Concetti Chiave
- Il commercio di organi è vietato dalla Carta UE, ma continua a essere una pratica diffusa, soprattutto nei paesi poveri.
- La controversia etica riguarda la disponibilità a comprare organi in situazioni di emergenza personale.
- Amnesty International denuncia l'uso di organi di condannati a morte in Cina, spesso senza consenso.
- Prima delle esecuzioni, i prigionieri subiscono analisi cliniche per valutare l'idoneità degli organi per i trapianti.
- Esiste il sospetto che i risultati delle analisi influenzino la decisione di condanna e la tempistica delle esecuzioni.
Il divieto di lucro sul corpo umano
E' vietato "fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro" (art. 3 Carta UE). La vergognosa pratica del commercio di organi, che colpisce sopratutto i bambini dei Paesi più poveri, è un fatto risaputo e certamente non nuovo. Anche in questo caso non possiamo non porci una domanda: per principio siamo tutti contrari al commercio di organi, mai siamo disposti ad affermare che non acquisteremmo mai un organo per salvare la nostra vita o quella di una persona che amiamo?
La denuncia di Amnesty International
A questo riguardo, una pratica assolutamente immorale è quella denunciata da Amnesty International, secondo cui la maggior parte degli organi trapiantati in Cina proviene da condannati a morte; la legge cinese prevede che l'espianto avvenga solo dopo il consenso del condannato o della sua famiglia, ma questo non viene quasi mai richiesto. Prima dell'esecuzione i prigionieri selezionati per l'asportazione di organi verrebbero sottoposti ad analisi cliniche finalizzate ai futuri trapianti. Esiste anche il dubbio atroce che dall'esito di tale analisi dipenda la scelta di condannare, o meno, a morte, e la decisione sui tempi delle esecuzioni capitali (il condannato deve essere ucciso subito, perchè dopo qualche giorno i suoi organi non sarebbero più utili).