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Concetti Chiave

  • Dante integra elementi medievali nelle sue opere, come l'importanza della fede religiosa, il simbolismo e una visione unitaria del sapere, rappresentando il mondo come un insieme di segni che rimandano a significati più complessi.
  • Introduce innovazioni rispetto alla tradizione medievale, come l'uso del volgare per raggiungere un pubblico più ampio e la rivendicazione dell'autonomia dell'Impero rispetto alla Chiesa.
  • Dante considera la letteratura uno strumento per istruire e guidare i lettori verso il bene, cercando progressivamente un pubblico più ampio e diversificato.
  • Nel De vulgari eloquentia, Dante afferma che il volgare italiano può trattare argomenti elevati, mostrando la sua bellezza e capacità, e nella Divina Commedia utilizza una lingua che combina il fiorentino parlato con elementi di altre lingue.
  • Propone un progetto politico basato sulla divisione tra potere spirituale e temporale per risolvere i conflitti in Europa, auspicando una Chiesa pura e un intervento divino per estirpare la cupidigia.

Indice

  1. Dante e la cultura medievale
  2. Innovazioni linguistiche di Dante
  3. Il pubblico di Dante
  4. La lingua del capolavoro dantesco
  5. Critica alla cupidigia e visione politica

Dante e la cultura medievale

Dante vive nel momento di più alto splendore della cultura medievale, di cui recupera gli elementi caratteristici: l’importanza attribuita alla fede religiosa (e di conseguenza all’influsso divino sulla storia umana, intesa come continua ricerca di Dio); il simbolismo (procedimento secondo cui il mondo è un grande insieme di segni che rimandano a significati più complessi); la visione sintetica e unitaria del sapere (tutto nasce da Dio e a Dio ritorna, dal momento che ogni cosa fa parte di un disegno più alto e complessivo).

Innovazioni linguistiche di Dante

Dante rielabora liberamente le idee del Medioevo, giungendo a risultati nuovi.

Si rivolge innanzitutto a un pubblico più ampio rispetto a quello dei poeti del suo tempo: per questo al latino (la lingua dei dotti) preferisce il volgare, che egli ritiene adatto alle esigenze espressive sia della lirica sia della prosa. Quanto, poi, al ruolo della Chiesa, il poeta fiorentino pensa che essa abbia un ruolo decisivo per la salvezza dell’anima; ma allo stesso tempo rivendica l’autonomia dell’Impero per mantenere la pace tra i vari popoli e per guidare gli uomini al raggiungimento della felicità sulla Terra. Nonostante la fede religiosa sia, in accordo con la cultura medievale, ancora per lui il valore più alto, Dante è convinto che anche le cose umane meritino di essere studiate di per sé. Perciò, nella Divina Commedia, riconosce una grande dignità al poeta latino Virgilio, che raggiunse importanti traguardi letterari con l’uso della sola ragione, anche senza aver conosciuto la fede cristiana.

Il pubblico di Dante

Quale il suo pubblico? Secondo Dante, la letteratura non deve semplicemente divertire i lettori, ma, in accordo con la mentalità medievale, istruirli e condurli verso il bene. Perciò egli tende, gradualmente, ad allargare il suo pubblico: il poeta nelle Rime e nella Vita nuova si rivolge infatti ancora a pochi spiriti raffinati, i soli capaci di di apprezzare un amore nobile e spiritualizzato. A partire dal Convivio, invece, Dante ricerca un pubblico più ampio, composto da tutti quanti desiderino apprendere cose nuove per elevare la propria esistenza.

La lingua del capolavoro dantesco

Nel De vulgari eloquentia Dante ritiene che il volgare italiano sia ormai capace, e in maniera assai più efficace del latino, di trattare gli argomenti più ardui ed elevati: per questo esorta i dotti a servirsi di questa lingua, di cui mostra i pregi e la bellezza. Si tratta però ancora di una lingua letteraria, «illustre», diversa da quella che impiegherà nella Divina Commedia. La lingua del capolavoro dantesco è, infatti, il fiorentino parlato, accolto in tutte le sue sfumature, dalle parole plebee ai costrutti più elevati. Su questa base Dante innesta poi termini provenienti da altre regioni italiane, dal latino e dal francese; quando poi le parole o le espressioni per esprimere un concetto non esistono, egli ne crea di nuove, molte delle quali arrivate sino ai nostri giorni.

Critica alla cupidigia e visione politica

Dante ritiene che la cupidigia, ossia l’intenso desiderio di accumulare ricchezze e potere, da cui non è immune nemmeno la Chiesa, sia la causa principale dei mali nel mondo. Nella Divina Commedia precisa che per estirparla occorre un intervento diretto di Dio, che invierà il «veltro» (Inferno I) per ricacciare la lupa-cupidigia nell’inferno e riportare tra gli uomini giustizia e pace. Dante auspica, inoltre, che la Chiesa ritorni alla sua purezza originaria. Perché ciò accada è necessario che vi sia una netta divisione tra potere spirituale e potere temporale, cioè terreno. Il primo spetta al papa, il secondo all’imperatore. Entrambi sono voluti da Dio, ma ciascuno dei due deve rimanere indipendente dall’altro: solo così sarà possibile risolvere i tanti conflitti che agitano l’Europa cristiana.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono gli elementi caratteristici della cultura medievale che Dante recupera?
  2. Dante recupera l'importanza della fede religiosa, il simbolismo e la visione unitaria del sapere, vedendo il mondo come un insieme di segni che rimandano a significati più complessi.

  3. Come Dante innova linguisticamente rispetto ai suoi contemporanei?
  4. Dante preferisce il volgare al latino per raggiungere un pubblico più ampio e ritiene che il volgare sia adatto sia alla lirica che alla prosa, mostrando i suoi pregi e la sua bellezza.

  5. Qual è il pubblico a cui Dante si rivolge nelle sue opere?
  6. Dante inizialmente si rivolge a pochi spiriti raffinati, ma con il Convivio cerca un pubblico più ampio, composto da chiunque desideri apprendere e migliorare la propria esistenza.

  7. In che modo Dante utilizza la lingua nel suo capolavoro, la Divina Commedia?
  8. Dante utilizza il fiorentino parlato, arricchito da termini di altre regioni italiane, dal latino e dal francese, e crea nuove parole quando necessario, rendendo la lingua del capolavoro varia e innovativa.

  9. Qual è la visione politica di Dante riguardo alla cupidigia e alla divisione dei poteri?
  10. Dante critica la cupidigia come causa dei mali del mondo e auspica una netta divisione tra potere spirituale e temporale, con il papa e l'imperatore indipendenti, per riportare giustizia e pace.

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