Concetti Chiave
- Gerione, simbolo della frode, appare con volto umano e corpo di serpente, e trasporta Dante e Virgilio al cerchio VIII dell'Inferno.
- Dante osserva la pena degli usurai, seduti sotto una pioggia di fuoco con borse al collo che recano l'insegna nobiliare.
- Reginaldo Scrovegni, usuraio padovano, annuncia a Dante l'arrivo di altri dannati, mostrando disprezzo tirando fuori la lingua.
- Le famiglie nobili dei Gianfigliazzi e degli Obriachi sono indicate come notoriamente coinvolte nell'usura.
- Dante, superata la paura, sale su Gerione con Virgilio per una discesa in ampi cerchi verso il cerchio VIII dell'Inferno.
Indice
Gerione: il demonio
Virgilio annuncia l'arrivo di Gerione e il mostro ad un suo cenno si accosta alla riva del burrato. Il mostro ha il volto umano, il corpo di serpente, tutto cosparso di nodi e rotelle, due branche pelose e la coda armata di una forbice velenosa che resta nascosta nel baratro: è il simbolo della frode. Virgilio e Dante scendono lungo l'argine fino all'orlo del burrone.Il canto si apre con le parole di Virgilio e la didascalia proposta ha un effetto nuovo. Il discorso improvviso - si è parlato di inizi di canti squillanti - è tra l'altro sottolineato da due ecco. La fiera, di cui Dante ha già fatto un indeterminato accenno alla fine del canto precedente e che verrà rappresentata, con minuzia di particolari, nei versi successivi (7-27), è Gerione: custode del cerchio VIII dei fraudolenti, egli rappresenta simbolicamente la frode.
Secondo la mitologia, Gerione, figlio di Crisaore e di Calliroe, re dell'isola Eritea nell'Oceano occidentale, era un gigante con tre teste, sei braccia e sei gambe, cioè con tre corpi che si univano nell'unico ventre. Ercole, in una delle sue fatiche, lo uccise per rapirgli le giovenche purpuree.
Non risulta dalla mitologia classica essere frodatore: furono forse tarde leggende medievali a farne un re crudele, che accoglieva gli ospiti con volto sincero e benigno per poi ucciderli barbaramente.
Dante e gli usurai
Virgilio invita Dante a completare la sua esperienza del girone, andando da solo a vedere la pena degli usurai, mentre egli convincerà Gerione a trasportarli nel cerchio successivo. Gli usurai stanno seduti lungo l'argine sotto la pioggia di fuoco: hanno una borsa al collo che porta impressa l'insegna nobiliare della famiglia. Dante vede dapprima uno della famiglia dei Gianfigliazzi, e un altro i quella degli Obriachi.Il leone azzurro in campo oro era lo stemma dei Gianfigliazzi, celebre famiglia fiorentina di parte guelfa, dopo la divisione della città in Guelfi e Ghibellini (1215), e di parte Nera dopo il 1300. Molti antichi commentatori indicarono in questo dannato Catello di Rosso Gianfigliazzi, che, in effetti, esercitò l'usura in Francia col fratello Gianfigliazzo ed un cugino. Questa identificazione, e quella degli altri dannati, non sono sicure e il perentorio del v.54 sembra riferirsi a famiglie nobili, di cui qualche membro era stato notoriamente usuraio.
Lo stemma raffigurante un'oca bianca in campo rosso era quello della famiglia degli Obriachi, fiorentina, di antichissima nobiltà e di parte Ghibellina, che fu tra quelle cacciate dalla città nel 1258; abitava nel Sesto d'Oltrarno. Gli eruditi trovarono un Locco Obriachi che esercitava l'usura in Sicilia, mentre, secondo un antico commentatore, Dante indicherebbe qui un Ciapo di questa famiglia.
Reginaldo Scrovegni e gli altri dannati
Un terzo dannato, Reginaldo Scrovegni, annuncia rabbiosamente a Dante la venuta di Vitaliano del Dente e di Giovanni di Buiamonte dei Becchi, e poi, in seguito di spregio, tira fuori la lingua.Questo dannato, l'unico che parla, è un membro della famiglia padovana degli Scrovegni, che aveva per insegna una scrofa azzurra in campo bianco. Esso è Reginaldo Scrovegni, notissimo usuraio, il cui figlio Arrico, ad espiazione dei peccato del padre, fece costruire la celebre cappella che ne porta appunto il nome, e che fu affrescata da Giotto.
Vitaliano del Dente, padovano, podestà di Vicenza nel 1304 e di Padova nel 1307. Ma egli è ricordato anche come uomo generoso e liberale: perciò altri fanno il nome di Vitaliano di Iacopo Vitaliani.
Giovanni di Buiamonte dei Becchi, gonfaloniere di giustizia nel 1293, che ricoperse veri uffici pubblici ed era stato insignito di recente del titolo di cavaliere.
Discesa su Gerione al cerchio VIII
Dante ritorna indietro; Virgilio, già sulle spalle del mostro, lo invita a salire. E' preso da paura, ma si fa coraggio e sale. Gerione retrocede come una barca che si stacchi dalla riva e comincia a muoversi nell'aria in ampi e lenti cerchi, sempre discendendo. Dante sente l'aria ventilargli sul volto e soffiare di sotto in sù, per la discesa; poi comincia a scorgere le bolge, man mano che l'ampio giro di Gerione lo accosta all'orlo inferiore del baratro. Finalmente il mostro scende a terra e, scaricati i due poeti, riparte veloce come una saetta.Domande da interrogazione
- Chi è Gerione e quale ruolo svolge nel viaggio di Dante?
- Qual è la pena inflitta agli usurai nel girone visitato da Dante?
- Chi è Reginaldo Scrovegni e quale messaggio trasmette a Dante?
- Quali famiglie nobili sono menzionate come usuraie nel testo?
- Come avviene la discesa di Dante e Virgilio su Gerione?
Gerione è un mostro simbolo della frode, con volto umano e corpo di serpente, che trasporta Dante e Virgilio al cerchio VIII dell'Inferno.
Gli usurai sono seduti sotto una pioggia di fuoco, con una borsa al collo che porta l'insegna nobiliare della loro famiglia.
Reginaldo Scrovegni è un usuraio padovano che annuncia a Dante l'arrivo di altri dannati, mostrando disprezzo tirando fuori la lingua.
Le famiglie menzionate includono i Gianfigliazzi e gli Obriachi, entrambe note per avere membri coinvolti nell'usura.
Dante, sebbene impaurito, sale sulle spalle di Gerione insieme a Virgilio, e il mostro li trasporta in ampi cerchi discendenti fino al cerchio VIII.