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Concetti Chiave

  • L'ecotossicologia studia gli effetti tossici degli inquinanti su popolazioni, comunità ed ecosistemi, integrando diverse discipline come tossicologia ed ecologia.
  • Questa disciplina valuta gli effetti acuti o cronici dei composti chimici a vari livelli trofici, collegandoli ai fenomeni di bioaccumulo.
  • Gli xenobiotici sono sostanze estranee all'organismo, naturali o sintetiche, che l'ecotossicologia esamina per il loro potenziale tossico.
  • I bioindicatori, organismi che non regolano la concentrazione tissutale degli inquinanti, sono cruciali per il monitoraggio ecotossicologico.
  • Esempi di bioindicatori includono pesci grassi, molluschi filtratori, crostacei, alghe e batteri come Photobacterium phosphoreum.

Il bioaccumulo è oggetto di studio dell’ecotossicologia, una disciplina estremamente recente, definita come tale nel 1969. L’ecotossicologia, integrando tossicologia, ecologia, biochimica ed etologia, mira a quantificare gli effetti tossici causati dagli agenti inquinanti su popolazioni, comunità ed ecosistemi. L’ecotossicologia si pone infatti l’obiettivo di valutare gli effetti acuti o cronici di vari composti chimici, considerati ai diversi livelli trofici dell’ecosistema, collegandoli ai fenomeni di bioaccumulo.

Indice

  1. Xenobiotici e loro effetti
  2. Bioindicatori nell'ecotossicologia

Xenobiotici e loro effetti

Tutte le sostanze che non sono prodotte dall’organismo, e che non vengono neppure ingerite normalmente, sono dette xenobiotici (dal greco xenos: estraneo e bios: vita). Tali sostanze possono essere naturali o di sintesi, e avere effetti positivi (farmaci) o negativi (sostanze tossiche) sull’organismo. L’ecotossicologia si occupa di questo secondo gruppo di xenobiotici, ovvero di quelle sostanze normalmente indicate con il termine di veleni o di inquinanti.

Bioindicatori nell'ecotossicologia

Anche gli ecotossicologi si avvalgono dei bioindicatori per il monitoraggio. Oltre alle comuni proprietà di un bioindicatore, gli organismi utilizzati negli studi di ecotossicologia devono avere la caratteristica di non regolare la concentrazione tissutale dello xenobiotico. Infatti, se nell’ecosistema la concentrazione dell’inquinante aumenta, questa deve aumentare anche nei tessuti dell’organismo. I bioindicatori sono quindi organismi non regolatori, che si differenziano dagli organismi regolatori, i quali mantengono costante la concentrazione tissutale degli inquinanti anche se questa varia nell’ambiente circostante. Tra gli animali, si prestano bene a tale scopo alcuni pesci grassi (come le anguille), molluschi sessili e filtratori (come i mitili) e alcuni crostacei. Tra i bioindicatori utilizzati in questo campo vi sono inoltre alghe e batteri bioluminescenti, come il Photobacterium phosphoreum.

Domande e risposte