Concetti Chiave
- L'articolo 41 della Costituzione italiana sancisce la libertà di iniziativa economica privata, sostenendo indirettamente la concorrenza tra imprese per migliorare efficienza e ridurre i costi.
- Esistono limiti legali alla concorrenza: i dipendenti, soci o amministratori non possono fare concorrenza alla propria azienda, e l'imprenditore venditore è limitato per 5 anni.
- I patti di non concorrenza possono essere stipulati tra imprenditori per un massimo di 5 anni, regolando attività e zone specifiche, e i cartelli possono risultare illeciti secondo l'Autorità Antitrust.
- Gli atti di concorrenza sleale includono la confusione del consumatore, la denigrazione dei prodotti altrui e atti contrari alla correttezza professionale, con possibilità di azioni legali di contraffazione.
- La collusione tra imprese, come cartelli e trust, può influenzare negativamente la concorrenza e i prezzi, ed è vietata se crea posizioni di mercato dominanti oltre determinate soglie di fatturato.
Concorrenza
L’articolo 41 della Costituzione afferma che “l’iniziativa economica privata è libertà”. Riconoscendo la libertà di impresa, tutela indirettamente la concorrenza tra gli imprenditori, incentivando la presenza di più imprese sul mercato. La concorrenza stimola la competizione fra le imprese che vorranno migliorare la propria efficienza per ridurre i costi e consentire un abbassamento dei prezzi.
Limiti legali alla concorrenza:
- Il dipendente non può farla al suo datore di lavoro
- Il socio della società di persone e gli amministratori delle società di capitali non possono farla alla società
- L’imprenditore alienante di un impresa non può farla per una durata di 5 anni
Limiti convenzionali (o pattizi) alla concorrenza: l’art.
2956 c.c. afferma che gli imprenditori possono stipulare patti di non concorrenza, per una data zona o attività, per non più di 5 anni.A questi limiti devono attenersi i “cartelli”, ovvero accordi in cui gli imprenditori fissano tra loro condizioni di vendita, livelli di prezzo, quantità di produzione e zona di distribuzione. I “cartelli” possono anche essere illeciti (es. quello della droga) e spesso sono riconosciuti dall’Autorità Antitrust come lesivi alla concorrenza.
L’art. 2598 c.c. afferma che gli atti di concorrenza sleale sono:
- Atti che creano confusione nel consumatore (usando nomi o segni distintivi che possono creare confusione con quelli usati legittimamente da altri)
- Atti di denigrazione dei prodotti altrui (diffondendo notizie idonee a determinare il discredito sul prodotto o sull’attività di un concorrente; la pubblicità superlativa non è consentita ma quella comparativa sì)
- Atti contrari alle regole della correttezza professionale (comprende tutti gli atti di concorrenza sleale che non entrano nei due precedenti punti; es. spionaggio industriale e ribassi di prezzi con vendite sottocosto)
Contro gli atti di concorrenza sleale si può intraprendere l’azione legale di contraffazione.
Le imprese possono influenzare l’azione dei consumatori inducendo i desideri d’acquisto e influenzando i consumi attraverso la pubblicità e le forme di collusione.
Si ha la collusione quando le imprese evitano di farsi concorrenza concordando politiche industriali e commerciali per non danneggiarsi a vicenda. Spesso decidono di aumentare i prezzi di beni dello stesso tipo, a discapito dei consumatori.
La collusione può assumere la forma di:
- Cartello
- Trust (gruppo di imprese sotto un'unica direzione che regolano la propria condotta attraverso un accordo legale. La concentrazione tra le imprese avviene per fusioni societarie o per l’acquisto di azioni che consentono il controllo delle società concorrenti. Il trust è vietato quando supera precise soglie di fatturato [260.000.000 €] e crea una posizione dominante di queste imprese sul mercato, alterando la concorrenza)
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della concorrenza secondo l'articolo 41 della Costituzione?
- Quali sono i limiti legali alla concorrenza?
- Cosa prevede l'articolo 2598 c.c. riguardo alla concorrenza sleale?
- In che modo le imprese possono influenzare i consumatori e quali forme può assumere la collusione?
L'articolo 41 della Costituzione afferma che l'iniziativa economica privata è libertà, tutelando indirettamente la concorrenza tra imprenditori e incentivando la presenza di più imprese sul mercato per migliorare l'efficienza e ridurre i costi.
I limiti legali includono il divieto per i dipendenti di fare concorrenza al datore di lavoro, per i soci e amministratori di società di fare concorrenza alla società, e per l'imprenditore alienante di un'impresa di fare concorrenza per 5 anni.
L'articolo 2598 c.c. definisce atti di concorrenza sleale quelli che creano confusione nel consumatore, denigrano i prodotti altrui, o sono contrari alle regole della correttezza professionale, come lo spionaggio industriale e le vendite sottocosto.
Le imprese possono influenzare i consumatori attraverso la pubblicità e la collusione, che può assumere la forma di cartelli o trust, dove le imprese concordano politiche per evitare la concorrenza e spesso aumentano i prezzi a discapito dei consumatori.