Concetti Chiave
- Le norme internazionali influenzano il diritto del lavoro italiano, ma devono rispettare i controlimiti costituzionali.
- Le fonti dell'Unione Europea sono sovraordinate rispetto alle leggi interne, diversamente dalle norme internazionali.
- Il diritto internazionale del lavoro ha un impatto significativo, sebbene meno invasivo di quello comunitario.
- Principali fonti includono la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e le convenzioni dell'OIL.
- Nonostante i propositi positivi, l'attuazione delle norme internazionali è spesso limitata dalla loro efficacia indiretta.
Il diritto internazionale del lavoro
L’adesione a trattati o convenzioni internazionali obbliga l’Italia ad applicare le norme in essi contenute, le quali si pongono come fonti interposte: travalicano le leggi ordinarie ma devono rispettare i controlimiti costituzionali. Ancora più pressanti sono le fonti dell’unione europea, sovraordinate rispetto a quelle interne.
L’ingerenza internazionale e comunitaria influenza anche il diritto del lavoro.
Pertanto, il diritto internazionale del lavoro, anche se meno «invasivo» di quello comunitario, ha un grande impatto sulla disciplina interna. Le principali fonti pattizie inerenti il lavoro sono:
- la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948;
- il patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966;
- la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950, la cui applicazione è garantita dalla corte Edu di Strasburgo. La convenzione fa perlopiù riferimento ai diritti civili e politici, ma nel corso degli anni la corte Edu ne ha ricavato anche diritti di natura sociale (come quello del lavoro) servendosi dell’attività interpretativa;
- la carta sociale europea, adottata dal Consiglio d’Europa nel 1961;
- le convenzioni adottate dall’Oil, organizzazione internazionale del lavoro istituita a Ginevra nel 1919. Una delle più importanti iniziative dell’Oil è stata la Dichiarazione del 1998 sui quattro diritti fondamentali, che propugnava l’abolizione del lavoro forzato, la libertà di associazione, la contrattazione collettiva e il divieto di discriminazioni sul lavoro.
I buoni propositi della normativa internazionale, purtroppo, restano spesso solo teorici a causa della sua efficacia indiretta: i destinatari di tali norme (gli stati) di solito sono restii ad attuarle.
Domande da interrogazione
- Qual è l'impatto del diritto internazionale del lavoro sulla legislazione italiana?
- Quali sono le principali fonti pattizie del diritto internazionale del lavoro?
- Quali sono le difficoltà nell'applicazione delle norme internazionali sul lavoro?
Il diritto internazionale del lavoro, sebbene meno invasivo di quello comunitario, ha un grande impatto sulla disciplina interna italiana, influenzando le norme attraverso trattati e convenzioni che devono rispettare i controlimiti costituzionali.
Le principali fonti pattizie includono la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, il patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo del 1950, la carta sociale europea del 1961 e le convenzioni dell’Oil.
Le norme internazionali sul lavoro spesso restano teoriche a causa della loro efficacia indiretta, poiché gli stati destinatari sono solitamente restii ad attuarle.