Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • La riforma del diritto delle società non quotate ha introdotto regole per ridurre i costi di transazione aziendali con l'obiettivo di sostenere la crescita e la competitività delle imprese.
  • Il decreto legislativo 6/2003 mirava a superare le limitazioni dell'autonomia privata imposte dalla codificazione del 1942, favorendo lo sviluppo delle piccole unità produttive italiane.
  • La riforma puntava a ridurre i vincoli e potenziare l'autonomia statutaria, offrendo nuovi strumenti per raccogliere capitali direttamente sul mercato.
  • Nonostante le nuove norme, l'adozione degli istituti societari non ha incontrato un grande successo, e le imprese hanno continuato a preferire il finanziamento tramite capitale di debito.
  • La riforma non ha pienamente raggiunto i suoi obiettivi, con le imprese che non hanno sfruttato appieno le opportunità di autorganizzazione offerte.

Decreto legislativo 6/2003

Le revisioni più recenti del diritto commerciale hanno solo in parte prodotto gli effetti sperati. La riforma del diritto delle società non quotate (d.lgs. n. 6/2003 e d.lgs. n. 310/2004) ha introdotto nuove regole per diminuire i costi di transazione che le imprese quotidianamente sopportano nell’esercizio della propria attività economica con l’obiettivo, esplicitamente richiamato dal legislatore, di favorire «la nascita, la crescita e la competitività delle imprese anche attraverso il loro accesso ai mercati interni e internazionali dei capitali».
La convinzione era quella che la codificazione del 1942, basata su modelli organizzativi fortemente limitativi dell’autonomia privata, non valorizzasse adeguatamente le potenzialità imprenditoriali rivelandosi quindi fattore di freno allo sviluppo di un tessuto economico caratterizzato dalla presenza dominante di unità produttive di piccole dimensioni.

Regole meno invasive, maggiore spazio all’autonomia statutaria, nuovi strumenti per raccogliere risorse direttamente sul mercato alleggerendo gli oneri del credito bancario, sono gli elementi caratterizzanti una riforma volta a rimuovere rilevanti vincoli alla crescita della struttura produttiva italiana.
Ma il bilancio non risulta del tutto positivo: i nuovi istituti societari non hanno avuto sempre un grande successo, le imprese non hanno utilizzato appieno gli spazi di autorganizzazione messi a disposizione dalla riforma, né si è invertita la tendenza a finanziarsi per il tramite preferenziale di capitale di debito.

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