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Concetti Chiave

  • La valutazione dell'autoimmunità nel diabete di tipo 1 si basa sulla misurazione di anticorpi specifici contro le cellule beta, utilizzati come marcatori diagnostici.
  • Gli anticorpi più rilevanti includono ANTI-ICA, anti-GAD, anti-insulina, anti-IA2 e anti-ZnT8, e la presenza di più anticorpi aumenta la probabilità di malattia.
  • La scoperta di anticorpi può precedere di anni l'esordio clinico del diabete, consentendo un monitoraggio precoce per prevenire complicanze.
  • La storia naturale del diabete di tipo 1 si sviluppa in quattro fasi: predisposizione genetica, eventi autoimmunitari, alterazione della secrezione beta cellulare e iperglicemia.
  • Dopo la diagnosi, il paziente può sperimentare un "periodo della luna di miele" con parziale recupero della funzione beta cellulare, ma la terapia insulinica rimane inevitabile nel tempo.

Indice

  1. Anticorpi nel diabete
  2. Valutazione del rischio
  3. Caso clinico e monitoraggio
  4. Progressione della malattia
  5. Fasi della patologia

Anticorpi nel diabete

Nel paziente diabetico si ha una risposta umorale; vi sono infatti degli anticorpi che possono essere misurati e fungere da marcatori dell’autoimmunità contro le cellule beta. Vengono ricercati nei sospetti DM1 per confermare la diagnosi. Si menzionano:

Anticorpi anti-insula (ANTI-ICA): molto generici, i primi ad essere stati identificati.

Anticorpi anti-GAD (decarbossilasi dell’acido glutammico)

Anticorpi anti-insulina

Anticorpi anti-IA2

Anticorpi anti-ZnT8 (trasportatore dello zinco espresso a livello delle beta cellule)

Valutazione del rischio

L’ideale sarebbe misurane 3 o 4 per valutare i pazienti che si ritengono a rischio: maggiore è il numero di anticorpi positivi maggiore sarà la probabilità di malattia. Si ha un’importante differenza di probabilità di malattia che passa dal 12 al 60%, in base al fatto che ci sia la positività per uno o due anticorpi. Chi ha 3 anticorpi positivi avrà una probabilità di malattia dell’80%.

Caso clinico e monitoraggio

Caso clinico: un ragazzo si presenta in ambulatorio successivamente a riscontro casuale di glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dL. Questi valori non rappresentano la normalità, si tratta di una situazione di impaired fasting glucose.

A questo punto è utile valutare gli anticorpi: se si riscontra positività si può pensare a una maggiore probabilità di sviluppo di diabete negli anni successivi, nonostante la glicemia sia ancora pressoché normale. La malattia in questo paziente, infatti, è già cominciata; si dà al paziente qualche consiglio circa lo stile di vita e lo si monitora strettamente cercando di evitare complicanze acute (come la chetoacidosi).

Progressione della malattia

Gli anticorpi compaiono in media 8 anni prima dell’esordio clinico di malattia. Più del 90% dei pazienti al momento della diagnosi presenta una positività; con il tempo, però, gli anticorpi tendono a ridursi fino a scomparire: questo perchè con la distruzione di tutte le cellule l’antigene sparisce e perciò sparisce anche l’anticorpo.

Fasi della patologia

Storia naturale della patologia

Si possono individuare quattro fasi:

1. Predisposizione genetica

2. Eventi autoimmunitari. Si creano degli anticorpi in seguito a infezioni virali, non necessariamente legati a un unico evento, ma possono essere anche conseguenti a più episodi.

3. Alterazione nella secrezione beta cellulare. La secrezione insulinica perde la sua pulsatilità. A seguito dello stimolo con glucosio si perde il picco precoce di secrezione (è una fase ancora asintomatica).

4. Fase dell’iperglicemia. Quando la massa beta cellulare si riduce al di sotto del 20%, si perde la capacità di compenso (fase sintomatica).

A seguito di un evento stressante si può avere un aggravamento della condizione; si vede la comparsa di un’iperglicemia rilevante a causa della cospicua perdita di funzione beta cellulare collegata a un aumento degli ormoni dello stress (iperglicemizzanti).

Successivamente alla diagnosi, il paziente inizierà la terapia insulinica ed è possibile ci sia un certo recupero della funzione beta cellulare (a seguito dell’eliminazione del fattore stressante) con quello che viene chiamato “periodo della luna di miele”, dove la somministrazione di insulina deve essere ridotta, in alcuni casi anche sospesa, in quanto il paziente sarebbe predisposto a ipoglicemie. Il paziente non è guarito, nell’arco di tempo ritornerà necessaria la terapia.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono gli anticorpi utilizzati per valutare l'autoimmunità nel diabete di tipo 1?
  2. Gli anticorpi utilizzati includono gli anticorpi anti-insula (ANTI-ICA), anti-GAD, anti-insulina, anti-IA2 e anti-ZnT8. Misurarne 3 o 4 è ideale per valutare il rischio di malattia.

  3. Qual è la probabilità di sviluppare il diabete in base alla positività degli anticorpi?
  4. La probabilità di malattia aumenta con il numero di anticorpi positivi: dal 12% con uno, al 60% con due, fino all'80% con tre anticorpi positivi.

  5. Quali sono le fasi della storia naturale del diabete di tipo 1?
  6. Le fasi includono predisposizione genetica, eventi autoimmunitari, alterazione nella secrezione beta cellulare, e fase dell'iperglicemia.

  7. Cosa si intende per "periodo della luna di miele" nel contesto del diabete di tipo 1?
  8. È un periodo post-diagnosi in cui, dopo l'inizio della terapia insulinica e la rimozione di fattori stressanti, si può avere un recupero temporaneo della funzione beta cellulare, riducendo la necessità di insulina.

Domande e risposte