Concetti Chiave
- Le formule elettorali maggioritarie permettono a una sola parte di vincere, ma potrebbero contrastare con il pluralismo degli stati liberaldemocratici.
- Un organo collegiale rappresentativo deve riflettere la collettività sia territorialmente che politicamente, evitando l'uniformità tra gli eletti.
- Per garantire rappresentanza, si possono usare sia formule maggioritarie sia proporzionali, adattandosi al numero di forze politiche e alla distribuzione dei consensi.
- In caso di nessun candidato vincente al primo turno, si procede a un secondo turno con regole specifiche su quali candidati partecipano.
- Le formule maggioritarie garantiscono che chi ottiene più voti conquista tutta la posta, favorendo la rappresentanza territoriale e politica.
Indice
Elezione di organi collegiali
Quando si tratta di eleggere non un organo monocratico ma un organo collegiale, si può in teoria immaginare una formula che permetta a una parte sola di vincere: per esempio, si fanno votare liste di candidati e quella che ottiene più voti elegge l’intero organo. Ma ciò andrebbe contro il principio del pluralismo proprio degli stati liberaldemocratici. Al contrario ci si attende che l’organo collegiale sia rappresentativo della collettività, sotto il profilo territoriale e sotto il profilo politico. In altre parole, si cerca di fare in modo che non tutti gli eletti siano espressione dello stesso territorio o appartengano allo stesso partito. Questa capacità di rappresentare può essere ottenuta, a seconda del numero di forze politiche in campo e della distribuzione dei consensi degli elettori, sia con formule maggioritarie sia con formule proporzionali
Secondo turno e ballottaggio
In entrambi i casi ciò impone che si stabilisca cosa fare nel caso in cui nessun candidato la raggiunga. In genere si procede a un secondo turno: allora si deve stabilire anche quali dei candidati del primo turno partecipano al secondo. Se la partecipazione è limitata ai primi due, siamo davanti a un ballottaggio (in Italia così viene eletto il sindaco nei comuni oltre 15.000 abitanti). Se non si vuole limitare la partecipazione a due, si può stabilire un altro numero qualsiasi (i primi tre o i primi quattro), oppure una percentuale minima di voti (partecipano al secondo turno tutti coloro che ottengono ad es. almeno il 10 o il 15%). In ogni caso si è di fronte a un esito maggioritario del voto: a vincere è una parte sola, quella cui appartiene chi alla fine risulta l’unico eletto.
Formule maggioritarie e pluralismo
Le formule maggioritarie sono quelle in base alle quali chi prende più voti conquista l’intera posta in palio, che si tratti di un solo seggio o di più seggi. Se, ad esempio, per eleggere un collegio formato da 100 componenti si fanno votare gli elettori in altrettanti collegi uninominali (che eleggono ciascuno un solo candidato), si può in genere garantire il pluralismo politico, oltre ovviamente alla rappresentanza del territorio di ogni collegio.
Domande da interrogazione
- Qual è il principio fondamentale delle formule elettorali maggioritarie per organi collegiali?
- Come si gestisce il caso in cui nessun candidato raggiunge la maggioranza al primo turno?
- In che modo le formule maggioritarie possono garantire il pluralismo politico?
Le formule elettorali maggioritarie mirano a garantire che chi ottiene più voti conquisti l'intera posta in palio, mantenendo comunque il pluralismo politico e la rappresentanza territoriale.
Si procede a un secondo turno, stabilendo quali candidati del primo turno partecipano al secondo, come nel caso del ballottaggio in Italia per i sindaci nei comuni oltre 15.000 abitanti.
Le formule maggioritarie possono garantire il pluralismo politico attraverso l'elezione in collegi uninominali, dove ogni collegio elegge un solo candidato, assicurando così la rappresentanza di diverse aree e forze politiche.