento a capitale variabile (SICAV).
Il rendimento di un fondo è costituito dalla differenza tra il valore delle quote in due periodi diversi.
I costi che gravano sui fondi comuni (commissioni) sono di diverso tipo: vi è la spesa per la gestione dei titoli in portafoglio (commissione di gestione annua), all’atto della sottoscrizione si paga una commissione di entrata, se il sottoscrittore chiede il rimborso prima di un certo periodo si paga una commissione di uscita. Inoltre, alcuni fondi prevedono una commissione di performance a favore della società di gestione nel caso in cui il rendimento registrato nel corso di un certo periodo sia superiore ai limiti prefissati.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le tre caratteristiche principali dei titoli di credito?
  2. I titoli di credito si distinguono per autonomia, letteralità e astrattezza. L'autonomia permette a ogni possessore di avere un diritto indipendente, la letteralità garantisce che il possessore possa esigere solo quanto scritto nel documento, e l'astrattezza significa che il titolo non menziona la causa dell'obbligazione.

  3. Quali sono le differenze tra un assegno bancario e un assegno circolare?
  4. Un assegno bancario è un ordine incondizionato del traente alla banca di pagare una somma a un beneficiario, mentre un assegno circolare è una promessa incondizionata della banca di pagare una somma determinata, garantita dai fondi versati in anticipo.

  5. Quali sono le tipologie di titoli di Stato italiani e a chi sono più adatti?
  6. I titoli di Stato italiani includono BOT, CTZ, CCT, BTP e BTP€I. BOT e CTZ sono ideali per investitori con un profilo di rischio basso, mentre CCT e BTP comportano un rischio leggermente più alto.

  7. In cosa si differenziano le azioni ordinarie dalle azioni privilegiate e di risparmio?
  8. Le azioni ordinarie conferiscono il diritto di voto e partecipazione alla gestione aziendale, mentre le azioni privilegiate offrono benefici come dividendi superiori e precedenza in caso di liquidazione, ma limitano il diritto di voto. Le azioni di risparmio non danno diritto di voto ma offrono privilegi sui dividendi.

  9. Quali sono le principali categorie di fondi comuni di investimento e i loro livelli di rischio?
  10. I fondi comuni si classificano in azionari, obbligazionari, bilanciati, di liquidità e flessibili. I fondi obbligazionari e di liquidità sono a basso rischio, i fondi azionari sono ad alto rischio, e i fondi bilanciati presentano un rischio medio.

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