Il primo altorilievo - Vergine Maria
Ciò chiarito in generale, restano da proporre alcune osservazioni sulle singole rappresentazioni. E' stato bene osservato che S. Bonaventura nello Speculum Mariae Virginis aveva già detto che Maria è l'incarnazione di tutte le virtù opposte ai vizi capitali: ondeDante fa cominciare appunto da lei ogni gruppo di esempi di virtù.Tema prediletto dei pittori due-trecenteschi era l'Annunciazione, e in particolare l'umiltà della Vergine, che all'esaltante annuncio della sua divina maternità, risponde solo col dichiararsi pronta al volere di Dio.
Si può aggiungere, col Fallani, che nell'altorilievo dantesco si trovano solo le due figure, di Maria e dell'angelo, senza la raffigurazione dell'ambiente, dello sfondo (casa, pergola, ecc.) e dei segni iconografici (giglio, verga fiorita, ecc.), che nei dipinti o sculture del tempo non mancavano: sobrietà che tuttavia non testimonia un particolare rigore figurativo di Dante, dal momento che gli altri due altorilievi sono invece affollati di figure e ricchi di particolari, e che lo stesso Gabriele è altrove designato come «quelli che portò la palma / giuso a Maria» (Pd XXXII 112-113).
Re David e Traiano
I protagonisti degli altri altorilievi, David e Traiano, sono cosi appaiati nella fantasia di Dante, che stanno insieme, uno subito dopo l'altro, anche tra i «sommi» degli spiriti 'giusti e pii' che costituiscono l'Aquila del cielo di Giove (Pd XX 31-48); e di ciascuno è colà ricordato il medesimo episodio che in questo canto: la traslazione dell'arca per David, designato sia qui sia nel Paradiso come autore dei Salmi, e per Traiano l'umiltà con cui egli «la vedovella consolò del figlio» e per la quale meritò che Dio lo salvasse.Per il re biblico, si consideri poi che Dante traduce il «saltabat totis viribus» e il «sub-silientem atque saltantem» della Bibbia con «trescando alzato»: per Dante dunque egli in onore di Dio ballava una 'tresca', un popolare «ballo saltereccio», caratterizzato da «grande e veloce movimento», come dice il Buti a proposito di If XIV 40.
E' chiaro che questo ballo rendeva necessario alzarsi alquanto le vesti, ove queste fossero lunghe, come al tempo di David, donde l' «alzato»; e ciò a prescindere dalla precisa indicazione biblica in proposito («et nudatus est, quasi si nudetur unus de scurris», Il Reg.VI 20).
Noi sappiamo che la compostezza dei movimenti è per Dante essenziale attributo degli uomini superiori; e del resto Micol nella Bibbia rimprovera a David appunto di agire come un servo e un buffone. Umiliandosi in cospetto di Dio, David era dunque «più e men che re»: meno agli occhi degli uomini: più, non solo per il coraggio di umiliarsi, in sé, ma perché così la nobiltà propria dei re egli la integrava con la necessaria componente dell'umiltà rispetto a Dio.