Concetti Chiave
- L'articolo 45 della Convenzione di Vienna impedisce agli Stati di contestare la validità di un trattato se sono stati acquiescenti, secondo il principio di estoppel.
- Gli articoli 61 e 62 specificano che uno Stato non può invocare l'invalidità di un trattato per impossibilità sopravvenuta o mutamento delle condizioni se ha contribuito a tali circostanze con atti illeciti.
- Il principio di buona fede è essenziale nel diritto internazionale e si collega alla responsabilità internazionale degli Stati.
- L'equità infra legem è spesso usata per interpretare il diritto internazionale per colmare lacune e trovare compromessi tra diverse interpretazioni.
- Il diritto internazionale è formato da fonti diverse, tra cui scritte, consuetudinarie e unilaterali, richiedendo un approccio flessibile nell'applicazione delle regole.
Indice
Convenzione di Vienna e principio di estoppel
L’art. 45 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati vieta a qualunque stato di invocare l’invalidità di un trattato dopo essersi mostrato acquiescente (in conformità al principio di non contraddizione o di estoppel, il quale prevede che la mancata dichiarazione di contrarietà implica la tacita accettazione di un fatto o atto internazionale posto in essere da uno stato o, in generale, da un soggetto di diritto internazionale).
Impossibilità di esecuzione e buona fede
In relazione allo stesso tema, gli articoli 61 e 62, dispongono che in caso di impossibilità sopravvenuta di esecuzione di un trattato e di mutamento delle condizioni fondamentali, tali cause di invalidità non possano operare nel caso in cui lo Stato che le invoca abbia contribuito al loro verificarsi con atto illecito. In relazione al suddetto divieto, il principio di buonafede opera anche con riferimento alla responsabilità internazionale degli Stati. Il principio di buona fede è affiancato a quello dell’equità, termine che attiene a un principio generale di diritto, alla sua negazione e, infine, a una via di mezzo tra questi due estremi: l’equità infra legem, contra legem e praeter legem.
Equità nel diritto internazionale
Proprio l’equità infra legem viene spesso utilizzata per applicare e interpretare regole di diritto internazionale, poiché consente di colmare le lacune giuridiche e di giungere a un compromesso tra molteplici concezioni e interpretazioni del diritto internazionale, formato da fonti di vario genere (scritte, consuetudinarie, quasi giuridiche o persino unilaterali).