Concetti Chiave
- Il concetto di "buon costume" è un limite esplicito alla libertà di pensiero, ma esistono anche limiti impliciti legati ad altre espressioni della libertà.
- La Corte ha riconosciuto la necessità di bilanciare l'esercizio dei diritti per evitare che un diritto pregiudichi l'esercizio di altri.
- La legislazione identifica "idee pericolose", la cui attuazione pratica può danneggiare la comunità, come limiti alla libertà di espressione.
- Non è il contenuto dell'idea a limitare la sua espressione, ma le modalità di attuazione, specialmente se discriminatorie o diffamatorie.
- La violazione della libertà di espressione prevede una riserva di legge rinforzata, con il sequestro della stampa possibile solo con atto motivato del giudice.
Il concetto di buon costume
Molti autori e giuristi si sono chiesti se, leggendo l’intera carta costituzionale, il concetto di buon costume sia l’unico limite alla libertà di pensiero. Essi si sono dunque chiesti se vi sia la possibilità di affiancare tale limite esplicito ad alcuni limiti impliciti ad altre forme di espressione della libertà di pensiero e opinione. La Corte ha in parte risposto affermativamente a tale interrogativo, (G) sostenendo la necessità di trovare una misura che consenta di bilanciare l’esercizio di ogni diritto senza che ciò leda l’esercizio di altri diritti. A tal fine la legislazione si è proposta di individuare le cosiddette «idee pericolose», la cui espressione o concretizzazione possa creare nocumento alla comunità. Si pensi, ad esempio, all’idea fondante del partito nazista o fascista.
Limiti impliciti alla libertà
Sul piano giuridico, non è il contenuto dell’idea ad impedire che essa sia espressa, bensì le sue concrete modalità di attuazione: laddove esse si manifestino attraverso condizioni discriminatorie o diffamatorie, esse non potranno essere propagandate bensì limitate; se, al contrario, un’idea discriminatoria si mantiene sul piano teorico e dell’espressione generale, la sua libera manifestazione non potrà essere in alcun caso vincolata ai sensi dell’articolo 21.
Riserva di legge rinforzata
Proprio come nel caso della libertà di circolazione, la violazione della libertà di espressione prevede una riserva di legge rinforzata: l’articolo 21 prevede infatti la possibilità di sequestro della stampa solo con atto motivato del giudice (riserva giudiziaria) e nel caso di delitti (diffamazione, spergiuro, ecc) che violino le norme prescritte dalla legge stessa.
Analogamente a quanto previsto dall’articolo 13, nell’ambito della violazione della libertà di espressione è previsto che, in casi di necessità e d’urgenza, il sequestro della stampa può essere deferito da ufficiali di polizia, che sono tenuti a sottoporre tale sequestro al giudizio del giudice, il quale dovrà consolidarlo o estinguerlo entro un limite massimo di altre 24 ore.
Domande da interrogazione
- Quali sono i limiti impliciti alla libertà di pensiero e opinione secondo la Corte?
- In che modo la legislazione gestisce le idee discriminatorie?
- Quali sono le condizioni per il sequestro della stampa secondo l'articolo 21?
La Corte sostiene la necessità di bilanciare l'esercizio di ogni diritto senza ledere altri diritti, individuando "idee pericolose" la cui espressione possa nuocere alla comunità.
Le idee discriminatorie non possono essere propagate se si manifestano in modo discriminatorio o diffamatorio, ma possono essere espresse liberamente se rimangono sul piano teorico.
Il sequestro della stampa è possibile solo con atto motivato del giudice in caso di delitti che violano la legge, e in casi urgenti, può essere deferito da ufficiali di polizia, ma deve essere confermato dal giudice entro 24 ore.