Concetti Chiave
- Il Grand Tour era un viaggio formativo per la giovane nobiltà europea del XVII secolo, fondamentale per l'apprendimento e l'ingresso nell'età adulta.
- L'Italia era una meta privilegiata del Grand Tour, grazie al suo patrimonio artistico e culturale, nonostante il declino politico ed economico del periodo.
- I viaggiatori erano spesso accompagnati da tutor e artisti, e i diari di viaggio includevano testi, disegni e fotografie, documentando esperienze e luoghi visitati.
- Con l'avvento della fotografia, il Grand Tour si evolse, documentando non solo monumenti ma anche aspetti culturali e sociali dei luoghi visitati.
- L'invenzione della fotocamera Kodak nel 1888 democratizzò la fotografia, ampliando l'accessibilità e trasformando il modo di documentare i viaggi.
Il Grand Tour e la documentazione artistica
Nella metà del XVII secolo la pratica del Grand Tour, il viaggio formativo della giovane nobiltà ed aristocrazia europea si era stabilita diventando una tappa fondamentale per quel rango, occasione di scoperta, verifica del proprio apprendimento ed istruzione nel campo, conferma della propria educazione ed ingresso nell'età adulta.Le motivazioni di questa istituzione erano numerose, una pratica utile per offrire spunti per scopi commerciali, di denaro e potere a seguito di un acculturamento del ragazzo, che avrebbe tratto molteplici vantaggi da quest’esperienza, dall’apprendere le buone maniere alla conoscenza di nuove lingue e delle belle arti.
Solitamente a compiere queste missioni erano i giovani alto-borghesi inglesi, francesi e tedeschi, e le mete erano le stesse aree dell’Europa continentale, di cui era molto quotata l’Italia per il suo fascino intellettuale, protagonista del celebre viaggio di Goethe nel 1786.
Il movimento culturale che incuriosì i viaggiatori e li portò a prefissare nel tempo l’Italia come tappa protagonista del tour e spesso principale punto d’interesse era l’Umanesimo, radice della cultura antropocentrica moderna che indagò tutti gli aspetti del sapere. L’Italia fu durante il Rinascimento un fermento d’ideologie che si manifestarono in maniera significativa nell’arte, rielaborando gli aspetti del classicismo poi studiati e ricercati nei viaggi degli aristocratici europei; dello splendore rinascimentale all’epoca del Grand Tour rimasero però solo i ricordi, l’Italia stava attraversando un periodo di decadenza su diversi fronti, da quello politico, a quello commerciale e religioso, che ebbe dirette conseguenze in campo intellettuale; questo evidente declino comparve nei diari di viaggio dei rampolli europei, e gli stessi popoli di cui ammiravano la storia e la cultura vennero bollati come rozzi barbari che non furono in grado di sfuggire la disfatta, diventando un esempio da evitare e suscitando un crescente timore di un possibile simile crollo anche in patria.
Perché non si distraessero durante il loro percorso, i ragazzi erano accompagnati da un tutor, un adulto che coglieva l’occasione per soddisfare i propri interessi culturali, figura che nell’ambito contemporaneo si può tradurre con la guida turistica; in base alla possibilità economica della famiglia del giovane vi si aggiungevano uno o più compagni di viaggio con competenze potenzialmente utili, poteva trattarsi di un insegnante, un medico, un maestro di pittura o di musica, un artigiano che si incaricasse della manutenzione della carrozza, un cuoco, un esperto di giardini, qualche servo e successivamente anche un fotografo.
I diari non contenevano solo testi ma anche cartine, disegni, acquerelli e fotografie, e tutto ciò richiedeva ovviamente un lento processo frutto di un’attenta osservazione: per la produzione figurativa il giovane si poteva avvalere di un artista che provvedesse a raffigurare per lui, seppur idealmente avrebbe dovuto apprendere l’arte del disegno da sé; il bozzetto o l’acquerello erano testimonianza del viaggio e fungevano da elemento di studio, ed accanto al successo del tour iniziò un crescente interesse topografico affiancato ad una diffusione d’immagini stereotipate delle città. Insieme alle immagini vendute nelle botteghe d’arte, comparirono le prime guide con illustrazioni, fotografie ed incisioni delle vedute delle città e dei loro monumenti, contribuendo ad amplificare la fama di questi luoghi con più precisione, potendo elaborare i pensieri sulla decadenza o sul progresso utilizzando l’immagine come collegamento tra passato e presente.
Le fotografie avevano un ruolo marginale ma documentario, confermando “realtà” dipinte o scritte dal pensiero occidentale, sostenendone le tesi ed anticipando però con la loro timida diffusione quello che fu il movimento della cartolina fotografica con scorci e vedute dei luoghi.
Spesso i giovani seguivano itinerari simili ritrovandosi poi a confrontare la loro esperienza con quella di viaggiatori che li precedettero, preferendo nel panorama italiano Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Siena, Roma, Napoli e Pompei, ricalcando dei luoghi comuni e stereotipi esperienziali, anticipando in parte l’approccio placido e poco avventuriero del turismo; presto la rivoluzione industriale cambiò tutti i connotati del modo di vivere, agevolando il viaggio con la ferrovia, i treni a vapore, l’energia elettrica ed il telegrafo. Nonostante la possibilità di viaggiare rimanga comunque un lusso per pochi, l’invenzione dell’inglese Thomas Cook del viaggio organizzato per gruppi numerosi diede vita al cosiddetto fenomeno del turismo, che soddisfò una nuova domanda dell’uomo sempre più amplificata ed influente nel mercato, dalle attività commerciali agli oggetti con cui documentare l’escursione.
Il Grand Tour nella seconda metà dell’Ottocento si spostò in lunghi e costosi viaggi verso Egitto, Medio Oriente e Palestina, accontentando un interesse di tipo archeologico e con protagonisti diversi, solitamente colti letterati, pittori o archeologici.
In questi viaggi l’impiego del mezzo fotografico crebbe ma prettamente come strumento ausiliario di litografie e disegni conferendo a questi veridicità scientifica, precisione e fungendo da bozza, essendo il disegno capace d’inventare punti di vista ideali e luci perfette a confronto di una fotografia in quegli anni meno incisiva seppur manipolata e considerata ancora un’arte minore serva della pittura; erano le arti tradizionali a rappresentare l'Oriente ed a mantenere un ruolo primario, ed i pittori dell’epoca si facevano accompagnare da fotografi incaricati di realizzare scatti utili per perfezionare i dettagli del modello dal vero.
Adolphe Goupil, editore e mercante d'arte francese, fu tra i primi a comprendere il potenziale economico del commercio delle foto, iniziando nel 1853 a vendere le immagini dei viaggi in questi luoghi distanti, le riproduzioni fotografiche di opere d'arte antiche e contemporanee ed album fotografici che ottennero un curioso successo, avviando il fenomeno contemporaneo della rivista di settore, della ristampa d’arte e della cartolina illustrata negli stessi anni in cui la gente iniziò ad appassionarsi alla carte de visite.
Notevole per mezzo secolo fu il lavoro dei fratelli Alinari, che nel 1852 a Firenze aprirono il loro laboratorio fotografico dove raccolsero e documentarono in un grande archivio le fotografie delle città e dei rispettivi monumenti aggiornandolo ed arricchendolo nel corso di circa settant’anni, creando una preziosissima fonte per l’editoria italiana dell’epoca e lasciando un patrimonio inestimabile al paese.
I limiti geografici del Grand Tour si ridussero nel corso dei secoli e le ragioni che spinsero la gente a viaggiare affiancarono il cambiamento, la ricerca di nuovi saperi venne surclassata come spesso accade da spinte economiche e per funzioni pratiche, come la propaganda di guerra; ne furono un esempio i viaggi di Felice Beato mirati a documentare le conseguenze dei conflitti in Crimea, le rivolte in India e la guerra dell'oppio in Cina, le cui fotografie vennero vendute testimoniando il nuovo espansionismo culturale.
Anche i soggetti degli scatti cambiarono, non vi furono più come agli albori del tour solamente le rovine archeologiche e l’architettura da documentare, ma crebbe il desiderio di studiare e far conoscere “l'Altro”, il diverso; questo spostamento del pensiero nei confronti degli uomini aprì quindi il ventaglio delle possibili immagini, introducendo i differenti “tipi di persone”, la vita quotidiana ed i loro costumi, creando un’archiviazione delle civiltà utile per gli studi etnologici. Purtroppo lo strumento fotografico venne utilizzato anche con degli scopi propagandistici sulle teorie della razza, mantenendo un approccio distaccato e senza filtri, denigrando con questo mezzo scientifico le superstizioni della Cina rurale di fronte all’obiettivo e sottomettendo i popoli africani a cui “si portava conoscenza e ricchezza”, con un atteggiamento ed una teoria opposti a quelli del Grand Tour, segnandone la fine e lasciando in ricordo delle infelici ed amare fotografie, che negli anni porranno nuovi interrogativi e prese di coscienza nei confronti di queste conquiste.
Verso la fine del secolo, nel 1888 Kodak lanciò la prima fotocamera con rullino destinata ad un pubblico non professionista, cambiando per sempre le sorti della fotografia, avviata come il viaggio in una direzione continuamente più raggiungibile e presente nell’esperienza umana.
Domande da interrogazione
- Qual era lo scopo principale del Grand Tour nel XVII secolo?
- Perché l'Italia era una meta popolare durante il Grand Tour?
- Qual era il ruolo del tutor durante il Grand Tour?
- Come veniva documentato il viaggio durante il Grand Tour?
- Come è cambiato il concetto di viaggio e documentazione nel tempo?
Il Grand Tour era un viaggio formativo per la giovane nobiltà europea, volto a confermare l'educazione, scoprire nuove culture e lingue, e acquisire buone maniere e conoscenze artistiche.
L'Italia era apprezzata per il suo fascino intellettuale e il suo ruolo centrale nel Rinascimento, offrendo un ricco patrimonio artistico e culturale da esplorare.
Il tutor accompagnava i giovani per guidarli e soddisfare i propri interessi culturali, simile a una guida turistica moderna, e poteva essere affiancato da altri esperti a seconda delle possibilità economiche della famiglia.
I viaggi erano documentati attraverso diari contenenti testi, cartine, disegni, acquerelli e fotografie, che richiedevano un'attenta osservazione e spesso coinvolgevano artisti per la produzione figurativa.
Con l'avvento della rivoluzione industriale e l'invenzione del viaggio organizzato, il turismo divenne più accessibile, e la fotografia iniziò a giocare un ruolo crescente nella documentazione, evolvendo verso un approccio più commerciale e propagandistico.