Concetti Chiave
- L'emissione fotoelettronica avviene quando una radiazione elettromagnetica, come la luce o gli ultravioletti, colpisce un metallo, liberando elettroni.
- I fotoni trasportano energia proporzionale alla frequenza della radiazione, mentre l'intensità è determinata dal numero di fotoni.
- Perché avvenga l'emissione, l'energia del fotone deve essere uguale o superiore all'energia necessaria per superare la barriera di potenziale del metallo.
- La soglia fotoelettrica è la frequenza minima necessaria per l'emissione, influenzata dal potenziale di estrazione del metallo.
- Le cellule fotoelettriche utilizzano metalli alcalini per facilitare l'emissione con luce visibile, generando una corrente elettronica in un circuito.
Emissione fotoelettronica
Un altro sistema energetico che conferisce agli elettroni liberi di un metallo l’energia sufficiente a superare la barriera di potenziale superficiale, è quello di far cadere una radiazione elettromagnetica (radiazioni luminose e radiazioni ultraviolette) su alcuni metalli.
Infatti le radiazioni sono da considerarsi un’emissione di granuli, detti fotoni, contenenti una quantità di energia proporzionale, si badi bene, alla frequenza e non all’intensità della radiazione.
Gli elettroni vaganti del metallo, colpiti dai fotoni, ricevono un’energia sufficiente per essere emessi, purché l’energia contenuta nei fotoni sia uguale o superi quella necessaria all’estrazione e cioè quella che l’elettrone perde nel passare attraverso la barriera di potenziale del metallo.
Essendo l’energia di estrazione proporzionale al potenziale di estrazione del metallo e l’energia del fotone proporzionale alla frequenza della radiazione agente, si deduce che più basso è il potenziale di estrazione e minore può essere la frequenza dell’onda radiante. La minima frequenza o frequenza limite per la quale si ha l’emissione fotoelettronica prende il nome di soglia fotoelettrica o di frequenza.
In pratica per l’emissione fotoelettronica si usano i metalli alcalini (potassio, rubidio, cesio, ecc.), in quanto per il loro basso potenziale di estrazione, può essere usata come radiazione la luce visibile, più facile da ottenere che non le altre radiazioni.
Se in un’ampolla a vuoto spinto si fa cadere sul catodo, costituito da una sostanza sensibile alle radiazioni, un fascio luminoso si ha un’emissione di elettroni, detta emissione fotoelettronica. Applicando all’anodo il polo positivo di un generatore e al catodo il polo negativo, si ottiene una corrente elettronica diretta dal catodo all’anodo.
Tale dispositivo è chiamato comunemente cellula fotoelettrica. Anche in questo caso si ha il fenomeno della carica spaziale negativa, che limita il valore della corrente, e l’unidirezionalità della conduzione.