Concetti Chiave
- Dante incontra il suo antenato Cacciaguida nel 5° cielo di Marte, unendo il tema del destino personale con la storia di Firenze.
- Cacciaguida rievoca le virtù di una Firenze antica e pacifica, in contrasto con la decadenza al tempo di Dante.
- Dante esprime la sua gratitudine e avvia un dialogo con Cacciaguida, che funge da simbolo della continuità familiare e storica.
- Cacciaguida risponde a domande su antenati, anno di nascita e popolazione di Firenze, evidenziando un passato senza conflitti civili.
- Cacciaguida conferma le profezie sull'esilio di Dante, sottolineando la futura fama del poeta nonostante le avversità.
Incontro con Cacciaguida
Nel 5° cielo, quello di Marte, fra gli spiriti militanti, Dante incontra Cacciaguida, un suo antenato, la cui anima splendente si pone ai piedi della croce su cui lampeggia la figura di Cristo. L’episodio ci fa pensare all’incontro di Enea con il padre Anchise, narrato nel libro VI dell’Eneide.
Cacciaguida è un antenato di Dante, per l’esattezza il padre del bisavolo del poeta, morto durante la seconda crociata, tenutasi fra il 1147 e il 1149.
Il canto XV è legato al XVI e al XVIII, tramite la figura di Cacciaguida perché attraverso di lui, il poeta mette a fuoco, in tre tempi, il senso del proprio destino di esule. Infatti, il canto XV contiene un’ampia rievocazione delle Firenze antica al tempo del suo antenato, il canto XVI ci presenta uno scorcio della decadenza delle famiglie fiorentine al tempo di Dante, mentre il XVII è il canto della profezia dell’esilio.Rievocazione di Firenze antica
Dopo aver confessato la propria gioiosa attesa nel vedere il suo discendente, Cacciaguida spiega la capacità dei beati di leggere i pensieri del visitatore nella mente di Dio. Da parte sua, Dante si giustifica di non essere capace di esprimere la grande gratitudine che sta provando. E’ solo a questo punto che, su sollecitazione di Beatrice, inizia il colloquio vero e proprio. Una prima metafora paragona l’anima risplendente di Cacciaguida ad una pietra preziosa per essere sostituita con quella della famiglia degli Alighieri, paragonata ad un albero di cui l’antenato è la radice e Dante la fronda. Quindi, il discorso si amplia con la rievocazione, da parte di Cacciaguida, delle virtù di Firenze al suo tempo quando la città era in pace ed i suoi cittadini erano sobri e virtuosi; in questa esposizione, sembra che Cacciaguida rappresenti Dante stesso per la rievocazione del passato, per la sua accesa passione civile e per la sua grandezza morale sintetizzata dal verso finale del canto “e venni dal martirio a questa pace”. Nel canto successivo, per riverenza, Dante dà del “voi” al suo nobile antenato, nobiltà che si mantiene soltanto con le opere virtuose. Quindi rivolge a Cacciaguida quattro domande:
1) Quali furono i suoi antenati?
2) In che anno nacque?
3) Quale era la popolazione di Firenze?
4) Quali erano le principali famiglie?
Domande e risposte di Cacciaguida
L’anima dell’antenato diventa allora più splendente e con voce soave e dolce dà tutte le informazioni richieste in modo molto dettagliato. Il trisavolo riconosce che la Firenze che ha conosciuto era in pace ed immune da sofferenze e ricorda che il vessillo della città non fu mai capovolto in segno di sconfitta e nemmeno il suo emblema, il giglio, diventò mai rosso per il sangue versato nelle lotte civili. Qui è chiara l’allusione al fatto che i Guelfi, nel 1251, dopo aver cacciati i Ghibellini, cambiarono lo stemma che da giglio bianco in campo rosso diventò rosso in campo bianco. Dante, ascoltando le allusioni alle discordie interne, desidera sapere se le profezie che gli sono state fatte durante il viaggio siano veritiere. Cacciaguida conferma ed aggiunge dei particolari. Il suo primo rifugio sarà la corte degli Scaliger, a Verona ed esorta Dante a non invidiare i suoi concittadini perché la loro perfidia sarà punita mentre la sua fama durerà ben oltre l’esilio. Nelle parole che Dante fa pronunciare al suo antenato si nota tanta commozione perché vengono descritte sofferenze che egli ha già provato, esprimendo nel contempo gratitudine per coloro che lo hanno accolto.
Domande da interrogazione
- Chi è Cacciaguida e quale ruolo ha nell'incontro con Dante?
- Quali sono i temi principali trattati nel canto XV della Divina Commedia?
- Come descrive Cacciaguida la Firenze del suo tempo?
- Quali domande pone Dante a Cacciaguida durante il loro colloquio?
- Cosa conferma Cacciaguida riguardo alle profezie fatte a Dante?
Cacciaguida è un antenato di Dante, morto durante la seconda crociata, e nel 5° cielo di Marte, fra gli spiriti militanti, incontra Dante per discutere del destino di esule del poeta e rievocare la Firenze antica.
Il canto XV tratta della rievocazione delle virtù di Firenze al tempo di Cacciaguida, la capacità dei beati di leggere i pensieri nella mente di Dio, e l'importanza della nobiltà mantenuta attraverso opere virtuose.
Cacciaguida descrive la Firenze del suo tempo come una città in pace, con cittadini sobri e virtuosi, immune da sofferenze e discordie civili, e con un vessillo mai capovolto in segno di sconfitta.
Dante pone a Cacciaguida quattro domande riguardanti i suoi antenati, l'anno di nascita, la popolazione di Firenze, e le principali famiglie della città.
Cacciaguida conferma la veridicità delle profezie fatte a Dante, aggiungendo dettagli sul suo primo rifugio alla corte degli Scaliger a Verona e rassicurandolo sulla durata della sua fama oltre l'esilio.