Concetti Chiave
- Nietzsche ha evidenziato che ogni esistenza consapevole è interpretante, influenzando il sapere umano.
- Giustiniano credeva che le sue leggi non necessitassero di interpretazione, ma i giuristi medievali capirono che era inevitabile.
- Accursio ha distinto tra interpretazione come significato palese e come correzione, restringimento o estensione delle leggi.
- I giuristi medievali attualizzarono il Corpus Iuris Civilis tramite correctio e interpretazione esegetica.
- Nietzsche sostiene che esistono solo interpretazioni, non fatti, sottolineando il ruolo centrale dell'interpretazione nelle leggi.
Disposizioni giuridiche interpretate
Il carattere prospettico del nostro conoscere è stato messo in luce da Nietzsche, il quale ha scritto: «Ogni esistenza consapevole è un’esistenza interpretante»: ciascuno di noi costituisce un’esistenza interpretante. Ciò pone il problema dell’ineliminabile condizionamento del sapere umano.
Solo pochi e ingenui giuristi hanno creduto che le disposizioni da loro redatte potessero essere esenti dall’esegesi. Tra questi figura Giustiniano, il quale ha scritto: «Nessuno osi apporre commenti a queste nostre leggi».
Gli interpreti medievali, però, si sono resi conto che non fosse in alcun caso possibile obbedire al divieto giustinianeo: ogni disposizione necessita di un’interpretazione.
Ancora a proposito del concetto di interpretazione, Accursio scrisse: «l’interpretazione denota in senso proprio il significato palese di un vocabolo».
Tuttavia, in senso più ampio, l’interpretazione si riferisce alla correzione, al restringimento e all’estensione di una legge
Il restringimento è necessario quando il legislatore plus dixit quam voluit, cioè quando dice più di quanto avrebbe voluto: in questo caso è necessario «restringere» il testo.
L’estensione, invece, ha luogo quando il legislatore minus dixit quam voluit, cioè quando è stato troppo sintetico nel suo parlare: in questo caso è necessario ampliare il testo.
La correzione, infine, si esplica non soltanto quando la legge è eliminata del tutto, ma anche quando ad essa si aggiunge o si detrae qualcosa.
I giuristi medievali si assunsero il compito di rendere attuale un testo scritto un millennio prima: il Corpus Iuris Civilis, attualizzato proprio tramite la correctio e all’interpretazione esegetica.
Anche i fatti portati al giudizio del giurista vanno ugualmente interpretati: i giuristi medievali, infatti, si ponevano il problema di etichettare un fatto in una specifica categoria (quaestio nomen)
Nietzsche, addirittura, sostiene che «non esistono fatti ma esclusivamente interpretazioni».
In sintesi, è possibile dire che La parola interpretazione racchiude la relazione della legge con il mondo e con gli uomini.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dell'interpretazione nel contesto giuridico secondo il testo?
- Come si differenziano restringimento, estensione e correzione nell'interpretazione delle leggi?
- Perché i giuristi medievali si concentravano sull'interpretazione dei testi giuridici antichi?
L'interpretazione è fondamentale nel contesto giuridico poiché ogni disposizione necessita di un'interpretazione per essere applicata correttamente, come evidenziato dagli interpreti medievali e da Nietzsche.
Il restringimento si applica quando il legislatore ha detto più di quanto volesse, l'estensione quando ha detto meno, e la correzione quando si modifica o si aggiunge qualcosa alla legge.
I giuristi medievali si concentravano sull'interpretazione per attualizzare testi antichi come il Corpus Iuris Civilis, rendendoli rilevanti e applicabili al loro contesto contemporaneo.