Linguaggio della fotografia

Scegliere l’inquadratura

Quando si scatta una fotografia si inquadra una porzione di realtà, ma l’immagine che ne risulta è sempre frutto di una serie di scelte compiute dall’autore che ne condizionano la resa e il significato. Più che riprodurre un soggetto, il fotografo lo interpreta in modo personale, focalizzando l’attenzione solo su ciò che ci vuole far vedere. Inquadrando il soggetto, quindi, si seleziona solo una parte della scena che si osserva, scegliendo cosa far vedere nella fotografia e cosa escludere. Ogni soggetto può essere inquadrato in modi diversi e la scelta che si compie cambia la struttura dell’immagine. Variando, per esempio, la distanza del punto di vista si allarga o si riduce il campo visivo, cioè la porzione di spazio ripresa dall’obiettivo, cambiando quindi il risultato espressivo e il significato della fotografia. Le inquadrature delle fotografie, come le riprese cinematografiche, si differenziano in campi e in piani; i primi si riferiscono alla visione più o meno ampia di paesaggi o di ambienti, gli altri alla figura umana

La visione ravvicinata del fiore mette in evidenza il disegno delle nervature dei petali sottolineate anche dagli intensi effetti del chiaroscuro. Il primo piano del soggetto sembra trasformarlo in una scultura astratta.
La scelta di fotografare il castello da una certa distanza permette di inquadrare non solo tutto l’edificio, ma anche il suo riflesso nell’acqua. L’immagine così raddoppiata mette in risalto la complessa articolazione del tetto con un effetto ancora più suggestiva

Le lenti dell’obiettivo

L’obiettivo della macchina fotografica è composto da lenti che, avendo caratteristiche diverse, permettono di variare la distanza della ripresa. Per ampliare maggiormente il campo visivo si utilizza il grandangolare, mentre il teleobiettivo serve a riprendere i soggetti posti a grandi distanze cogliendone anche i particolari, ma senza deformare l’immagine. Con lo zoom, invece, è possibile variare progressivamente la distanza dando l’idea di avvicinarsi o di allontanarsi dal soggetto. Il fish-eye(occhio di pesce) si usa per riprendere molto da vicino un’ampia porzione di spazio creando effetti espressivi. L’immagine appare distorta e si incurva ai lati come avviene a quella riflessa in uno specchio convesso. Ne è un esempio questa fotografia di Venezia in cui, oltre alle gondole in primo piano, si scorgono anche gli edifici circostanti in una visione circolare dello spazio.

Luce e ombra

La luce è l’elemento determinante nella realizzazione di una fotografia, in grado di modificare il significato dell’immagine e di creare effetti molto espressivi. È importante valutare la direzione e l’intensità della fonte luminosa, sia essa naturale o artificiale, perché questi due fattori influiscono sulla formazione delle ombre e quindi sul resa dell’immagine. Una luce diretta può accentuare i particolari del soggetto, al contrario di una luce diffusa che ne sfuma le forme. Se la fonte luminosa è posta dietro al soggetto la fotografia è in controluce.
Un cielo al tramonto illumina lo sfondo di questa veduta in controluce di Colonia. Il monumento equestre e gli edifici hanno perso il loro volume e ci appaiono come sagome nere di cui percepiamo bene la linea di contorno. L’effetto del controluce mette anche in risalto le guglie traforate dell’antica cattedrale gotica.

Cogliere il movimento

Quando premi il pulsante per scattare una fotografia la luce raggiunge la pellicola all’interno della fotocamera e la impressiona; la durata del tempo di esposizione influisce sulla qualità dell’immagine. Se riprendi un soggetto in movimento occorre scegliere un tempo di esposizione breve per produrre un’immagine ferma, se invece si protrae il tempo di posa si registra anche la scia dello spostamento del soggetto, ottenendo una foto mossa come nell’esempio a fianco in cui le automobili appaiono come sagome scie luminose