Concetti Chiave
- L'embrione esacanto può migrare dal fegato ai polmoni e potenzialmente a tutto il corpo, ma non si sviluppa nei muscoli.
- L'idatidosi è un problema persistente, con molti casi annuali in Piemonte, spesso importati da altre regioni.
- Le cisti idatidee possono raggiungere dimensioni significative, come una di 50 cm trovata nei polmoni di un'inuit.
- La diagnosi di idatidosi avviene spesso casualmente tramite radiografie o ecografie, rilevando cisti nel fegato o nei polmoni.
- Il sistema immunitario può devitalizzare e calcificare le cisti idatidee, riducendole a frammenti non nutriti.
Indice
Percorso dell'embrione esacanto
L’embrione esacanto si libera, penetra la parete intestinale e finisce nel sangue e nel circolo dell’apparato digerente arriva a livello epatico (il 60% delle cisti sono a livello epatico), oppure se esso non si ferma nel fegato, arriva al cuore di destra, da cui viene mandato ai polmoni, per cui il 20% delle cisti saranno in questo distretto. Se esso non si ferma neanche nei polmoni, a quel punto terminerà nel cuore di sinistra e potrà andare in circolo ovunque. Non arriverà mai a dare problemi a livello muscolare, perché è una cisti che contiene all’interno in liquido, per cui si svilupperà quando troverà un tessuto cedevole, tra cui il cervello, sulla capsula esterna del rene (dove si libererà poi in cavità addominale), sulla superficie del cuore, all’esterno, nel sacco pericardico, ma nessuna di queste localizzazioni è priva di conseguenze, perché a livello renale si avrà un pezzo di rene che non funzionerà, così come anche a livello cardiaco ed a livello cerebrale sarà ancora peggio della neurocisticercosi, perché sarà come avere un aneurisma che si ingrandisce sempre di più. Nel muscolo non si troverà mai un’idatide.
Diffusione e impatto dell'idatidosi
Oggigiorno questi problemi non ci sono più, ma, nonostante ciò, l’idatidosi resta un serio problema. In Piemonte tutti gli anni ci sono 37 casi di idatidosi umana; molti di questi sono importati (persone che si sono infestate in altre realtà), ma sono comunque tantissimi. Quando l’ospite intermedio ingerisce l’oncosfera, l’embrione esacanto riconosce i Sali biliari di ruminanti, lagomorfi o uomo e quindi si attiva, cosa che invece non succede se si trova in presenza di bile di carnivori.
L’idatide più grande è stata tolta dai polmoni di una inuit ed era 50 cm di diametro (occupava praticamente tutta la cassa toracica). L’idatide si sviluppa ed in 3 mesi le cisti hanno dimensioni di 5 mm e da quel punto in poi continuano a crescere.
Diagnosi e risposta dell'organismo
Gran parte dei casi di idatidosi sono diagnosticati casualmente; una volta soprattutto ciò accadeva al tavolo necroscopico, con la presenza di cisti al fegato o al polmone o casualmente quando per altri motivi si facevano delle radiografie o ecografie e si trovavano queste masse a livello epatico o polmonare. Il danno dipende dal tessuto colpito (il cervello è più sensibile) e dalle dimensioni della ciste (tanto più sarà grande, tanto più comprimerà i tessuti e danneggerà l’organo in cui si trova).
L’organismo risponde producendo del connettivo attorno alla capsula e se il sistema immunitario funziona correttamente, quel connettivo finisce con il tempo per devitalizzare la ciste, che muore perché non le arriva più nutrimento ed a quel punto può venire calcificata e ne restano solo dei pezzi.
Ciclo di vita dell'echinococco
Quando la ciste viene ingerita da un ospite definitivo, e solo i Sali biliari dei canidi (solo per Echinococco) o dell’uomo (per T.saginata e T.solium) inattivano i protoscolici, i quali si liberano, estroflettono lo scolice, si attaccano alla mucosa intestinale ed in poco più di 2 mesi iniziano a produrre ed eliminare oncosfere. Nell’ospite definitivo l’echinococcosi decorre in maniera asintomatica.
Domande da interrogazione
- Qual è il percorso dell'embrione esacanto una volta ingerito dall'ospite?
- Dove non si svilupperà mai un'idatide e perché?
- Quanti casi di idatidosi umana si registrano annualmente in Piemonte e quale è la loro origine?
- Qual è stata la dimensione dell'idatide più grande mai rimossa e da dove?
- Come reagisce l'organismo alla presenza di una ciste idatidea e quale è il destino finale della ciste?
L'embrione esacanto, una volta ingerito, penetra la parete intestinale, entra nel sangue e nel sistema circolatorio dell'apparato digerente, raggiungendo prima il fegato (dove si localizzano il 60% delle cisti), poi eventualmente il cuore destro e i polmoni (20% delle cisti), e infine può diffondersi in tutto il corpo se non si ferma nei polmoni.
Un'idatide non si svilupperà mai nel muscolo perché è una cisti che contiene liquido e si sviluppa solo in tessuti cedevoli come il cervello, la capsula esterna del rene, o la superficie del cuore, dove può causare danni significativi.
In Piemonte si registrano annualmente 37 casi di idatidosi umana, molti dei quali sono importati, ovvero riguardano persone che si sono infestate in altre realtà geografiche.
L'idatide più grande mai rimossa aveva un diametro di 50 cm ed è stata tolta dai polmoni di una persona inuit, occupando praticamente tutta la cassa toracica.
L'organismo reagisce producendo tessuto connettivo attorno alla capsula della ciste. Se il sistema immunitario funziona correttamente, questo tessuto connettivo finisce per devitalizzare la ciste, che muore per mancanza di nutrimento e può diventare calcificata, lasciando solo dei frammenti.