Concetti Chiave
- L'interpretazione giuridica è un argomento complesso che interessa giuristi, filosofi e dialettici, come illustrato nel trattato di Emilio Betti del 1955.
- Isidoro di Siviglia definisce l'interprete come un ponte tra due linguaggi, basandosi sull'etimologia della parola "interpretazione".
- L'interprete cerca di scoprire il senso autentico di parole offuscate da nuovi elementi nel tempo.
- Un esempio dal vangelo di San Luca evidenzia come l'interpretazione può cambiare il significato del testo tra diverse traduzioni.
- L'episodio evangelico dimostra che comprendere un'espressione verbale richiede andare oltre la superficie delle parole.
Il tema dell’interpretazione può essere trattato sotto molti punti di vista: quello dei giuristi; dei filosofi; dei dialettici, ecc.
Il giurista Emilio Betti, ad esempio, nel 1955 scrisse un trattato intitolato «teoria generale dell’interpretazione», di circa mille pagine, in cui l’autore riflette su questa parola chiave non soltanto nell’ambito degli studi giuridici.
Il concetto di interpretazione è stato definito da Isidoro di Siviglia, autore di «Etimologie», trattato destinato ad esercitare una grande influenza sulla cultura giuridica e letteraria del medioevo. Egli scrive che l’interprete è colui che si pone come termine medio tra due linguaggi quando traduce.
Il ruolo dell'interprete
La definizione di Isidoro scaturisce direttamente dall’etimologia della parola «interpretazione!. Egli, infatti, attiene all’etimo della parola: atto vero (senso autentico), che con il progredire del tempo viene ottenebrato da nuovi elementi.
L’interprete, dunque, è colui che costituisce una sorta di ponte tra due diversi soggetti: colui che parla o scrive e colui che si propone di capire il senso autentico delle parole che adopera.
Esempio evangelico di interpretazione
Il concetto di interpretazione può essere compreso ancora più chiaramente tramite un esempio, tratto dal vangelo di San Luca (10, 26), in cui è scritto: ed ecco che un maestro della legge si fece avanti per tentare Gesù.
Maestro: «cosa devo fare per avere la vita eterna?»
Gesù: «Cosa hai scritto nella legge? Cosa leggi?»
Maestro: «Amerai il signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, forza e mente. E amerai il tuo prossimo come ami te stesso»
Gesù: «Fai questo e vivrai»
Questa versione del testo attiene alla traduzione italiana. Guardando il testo latino, però, il passo viene esposto in maniera diversa. La differenza riguarda in particolare il seguente verso:
Gesù: «Cosa hai scritto nella legge? Cosa leggi?»
Nel testo latino, però, la frase appare diversamente: «Quo modo legis?», che non vuol dire cosa leggi, bensì come leggi.
Le due versioni, dunque, presentano un’enorme differenza.
Questo episodio lascia trasparire in modo evidente il problema dell’interpretazione. L’espressione verbale, infatti, deve essere compresa al di là della superficie delle parole.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dell'interprete secondo Isidoro di Siviglia?
- Come viene illustrato il concetto di interpretazione nel vangelo di San Luca?
- Qual è la differenza principale tra la versione italiana e quella latina del dialogo nel vangelo di San Luca?
Secondo Isidoro di Siviglia, l'interprete è colui che funge da ponte tra due linguaggi, traducendo e cercando di comprendere il senso autentico delle parole.
Nel vangelo di San Luca, il concetto di interpretazione è illustrato attraverso un dialogo tra Gesù e un maestro della legge, evidenziando la differenza tra la traduzione italiana e il testo latino, che pone l'accento su "come leggi" piuttosto che "cosa leggi".
La differenza principale è che nella versione italiana Gesù chiede "Cosa leggi?", mentre nel testo latino la domanda è "Quo modo legis?", che significa "come leggi", sottolineando l'importanza dell'interpretazione.