Concetti Chiave
- Il canto si apre con un'apostrofe ai peccatori, mettendo subito in risalto la loro colpa, a differenza dei canti precedenti che descrivono prima l'ambiente.
- I simoniaci sono puniti con la testa in giù in buche rotonde, con i piedi bruciati da una fiamma, rappresentando una pena umiliante in contrasto con la dignità sacerdotale.
- Dante incontra Niccolò III, che confessa il suo nepotismo e prevede la futura condanna di Bonifazio VIII e Clemente V, evidenziando la condanna di Dante per questi papi.
- Dante scaglia un'invettiva contro Niccolò III e l'avarizia dei papi, criticando la donazione di Costantino come causa della corruzione della Chiesa.
- Virgilio approva silenziosamente l'invettiva di Dante e lo porta via dalla bolgia, mostrando il suo sostegno attraverso gesti piuttosto che parole.
Introduzione
La tecnica narrativa di questo canto è diversa da quella dei canti che abbiamo sin qui letti. Per esempio, della bolgia precedente, il poeta aveva prima descritto l'aspetto generale, poi aveva centrato un peccatore, ed è questi che spiega chi siano i peccatori in quella bolgia. Invece, questo canto comincia ex abrupto con una specie di protasi in forma di apostrofe ai peccatori stessi, dei quali si definisce severamente la colpa.Lo bolgia è cosparsa di piccole buche rotonde, tutte uguali: i peccatori, confitti in esse a testa in giù, sporgono con i piedi e le gambe sino al polpaccio; una fiamma brucia la pelle delle piante dei loro piedi; guizzando, i simoniaci tentano invano di liberarsene.
La terza bolgia: i simoniaci
Dopo un'apostrofe contro i simoniaci, Dante racconta che, giunto sulla sommità del ponte, vede il mondo della bolgia sottostante pieno di fori dai quali escono, fino al polpaccio, le gambe dei dannati confitti a capo all'ingiù, mentre una fiamma corre lungo la pianta del piede dalle dita al calcagno.Dante nota che le gambe di uno dei dannati guizzano più fortemente e più rossa è la fiamma che lambisce la pianta dei suoi piedi. Avendone chiesta ragione a Virgilio, questi si offre di portarlo laggiù presso la buca. Giunti accanto ad essa, Dante invita il dannato a parlare. Questi risponde con aspre parole credendo trattarsi di Bonifazio VIII che deve venire al suo posto. Disingannato da Dante, il dannato storce i piedi e si rivela per il papa Nicolò III; confessa il suo nepotismo e predice la venuta di Bonifazio VIII e, dopo questo, di Clemente V.
Bonifazio VIII, Benedetto Caetani, papa dal dicembre del 1294 all'ottobre del 1303, il bersaglio costante della polemica dantesca. L'equivoco di Niccolò, e lo stupore di Dante che non comprende chi sia il Bonifazio nominato sottolineano la condanna del papa.
Niccolò III, morto nel 1280, verrà spinto giù da Bonifazio VIII nel 1303, resterà quindi con le gambe fuori dalla buca e le piante dei piedi succiate dalla fiamma, 23 anni. Invece, Bonifazio starà in quella posizione dal 1303 al 1314, anno della morte di Clemente V, che verrà a sostituirlo nella buca: 11 anni appena. Questa precisazione porta con sé un problema di cronologia. Eè difficile pensare che Dante possa aver azzardato una previsione, solo basandosi sul fatto della sua esperienza di brevi pontificati e sulla salute e l'età di Clemente V.
L'indicazione temporale così precisa riconduce la profezia al genere di quelle post eventum: le altre hanno in Dante un carattere assai più indeterminato. Si sarebbe costretti ad ammettere, dunque, che Dante abbia scritto dopo la morte di Clemente V: questo era uno degli argomenti fondamentali per coloro che ritenevano il poema scritto dopo la morte di Enrico VII.
Invettiva contro i papi simoniaci
A questo punto Dante, indignato, prorompe in una fiera invettiva contro Niccolò III e contro l'avarizia dei papi, in generale, biasimando la donazione di Costantino, causa prima della corruzione della Chiesa.Lo sdegno del poeta per il peccato, specialmente quando esso è commesso da chi, come un papa, non solo dovrebbe esserne più lontano che ogni altro, ma dovrebbe vigilare perché altri non lo commettesse, si configura, oltre che nella gravità, nella natura umiliante della pena, così in contrasto con la dignità sacerdotale e pontificia. I vicari di Cristo piangono con i piedi, tirando calci! Quello sdegno sbocca, oltre che in questa particolare figurazione, anche in particolare tono drammatico: l'ironia, anzi lo scherno feroce, di Niccolò contro sé stesso e contro Bonifazio; e contro Clemente.
Alle fiere parole di Dante il papa torce i piedi per ira o per rimorso, e Virgilio, che pur tace, manifesta in volto la sua approvazione. Poi questi, preso Dante fra le braccia, lo porta dal fondo della bolgia fino al ponte che scavalca la successiva.
Domande da interrogazione
- Qual è la tecnica narrativa utilizzata in questo canto rispetto ai precedenti?
- Come sono puniti i simoniaci nella terza bolgia?
- Chi è il dannato che Dante incontra nella terza bolgia e cosa rivela?
- Qual è l'invettiva di Dante contro i papi simoniaci?
- Come reagisce Virgilio all'invettiva di Dante?
La tecnica narrativa di questo canto è diversa, iniziando con un'apostrofe ai peccatori e definendo severamente la loro colpa, invece di descrivere prima l'aspetto generale della bolgia.
I simoniaci sono confitti a testa in giù in buche rotonde, con i piedi e le gambe sporgenti fino al polpaccio, mentre una fiamma brucia la pelle delle piante dei loro piedi.
Dante incontra il papa Niccolò III, che confessa il suo nepotismo e predice la venuta di Bonifazio VIII e Clemente V.
Dante esprime indignazione contro Niccolò III e l'avarizia dei papi, biasimando la donazione di Costantino come causa della corruzione della Chiesa.
Virgilio, pur tacendo, manifesta approvazione in volto alle parole di Dante e lo porta dal fondo della bolgia fino al ponte successivo.