Concetti Chiave
- L'incontro tra Dante e Filippo Argenti avviene nella palude infernale, dove Filippo, un iracondo, tenta di rovesciare la barca di Dante e Virgilio, ma viene respinto da Virgilio.
- Virgilio loda con entusiasmo l'atteggiamento di Dante verso Filippo Argenti, considerandolo un esempio di "ira necessaria" e non peccaminosa.
- L'odio di Dante verso Filippo Argenti è visto come sproporzionato rispetto al peccato di Filippo, poiché si basa solo su uno scatto d'ira, ma è comunque approvato da Virgilio.
- Si ipotizza che l'odio di Dante per Filippo Argenti possa essere motivato da ragioni personali, come un presunto schiaffo o conflitti con la famiglia Adimari.
- Dante riflette le umiliazioni subite dai cittadini fiorentini nella punizione di Filippo Argenti, conferendo alla vendetta un crisma religioso nell'oltretomba.
L'incontro tra Dante e Filippo Argenti
L'incontro che Dante immagina di fare nella palude, che traversa sulla barca diventata pesante per la presenza del suo corpo vivo (ricordo della virgiliana barca di Caronte), ci riconduce a Firenze; ma non alla Firenze delle grandi passioni politiche e dei grandi mali, ma una Firenze minore, di piccole angherie e rivalità e borie. Improvviso, si fa innanzi un iracondo tutto lordo di fango; gli domanda chi egli sia; Dante risponde subito brusco; altre battute di concitato dialogo, troncato d'un tratto dal manesco spirito, che tenta di rovesciare la barca.Virgilio interviene energico, respinge, rimbrotta sprezzante il dannato; poi, abbraccia e bacia il discepolo; lo loda con entusiastica solennità, con implicazioni addirittura religiose, del suo atteggiamento verso l'iracondo: "Alma sdegnosa, / benedetta colei che 'n te s'incise!". Non basta: Dante esprime il desiderio di vedere o spirito attuffare in quella broda; il maestro gli risponde che presto godrà dello spettacolo d'un'ulteriore punizione dell'avversario; e infatti le fangose genti ne fanno strazio incitandosi a vicenda "'A Filippo Argenti!"; Dante dice che ancora, oggi che scrive, loda e ringrazia Dio d'avergli concesso di vedere ciò. Filippo è solo contro tutti, non può sfogar la sua ira impotente che contro sé stesso: "in sé medesmo si volvea co' denti".
Tutti i commentatori, antichi e moderni, hanno notato nell'episodio un che di eccessivo, di disarmonico. C'è sproporzione tra il peccato dell'Argenti nella vita, l'iracondia, il suo contegno qui nell'Inferno, che in fondo non consiste in altro che in uno scatto d'ira (Dante stesso definisce l'Argenti uno spirito bizzarroo, cioè, come chiarisce il Boccaccio, pronto all'ira, a passare alle vie di fatto per qualunque menoma cagione), e l'odio di Dante, clamorosamente approvato da Virgilio, caso unico in tutto il poema.
Altri aspetti
Quello che sconcerta non è vedere Dante così duro e persino crudele: lo sarà anche con Vanni Fucci (If XXIV), con Bocca degli Abati (If XXXII), con frate Alberigo e Branca Doria (If XXXIII): c'è per lui, accanto all'ira mala, un'ira necessaria, non solo non peccaminosa ma lodevole. E' che l'odio non è giustificato da ciò che la Commedia ci presenta; l'Argenti appare bersaglio troppo meschino per uno sdegno così altamente lodato. Dante dal suo canto non sembra meritare l'elogio: ha semplicemente rimbeccato un dannato, gli ha buttato sul viso la sua soddisfazione d'averlo riconosciuto e visto in quello stato; insomma non ha fatto nulla di spiritualmente eroico, tale da giustificare l'intervento del maestro, cioè, insomma, il plauso di Dante a sé stesso.C'è dunque nell'episodio qualcosa che resta al di sotto della pagina. I più dei moderni ammettono cìun odio privato di Dante per l'Argenti; gli antichi ci parlano d'uno schiaffo che Filippo avrebbe dato all'Alighieri; raccontano che gli Adimari, la consorteria a cui Filippo apparteneva, si opposero sempre al richiamo del poeta; che uno di essi s'impadronì dei beni dell'esule. Siano pure notizie non vere, fiorite sul testo stesso della Commedia; ma appunto questo importa: che anche per gli antichi il testo dantesco non bastava, che ne cercavano la spiegazione fuori di esso, nella biografia.
Non si tratta peraltro di odio di uomo a uomo. Intanto, lo sprezzo di Dante è per tutta la casata degli Adimari, come ci dice un altro luogo del poema: essa è oltracotata schiatta che s'indrica / dietro a chi fugge, e a chi mostra 'l dente / o ver la borsa, com' agnel si placa: una famiglia superba, arrogante e civile. Dante qui nell'Inferno mostra il dente a un Adimari e lo sconfigge, anche se non lo placa. E' possibile che nei versi di questo canto bruci un'umiliazione inflitta a Dante dai suoi potenti vicini di casa; e infatti il poeta insiste sul lato umiliante della pena a cui l'Argenti è condannato, sul sudiciume che lo lorda tutto. Ma c'è anche senza dubbio il riflesso delle umiliazioni a cui Firenze semplici cittadini o anche piccoli nobili, come erano gli Alighieri, erano esposti da parte di certe famiglie magnatizie; una vendetta a cui il poeta, trasferendola nell'oltretomba, conferisce un crisma religioso; e del resto, come dice il Toffanin, "nell'animo di chi lo prova il furor di vendetta è sempre furor di giustizia": le due parole nella Commedia sono spesso sinonime.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto dell'incontro tra Dante e Filippo Argenti?
- Come reagisce Virgilio all'atteggiamento di Dante verso Filippo Argenti?
- Perché l'odio di Dante verso Filippo Argenti è considerato eccessivo?
- Quali sono le possibili ragioni personali dietro l'odio di Dante per Filippo Argenti?
- Come si riflette l'umiliazione subita da Dante nella rappresentazione di Filippo Argenti?
L'incontro avviene nella palude dell'Inferno, dove Dante e Virgilio attraversano su una barca. Filippo Argenti, un iracondo, tenta di rovesciare la barca, ma viene respinto da Virgilio.
Virgilio loda Dante con entusiasmo e solennità per il suo atteggiamento verso Filippo Argenti, considerandolo un esempio di "ira necessaria" e non peccaminosa.
L'odio di Dante è visto come sproporzionato rispetto al peccato di Filippo Argenti, che consiste principalmente in uno scatto d'ira. Questo odio è clamorosamente approvato da Virgilio, un caso unico nel poema.
Si ipotizza un odio privato di Dante per Filippo Argenti, forse dovuto a un presunto schiaffo ricevuto o a conflitti con la famiglia Adimari, che si opponeva al richiamo del poeta e si era impadronita dei suoi beni.
Dante insiste sull'umiliante punizione di Filippo Argenti, riflettendo le umiliazioni subite dai cittadini fiorentini da parte di famiglie potenti. Trasferendo la vendetta nell'oltretomba, Dante le conferisce un crisma religioso.