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Concetti Chiave

  • Il laboratorio è cruciale per diagnosticare disordini piastrinici e monitorare la terapia antiaggregante.
  • L'esame emocromo-citometrico fornisce una conta delle piastrine e informazioni sul loro volume medio.
  • Strumenti di secondo livello, come il PFA-100, studiano la funzionalità piastrinica tramite test di screening.
  • La citometria a flusso analizza i recettori piastrinici e la risposta a farmaci antiaggreganti.
  • L'aggregazione piastrinica è un processo bifasico mediato dal complesso glicoproteico GpIIb/IIIa.

Indice

  1. Ruolo del laboratorio
  2. Funzionalità e test piastrinici
  3. Citometria e biologia molecolare
  4. Aggregazione piastrinica

Ruolo del laboratorio

Importante è il ruolo del laboratorio nel diagnosticare disordini congeniti o acquisiti delle piastrine e il ruolo nel monitoraggio della terapia antiaggregante.
La prima arma che ha il laboratorio per studiare le piastrine è sicuramente l’esame emocromo-citometrico tramite il quale:

• si ottiene una conta delle piastrine;

• si possono avere informazioni sul volume piastrinico medio.

Si può fare inoltre lo striscio di sangue periferico per ottenere informazioni sulla morfologia delle piastrine osservata al microscopio.

Funzionalità e test piastrinici

Ci sono poi degli strumenti da laboratorio di secondo livello che permettono di studiare la funzione piastrinica. Per quanto riguarda la funzionalità piastrinica, ci sono dei test di screening come il tempo di emorragia e il PFA-100 che è il tempo di chiusura e viene studiato mediante l’utilizzo di un POCT (Point-of-Care Test).

C’è anche una serie di strumenti chiamati aggregometri; ne esistono di vari tipi: l’aggregometro classico di Born e aggregometri ad impedenza che invece sono di nuova generazione e permettono di vedere se le piastrine aggregano o meno in presenza di specifici agonisti piastrinici.

Citometria e biologia molecolare

Esiste poi la citometria a flusso che permette di studiare i vari recettori presenti sul glicocalice oppure la risposta delle piastrine ad alcuni farmaci, come ad esempio lo studio della fosforilazione del VASP (Vasodilator Stimulated Phosphoprotein), una proteina intracellulare che viene attivata dagli antiaggreganti come il Clopidogrel e il Prasugrel.

Ci sono anche studi di biologia molecolare di terzo livello che vengono utilizzati in alcuni casi di malattie congenite molto rare.

Aggregazione piastrinica

L’aggregazione infine è mediata dal legame del fibrinogeno garantito dall’intervento della GpIIb/IIIa. In condizioni di riposo questo complesso glicoproteico è presente in forma inattiva, ma in seguito ad attivazione mediante diversi agonisti, in particolare gli ioni calcio, si crea la sua forma attiva che quindi permette il legame delle piastrine al fibrinogeno. L’aggregazione piastrinica è un fenomeno bifasico e si può distinguere in primaria e secondaria. La primaria è un’aggregazione reversibile perché lo stimolo è lieve dato che la quantità di agonisti che vengono rilasciati dalle piastrine è molto piccola. Si parla invece di aggregazione secondaria quando ci sono grosse quantità di agonisti che vanno ad interagire con i loro recettori, in particolare grosse quantità di ADP e trombossano che sono sicuramente i più potenti agonisti piastrinici.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo del laboratorio nella diagnosi dei disordini delle piastrine?
  2. Il laboratorio è fondamentale per diagnosticare disordini congeniti o acquisiti delle piastrine e per monitorare la terapia antiaggregante, utilizzando strumenti come l'esame emocromo-citometrico e lo striscio di sangue periferico.

  3. Quali strumenti di secondo livello vengono utilizzati per studiare la funzionalità piastrinica?
  4. Per studiare la funzionalità piastrinica, si utilizzano test di screening come il tempo di emorragia e il PFA-100, oltre a strumenti come gli aggregometri e la citometria a flusso.

  5. Come avviene l'aggregazione piastrinica e quali sono le sue fasi?
  6. L'aggregazione piastrinica è mediata dal legame del fibrinogeno tramite la GpIIb/IIIa e avviene in due fasi: primaria, che è reversibile, e secondaria, che coinvolge grandi quantità di agonisti come ADP e trombossano.

Domande e risposte

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