Concetti Chiave
- L'interpretazione analogica colma lacune normative applicando a casi non previsti discipline di casi simili, distinguendosi in analogia legis e iuris.
- L'analogia legis applica norme esistenti a casi simili, mentre l'analogia iuris si basa sui principi generali dell'ordinamento quando mancano norme specifiche.
- L'art. 14 delle preleggi vieta l'uso dell'analogia in leggi penali e speciali, garantendo un'interpretazione precisa e restrittiva.
- Il criterio di stretta interpretazione si applica ai diritti fondamentali della Costituzione, evitando restrizioni o lesioni dei diritti.
- L'interpretazione autentica è effettuata dal legislatore per chiarire il significato di leggi precedenti dubbie, differenziandosi dall'attività interpretativa generale.
Interpretazione analogica del diritto
Nell’art. 12 delle preleggi si fa riferimento all’interpretazione analogica come rimedio per colmare lacune o vuoti normativi rilevanti, che richiedono cioè una soluzione giuridica. L’analogia consiste nell’applicare a un caso non previsto una disciplina prevista per casi simili. Si distinguono due tecniche. Quando la lacuna può essere colmata rinviando appunto alla disciplina dettata per un caso simile o per materie analoghe, si ha la analogia legis: ad esempio, quando la navigazione aerea cominciò a svilupparsi e non c’erano ancora norme in materia, si applicò il codice della navigazione marittima.
Nel caso in cui invece manchino anche norme che regolino casi simili, la lacuna può essere colmata facendo ricorso ai principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato (da non confondere col concetto, più ristretto, di principi supremi dell’ordinamento costituzionale, ricavabili per via interpretativa dal complesso delle norme vigenti, e si ha la analogia iuris.L’art. 14 delle preleggi prevede un’importante deroga all’interpretazione analogica, stabilendo il divieto di analogia per le leggi penali e per le leggi speciali (quelle che fanno eccezione rispetto a discipline di carattere generale).
Per le disposizioni della Costituzione che prevedono diritti fondamentali vale il criterio di stretta interpretazione: in caso di dubbio, l’interprete non può attribuire alle disposizioni costituzionali un significato in alcun modo restrittivo o lesivo dei diritti fondamentali da esse previsti (favor libertatis). La pluralità degli interpreti del diritto, peraltro, è causa di possibili differenti interpretazioni normative. Nel nostro ordinamento esistono due modi principali per ricondurre a unità le divergenze di interpretazione fra gli operatori giuridici, soprattutto fra i giudici. Basti pensare alla funzione nomofilattica della Corte di cassazione; nonché al ruolo privilegiato della Corte costituzionale, come organo di chiusura del sistema costituzionale nel suo complesso.
Dall’attività di interpretazione vista fino a questo punto va nettamente tenuta distinta l’interpretazione autentica, ossia l’interpretazione effettuata con legge dal legislatore stesso (per tale ragione ritenuta, solo simbolicamente, «autentica»), con riferimento a un precedente testo legislativo di dubbio significato.
Domande da interrogazione
- Cosa si intende per interpretazione analogica nel diritto?
- Quali sono le due tecniche di interpretazione analogica menzionate nel testo?
- Quali sono le limitazioni all'uso dell'interpretazione analogica secondo l'art. 14 delle preleggi?
L'interpretazione analogica è un rimedio per colmare lacune normative applicando a un caso non previsto una disciplina prevista per casi simili, come descritto nell'art. 12 delle preleggi.
Le due tecniche sono l'analogia legis, che applica norme di casi simili, e l'analogia iuris, che si basa sui principi generali dell'ordinamento giuridico quando mancano norme per casi simili.
L'art. 14 delle preleggi vieta l'uso dell'interpretazione analogica per le leggi penali e le leggi speciali, che fanno eccezione rispetto a discipline generali.