Concetti Chiave
- La terza bolgia rappresenta una punizione per i papi simoniaci, con un sistema che evidenzia la convinzione del poeta sulla simonia come inscindibile dal papato del suo tempo.
- I papi simoniaci, una volta arrivati nella bolgia, lasciano il posto al nuovo papa, sottolineando la continuità del peccato nel papato.
- La diffusione della simonia è talmente vasta che la bolgia e i pendii limitrofi sono fittamente forati per accogliere il gran numero di peccatori.
- Il contrappasso per i simoniaci è simile alla pena dei sicari, suggerendo simbolicamente che i simoniaci uccidano la Chiesa e l'umanità per cupidigia.
- L'autoironia del poeta emerge attraverso le parole di Niccolò III, che ammette il proprio peccato e gioca sul suo cognome per colpire gli altri papi simoniaci.
Indice
La terza bolgia
Quando uno dei papi arriva nella buca a essi riservata, il precedente sprofonda, e il nuovo arrivato resta coi piedi fuori dalla buca. Dopo Niccolò, a tirar calci, a spingere saranno Bonifazio e Clemente. Questa invenzione non solo permette al poeta di collocare al loro posto d'infamia papi ancor vivi nel 1300, assai più dello stesso Niccolò oggetto del suo sdegno, ma ci trasmette con la forza della figurazione il suo convincimento che la simonia - finché Dio non provveda a rimettere ordine - era pressoché inscindibile dal papato dei suoi tempi.La pericolosità della simonia è correlativa anche alla sua diffusione: alla punizione non è sufficiente il solo fondo della bolgia: anche le coste, cioè i due pendii, sono fittamente forate; e il fondo è arto (42), cioè stretto, non tanto in assoluto, ma rispetto al gran numero di biche che contiene. Analoga la situazione per il peccato generale dell'avarizia, sia nel cerchio infernale, sia nel girone del Purgatorio, dove i due poeti, perché i troppi peccatori stesi per terra ne occupano quasi tutta la larghezza, son costretti a tenersi stretti alla parete.
Il contrappasso
Quanto al contrappasso, questa volta la fantasia dei lettori non ha dovuto fare grandi sforzi per escogitare molte plausibili rispondenze tra peccato e pena; tuttavia è sufficiente e prudente attenersi alla parola dello stesso poeta. Non tanto alle parole di Niccolò III là dove egli dice che per cupidigia di far ricca la sua famiglia ha messo in borsa sulla terra l'avere e qui nell'Inferno sé stesso (71-72): questa espressione non è che un amato gioco di parole, simile a quello che immediatamente lo precede sul proprio cognome (lui, un Orsini, non fu propriamente un papa; ma restò un figliuol de l'orsa, sollecita solo dei suoi orsatti): più che definizione del contrappasso, è uno scatto d'autoironia con cui il papa dannato infierisce contro sé stesso, colpendo in sé gli altri papi simoniaci.Piuttosto è da considerare come chiarisce l'analogo contrappasso Adriano V nel girone del Purgatorio: la pena di quegli avari, legati mani e piedi, è di giacere a terra tutti volti in giù: e ciò perché il loro occhio non s'aderse / in alto essendo fisso a le cose terrene. Si aggiunga che sia la connessione simonia-pozzo, sia l'invenzione della successione di peccatori nella medesima sede punitiva non erano estranei alla tradizione escatologica medievale. Infine, a proposto della pena dei simoniaci, il poeta richiama (49-51) la consimile pena terrena dei sicari, cioè degli omicidi per danaro: si potrebbe pensare che, secondo il poeta, anche i simoniaci in un certo senso uccidevano per cupidigia la Chiesa e l'umanità; ma forse ciò è troppo sottile: il richiamo ai sicari nasce semplicemente dalla somiglianza materiale delle due pene, e soprattutto da quella dell'atteggiamento di Dante chinato presso il capofitto per parlargli e ascoltarlo, con la posizione del frate che si china ad ascoltare l'ultima confessione del sicario già capofitto nella bocca del suo supplizio.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato della terza bolgia nell'Inferno?
- Come viene rappresentato il contrappasso per i simoniaci?
- Qual è la correlazione tra la simonia e la sua diffusione?
- In che modo il poeta utilizza l'autoironia nel testo?
La terza bolgia rappresenta la punizione per i papi simoniaci, con un sistema che permette al poeta di collocare papi ancora vivi nel 1300, evidenziando la sua convinzione che la simonia fosse inscindibile dal papato del suo tempo.
Il contrappasso per i simoniaci è rappresentato dalla loro posizione capovolta nella bolgia, simile alla pena terrena dei sicari, suggerendo che i simoniaci, per cupidigia, uccidessero simbolicamente la Chiesa e l'umanità.
La pericolosità della simonia è correlata alla sua diffusione, tanto che la punizione non è sufficiente solo nel fondo della bolgia, ma anche i pendii sono fittamente forati per contenere il gran numero di peccatori.
Il poeta utilizza l'autoironia attraverso le parole di Niccolò III, che ammette di aver messo in borsa sulla terra l'avere e qui nell'Inferno sé stesso, colpendo in sé gli altri papi simoniaci e giocando sul proprio cognome.