russo giulia
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Concetti Chiave

  • Dante iniziò a scrivere il "De vulgari eloquentia" tra il 1304 e il 1307, mentre viaggiava di città in città.
  • L'opera, scritta in latino, mirava a esplorare la lingua volgare e attirare l'interesse degli uomini colti.
  • Dante discute l'origine e la diversificazione delle lingue dopo la torre di Babele, includendo l'italiano tra le lingue principali.
  • Propone una nuova lingua letteraria italiana, un mix dei vari volgari, definita illustre, cardinale, aulica e curiale.
  • Il trattato, sebbene incompiuto, è fondamentale come primo studio scientifico sulla lingua letteraria italiana.

Indice

  1. Dante e il "De vulgari eloquentia"
  2. Origine e diffusione delle lingue
  3. La lingua italiana secondo Dante

Dante e il "De vulgari eloquentia"

Mentre compone il "Convivio" vagando di città in città ed avendo ormai come patria il mondo, dante cominciò a scrivere un altro trattato, il "De vulgari eloquentia" (1304-1307). Scrisse l'opera in latino, spinto forse dal desiderio di attirare anche l' attenzione degli uomini colti per la novità dell' argomento e l'importanza di esso.

L'opera, come il "Convivio" rimase incompleta.

Origine e diffusione delle lingue

In origine il linguaggio era quello ebraico parlato da Adamo ed Eva e fu trasmesso ai loro discendenti fino alla torre di Babele, quando Dio volle punire la superbia degli uomini con la confusione delle lingue. I popoli dopo questo avvenimento emigrarono in Europa ed erano divisi in ceppi principali, ciascuno con il proprio linguaggio. A oriente parlavano il greco; a occidente parlavano le lingue che prendevano il nome dalla particella affermativa adoperata: gli Ispani "d'oc", i Franchi "oïl" e in Italia "sì".

La lingua italiana secondo Dante

Tra queste lingue, Dante assegnò il primato per la prosa alla lingua "d' oïl", per la lirica quella "d' oc", considera poi la lingua del "sì" molto dolce, musicale e vicina al latino. Per quanto riguarda invece la lingua che deve essere adoperata per la letteratura, Dante divide la lingua del "sì" in 14 dialetti: 7 a destra e 7 a sinistra della catena appenninica, a nessuno dei quali riconosce qualità tali da farlo preferire agli altri, nemmeno il suo toscano. Così Dante afferma che per la letteratura italiana c'è bisogno di una nuova lingua, un mix di tutti i volgari di Italia, ripuliti da ogni rozzezza. Dante definisce questo linguaggio illustre, cardinale, aulico, curiale. Illustre perché dà gloria ai poeti che lo utilizzano. Cardinale perché su di esso ruotano i vari volgari. aulico perché sarebbe il linguaggio della reggia. Curiale perché sarebbe il linguaggio della Curia (il Senato).

anche se l'opera è incompiuta ha una notevole importanza perché costituisce il primo trattato scientifico sulla lingua letteraria in Italia.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza del "De vulgari eloquentia" di Dante?
  2. L'opera è importante perché rappresenta il primo trattato scientifico sulla lingua letteraria in Italia, nonostante sia incompiuta.

  3. Come Dante descrive l'origine e la diffusione delle lingue?
  4. Dante descrive l'origine delle lingue partendo dall'ebraico parlato da Adamo ed Eva, e la loro diffusione dopo la confusione delle lingue alla torre di Babele, con i popoli che emigrarono in Europa e svilupparono lingue diverse.

  5. Qual è la visione di Dante sulla lingua italiana?
  6. Dante considera la lingua del "sì" dolce e musicale, ma ritiene che per la letteratura italiana sia necessaria una nuova lingua, un mix di tutti i volgari d'Italia, definendola illustre, cardinale, aulica e curiale.

Domande e risposte

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