Concetti Chiave
- I marcatori utili devono essere presenti in elevate concentrazioni nel tessuto bersaglio per fornire indicazioni precise, come nel caso dell'infarto acuto del miocardio.
- La pertinenza al tessuto bersaglio è essenziale per evitare risultati normali inappropriati, come nel caso del PSA in soggetti infartuati.
- I marcatori ideali dovrebbero essere assenti nei tessuti non target e nel sangue di soggetti sani per evitare diagnosi errate.
- Le troponine sono preferite nel dosaggio per infarto rispetto alla creatinchinasi MB (CK-MB) a causa della loro specificità per il tessuto cardiaco.
- La CK-MB può aumentare a causa di traumi muscolari non cardiaci, rendendo la diagnosi incerta in pazienti con sintomi generici o in seguito a iniezioni intramuscolari.
Marcatori utili
Un marcatore dunque, per essere definito “utile”, deve avere le seguenti caratteristiche:1. Essere presente in elevate concentrazioni nel tessuto bersaglio: ad esempio, nella diagnosi di infarto acuto del miocardio, quando la cellula ischemica si rompe, rilascia sostanze che sono poi rilevabili in abbondanza nel tessuto e il cui dosaggio permette la diagnosi. Ovviamente la pertinenza al tessuto bersaglio è essenziale, poiché ricercando altri valori questi potrebbero risultare perfettamente normali e non alterati. Ad esempio, analizzare i valori di PSA in un soggetto infartuato non è indicativo: dato che la sua produzione non è di pertinenza del tessuto cardiaco, si riscontrerebbero dei livelli normali, a meno che il paziente non presenti anche ipertrofia o tumore della prostata. Si dosano quindi marcatori correlati alla cellula e al tessuto di interesse, o coinvolti nel processo patologico. Per lo stesso principio, se si sospetta in un paziente un’infezione respiratoria si vanno ad effettuare test diagnostici per tutti i virus che possono essere causa di un’infezione respiratoria, non vi è un unico agente eziologico possibile.
2. Essere assente dai tessuti non target e dal sangue di soggetti sani: un marcatore ideale non dovrebbe essere presente negli altri tessuti. Sempre nel caso di infarto acuto del miocardio, in genere si vanno a dosare le troponine, ed è auspicabile che queste non siano in altri tessuti. In passato, quando le troponine non erano ancora entrate nella pratica clinica, per la diagnosi di infarto si dosava un altro enzima, la creatinchinasi MB (CK-MB). Questo è un enzima contenuto nel tessuto muscolare, la sua funzione è di aggiungere un fosfato alla creatina, la quale si accumula nel muscolo ed è utilizzata per rigenerare ATP durante la contrazione. CK possiede tre isoforme MM (muscle-muscle), BB (brain-brain) ed MB (muscle-brain); quest’ultima è presente in tutti tessuti muscolari, ma iperespressa nel cuore. Il grosso problema nel dosare questo enzima era quindi il fatto che un suo aumento poteva originare da qualsiasi tessuto muscolare (infatti anche pazienti con distrofia muscolare ne presentano livelli elevati). Il dosaggio di CK risultava quindi informativo solo nei casi di pazienti con sintomatologia tipica molto chiara (dolore precordale, sudore, mezza sincope), ma questo accadeva la minoranza delle volte, circa nel 30% dei casi. Nel restante 70% dei pazienti, presentanti sintomi più generici, quali mal di pancia, dolore al braccio, alla mandibola o alla schiena, dolore nel basso ipocondrio, o sincope, il dosaggio di CK non era poi così indicativo. La sincope, soprattutto gli anziani, è un sintomo che può risultare fuorviante: una persona fragile come l’anziano, soggetto più vulnerabile a cadute o traumi minori, può presentare un aumento di CK derivabile sia dal cuore che da un muscolo traumatizzato. Anche a seguito di iniezioni intramuscolari di antibiotico si rileva un aumento di CK, dovuto al trauma inflitto a livello muscolare con la somministrazione (la densità dell’antibiotico può rompere le fibre muscolari e causare micro traumi). Ecco perché è utile che il biomarcatore sia espresso esclusivamente nel tessuto target, per conservarne l’elevata indicatività diagnostica.
Domande da interrogazione
- Quali sono le caratteristiche principali di un marcatore utile?
- Perché è importante che un marcatore sia specifico per il tessuto bersaglio?
- Quali problemi si riscontravano con l'uso della creatinchinasi MB (CK-MB) nella diagnosi di infarto?
- Perché le troponine sono preferite rispetto alla CK-MB nella pratica clinica attuale?
Un marcatore utile deve essere presente in elevate concentrazioni nel tessuto bersaglio e assente dai tessuti non target e dal sangue di soggetti sani.
La specificità per il tessuto bersaglio è essenziale per evitare risultati normali inappropriati e per garantire un'indicatività diagnostica elevata.
Il problema principale era che l'aumento di CK-MB poteva derivare da qualsiasi tessuto muscolare, rendendo il dosaggio informativo solo in casi con sintomatologia chiara.
Le troponine sono preferite perché sono auspicabilmente assenti in altri tessuti, migliorando la specificità e l'affidabilità nella diagnosi di infarto acuto del miocardio.