Concetti Chiave
- Il settore pubblico ha raggiunto dimensioni pari a quello privato dalla seconda metà del Novecento, influenzando l'economia moderna.
- L'economia pubblica studia l'attività economica del settore pubblico, focalizzandosi su allocazione delle risorse, redistribuzione del reddito e stabilizzazione economica.
- Lo Stato interviene nell'economia per affrontare fallimenti di mercato, stabilizzare l'economia e garantire equità nella distribuzione del reddito.
- I fallimenti dei pubblici poteri possono derivare da carenze informative, controllo inefficiente e influenze di gruppi di interesse.
- L'allocazione ottimale delle risorse, secondo il teorema di Pareto, si raggiunge in mercati di concorrenza perfetta, con possibilità di modifica attraverso la redistribuzione delle risorse.
Stato e mercato
A partire dalla seconda metà del Novecento il settore pubblico si è esteso fino a occupare oggi uno spazio pari al settore privato. L’economia pubblica è la disciplina scientifica che studia l’attività economica del settore pubblico. Essa si occupa di tre differenti questioni: 1. l’allocazione delle risorse scarse al fine di individuare le condizioni necessarie per avere un’efficiente allocazione; se questa non si verifica si ha un fallimento del mercato; 2.
la redistribuzione del reddito, ossia una modifica della distribuzione del reddito effettuata dal mercato. Il problema, in questo caso, non riguarda l’efficienza ma l’equità; 3. la stabilizzazione del reddito ossia la riduzione delle oscillazioni del reddito causate dalle fluttuazioni della domanda. Lo Stato interviene nel sistema economico per definire i poteri del proprietario e garantire il rispetto dei contratti, per far fronte ai casi di fallimento del mercato, per stabilizzare le fluttuazioni cicliche, per redistribuire il reddito e assicurare la produzione di beni meritori. L’intervento dello Stato, però, può essere a sua volta fonte di problemi e, in tal caso, si ha un fallimento dei pubblici poteri. Tali fallimenti dipendono dalla carenza di informazioni, dallo scarso controllo delle reazioni dei privati, dalla difficoltà di controllare i burocrati e dall’influenza dei gruppi di interesse. L’opportunità dell’intervento dei pubblici poteri va perciò valutata caso per caso. Per quanto riguarda l’allocazione delle risorse scarse, si definisce “ottimale” – nel significato paretiano – un’allocazione tale che non permette di migliorare il benessere di un soggetto senza peggiorare quello di un altro. Il primo teorema dell’economia del benessere dimostra che tale allocazione è raggiunta se il mercato è in concorrenza perfetta. Il secondo teorema dell’economia del benessere, invece, dimostra che qualunque allocazione ottimale voluta può essere raggiunta modificando opportunamente le risorse a disposizione degli agenti economici.