Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Il sonetto di Dante è una preghiera rivolta a Dio per ristabilire la giustizia e la pace sulla terra, colpendo i potenti ingiusti.
  • Dante critica il papa Clemente V e il re Filippo il Bello per aver distrutto la giustizia e creato paura tra i fedeli.
  • Il poeta esprime la sua angoscia personale per l'ingiustizia, identificandosi con lo spirito di giustizia calpestato.
  • Il tono del sonetto si eleva attraverso l'uso di metafore che rappresentano l'iniquità del tempo e l'abbandono della giustizia.
  • L'ultima terzina sottolinea che senza giustizia non ci sarà pace sulla terra, rafforzando il tema centrale del sonetto.

Se vedi li occhi miei di pianger vaghi

per novella pietà che ’l cor mi strugge,

per lei ti priego che da te non fugge,

Signor, che tu di tal piacere i svaghi:

con la tua dritta man, cioè, che paghi

chi la giustizia uccide e poi rifugge

al gran tiranno, del cui tosco sugge

ch’elli ha già sparto e vuol che ’l mondo allaghi;

e messo ha di paura tanto gelo

nel cor de’ tuo’ fedei che ciascun tace.

Ma tu, foco d’amor, lume del cielo,

questa vertù che nuda e fredda giace,

levala su vestita del tuo velo,

ché sanza lei non è in terra pace.

Indice

  1. Richiesta di Giustizia Divina
  2. Contesto Storico e Politico
  3. Contrapposizione tra Giustizia e Tirannia
  4. Metafore e Simbolismo
  5. Conclusione e Allitterazione

Richiesta di Giustizia Divina

Se vedi i miei occhi desiderosi di piangere

Per una nuova angoscia che mi affligge il cuore,

ti prego in nome di colei che da te non è mai separata,

o Signore che tu li distolga dalla voglia di piangere:

con la tua mano giusta [ti prego] di punire

chi uccide la giustizia e cerca rifugio

presso il grande tiranno di cui bene il veleno

che egli ha già diffuso e cui vuole allagare il mondo;

ed ha infuso tanta paura

nel cuore dei tuoi fedeli che nessuno osa protestare,

ma tu, [Signore che sei] fuoco di carità e luce del cielo,

questa virtù [la Giustizia] che giace fredda e nuda in terra,

risollèvala ricoprendola con la tua gloria,

perché senza di lei in terra non ‘è pace.

Contesto Storico e Politico

Il sonetto è l’unico testo poetico in cui Dante introduce un tema politico con dei riferimenti ben precisi a personaggi storici del tempo.

Si tratta di una preghiera rivolta a Dio affinché egli intervenga per liberare il mondo dall’ingiustizia e vi riporti la pace, colpendo con la sua punizione il papa Clemente V e il re di Francia Filippo il bello, il primo perché ha costantemente infranto la giustizia associandosi con il secondo il quale ha un comportamento da tiranno. Il tema della giustizia è affrontato anche in un,altra composizione poetica, scritta forse nel 1302, dal titolo “Tre donne intorno al cor mi son venute”, con una dimensione molto più autobiografica.

Contrapposizione tra Giustizia e Tirannia

La prima quartina introduce una nota personale del poeta: sulla regna l’ingiustizia e questo provoca in Dante una forte angoscia da cui egli chiede a Dio di essere consolato. In pratica, egli si identifica con lo spirito stesso della giustizia perché ha sofferto tante ingiustizie (il sonetto è stato scritto fra il 1305 e il 1314): egli si angoscia e soffre nel vederla calpestata proprio da coloro che hanno il compito di garantirne la presenza ovunque.. Pertanto si nota una contrapposizione fra Dio e la Giustizia da un lato e Clemente V e Filippo il bello dall’altro in mezzo ai quali Dante colloca se stesso come esempio dell’ingiustizia terrena.

Metafore e Simbolismo

Dalla seconda quartina in poi, il tono del sonetto diventa più elevato, da dimesso e confidenziale quale è nei primi quattro versi. L’innalzamento avviene tramite l’uso di numerose metafore finalizzate a dipingere l’iniquità che sta regnando sulla terra: chi la giustizia uccide……. del cui tosco sugge……. vuol ch’l mondo allaghi…. messo ha di paura tanto gelo …[la Giustizia] che nuda e fredda giace, cioè

• l’assassino della Giustizia è la metafora di Clemente V,

• il tiranno che offre il suo veleno all’assassino è l’immagine di Filippo il Bello presso il quale, ad Avignone il papa si era rifugiato,

• i misfatti e le ingiustizie fatte da Filippo il Bello sono rappresentate metaforicamente da un’inondazione,

• la metafora dell’inverno che porta i gelo rappresenta il cuore di coloro che si rendono conto ciò che sta succedendo, ma, per la tanta paura, non hanno il coraggio di ribellarsi

• il corpo giace freddo e nudo sotto terra è la metafora della Giustizia, orma abbandonata

Conclusione e Allitterazione

Nell’ambito del suono, è da notare l’ allitterazione delle consonanti l, v, s e t al v. 13: «levala su vestita del tuo velo».

L’ultima terzina costituisce una progressione del sentimento di angoscia espresso nei primi versi e un’amara constatazione che la terra non potrà trovare pace se prima non ci sarà giustizia.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale del sonetto di Dante?
  2. Il tema principale è una richiesta di giustizia divina per liberare il mondo dall'ingiustizia e riportare la pace, colpendo i tiranni del tempo.

  3. Chi sono i personaggi storici menzionati nel sonetto e perché sono rilevanti?
  4. I personaggi storici menzionati sono il papa Clemente V e il re di Francia Filippo il Bello, rilevanti perché rappresentano l'ingiustizia e la tirannia contro cui Dante si scaglia.

  5. Come viene rappresentata la giustizia nel sonetto?
  6. La giustizia è rappresentata come una virtù nuda e fredda, abbandonata sulla terra, che necessita di essere risollevata e rivestita dalla gloria divina.

  7. Quali metafore utilizza Dante per descrivere l'ingiustizia?
  8. Dante utilizza metafore come l'assassino della giustizia, il veleno del tiranno, l'inondazione del mondo e il gelo della paura per descrivere l'ingiustizia.

  9. Qual è l'effetto dell'allitterazione nell'ultima terzina del sonetto?
  10. L'allitterazione delle consonanti l, v, s e t nell'ultima terzina intensifica il sentimento di angoscia e sottolinea l'idea che senza giustizia non ci sarà pace sulla terra.

Domande e risposte

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