Concetti Chiave
- La Carta UE supporta la donazione di organi post-mortem per trapianti, ma persistono resistenze legate alla paura della morte.
- La legge italiana del 1999 ha introdotto il "silenzio-assenso" per la donazione di organi, superando l'obbligo di consenso esplicito precedente.
- Ogni cittadino italiano maggiorenne possiede una tessera per esprimere la volontà sulla donazione di organi, dove un "no" firmato impedisce l'espianto.
- L'attuazione del "silenzio-assenso" è ostacolata dall'assenza di una banca dati nazionale, necessaria per registrare le posizioni dei cittadini.
- In mancanza di dati ufficiali, i familiari possono opporsi all'espianto, riportando il sistema al punto di partenza.
La donazione di organi in Europa
La Carta UE non esclude la donazione degli organi, a scopo di trapianto, successivamente alla morte; anzi tale pratica deve essere incoraggiata. La donazione, però, incontra ancora resistenze, che si annidano nella nostra paura di affrontare il tema della morte. A questo proposito in Italia la normativa è stata completamente modificata da una legge del 1999, relativa al prelievo di organi e tessuti. Prima del 1999 bisognava esplicitamente autorizzare la donazione dei propri organi dopo la morte, e questo avveniva raramente. Invece la legge del 1999 prevede la possibilità del "silenzio-assenso": l'autorizzazione alla donazione degli organi si considera concessa, se non c'è una dichiarazione contraria fatta prima della morte. In particolare, dal 1999 ogni cittadino italiano maggiorenne possiede una tessera (Dichiarazione di volontà sulla donazione di organi e tessuti), dove sono presenti le seguenti parole: "Dichiaro di voler donare i miei organi e tessuti dopo la morte a scopo di trapianto" e solo un "no", con firma, su tale tessera si può impedire l'espianto dopo la morte.
Problemi attuativi del silenzio-assenso
Tutto risolto? Purtroppo no. Se oggi un potenziale donatore muore senza aver indicato la propria volontà, un familiare può presentare opposizione scritta all'espianto degli organi. Come è possibile? A bloccare la concreta attuazione del "silenzio-assenso", è la mancata creazione di una banca dati nazionale, che dovrebbe contenere la posizione di tutti i cittadini (assenso, dissenso, silenzio-assenso). La legge del 1999 prevede infatti che il silenzio di un potenziale donatore equivale ad assenso all'espianto solo se il donatore è stato in precedenza informato dei suoi diritti e non ha comunicato la propria volontà. In assenza di questa banca dati, una norma transitoria della legge del 1999 afferma che spetta ai familiari interpretare e riferire la potenziale volontà del donatore: di fatto siamo ritornati al punto di partenza.
Domande da interrogazione
- Qual è il principio del "silenzio-assenso" nella donazione di organi in Italia?
- Quali sono i problemi attuativi del "silenzio-assenso"?
- Cosa succede se un potenziale donatore muore senza aver espresso la propria volontà?
Il principio del "silenzio-assenso" prevede che l'autorizzazione alla donazione degli organi si considera concessa se non c'è una dichiarazione contraria fatta prima della morte.
La mancata creazione di una banca dati nazionale che contenga la posizione di tutti i cittadini impedisce l'attuazione concreta del "silenzio-assenso", lasciando ai familiari il compito di interpretare la volontà del donatore.
Se un potenziale donatore muore senza aver indicato la propria volontà, un familiare può presentare opposizione scritta all'espianto degli organi, a causa dell'assenza di una banca dati nazionale.