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Concetti Chiave

  • La transizione dei biomarcatori dalla scoperta alla pratica clinica è lenta, con solo una piccola percentuale che supera le fasi di ricerca e sviluppo.
  • Su 100.000 molecole proposte, meno di 15 biomarcatori negli ultimi vent'anni hanno effettivamente influenzato la pratica clinica e il processo decisionale.
  • Le principali difficoltà includono costi elevati, mancanza di strumenti adeguati e discrepanze tra i risultati sperimentali e quelli clinici umani.
  • I biomarcatori, come i farmaci, devono superare tre fasi di sperimentazione clinica prima dell'approvazione, con una maggiore sicurezza nella fase 3.
  • L'uso di terapie o diagnostiche non approvate è illegale senza un'adeguata approvazione da enti regolatori come l'EMA e l'AIFA.

Indice

  1. Scoperta e applicazione dei biomarcatori
  2. Problemi nella sperimentazione umana
  3. Fasi della sperimentazione clinica
  4. Regolamentazione e approvazione dei vaccini

Scoperta e applicazione dei biomarcatori

Quando si scoprono nuovi biomarcatori, non sempre è possibile applicarli alla pratica clinica in modo rapido. Mentre alcuni di questi hanno infatti un percorso relativamente immediato, altri necessitano uno studio in laboratorio che richiede molta ricerca, e quindi molto tempo.

Si stima che su 100.000 molecole proposte come biomarcatori, solamente una trentina entrino effettivamente nella pratica clinica (prescritti come esami a distanza di anni). Negli ultimi vent’anni meno di 15 nuovi biomarcatori sono entrati nella pratica clinica e hanno effettivamente cambiato l’iter decisionale.

Questo accade principalmente per due ragioni:

- spesso, semplicemente per opportunità; può capitare, ad esempio, che un determinato biomarcatore possa essere molto costoso, che non si abbiano gli strumenti adatti perchè la ricerca dello stesso possa essere introdotta in laboratorio come pratica di routine (ci possono essere problemi tecnici che non permettono di dosarlo su ampia scala).

Problemi nella sperimentazione umana

- secondariamente, perchè un biomarcatore che sembra indicativo e utile in fase sperimentale, si rivela poi non indicativo sull’uomo. Gli studi, per biomarcatori ma anche per nuovi farmaci, cominciano in laboratorio con una fase preclinica, che vede un’applicazione su colture cellulari, successivamente la ricerca su animali, ed infine la sperimentazione nell’uomo. Uno dei problemi che blocca più frequentemente la ricerca in fase finale è che non è detto che ciò che si trova nel modello animale corrisponda e funzioni ugualmente nell’uomo. Per quanto questi modelli possano essere assimilabili (e spesso in ricerca sono fondamentali), non sempre vi è una totale corrispondenza. Ad esempio il SARS-CoV-2 che infetta l’uomo, origina dal pipistrello che, quando infetto, non manifesta nessun sintomo (e umani e pipistrelli condividono il 97% del genoma). Analogamente, animali come cani e gatti possono essere infettati da questo agente patogeno, ma non presentano sintomi. Nell’uomo invece causa (come sappiamo) una patologia.

Fasi della sperimentazione clinica

La fase di sperimentazione nell’uomo prevede tre fasi, dopo le quali si passa a un monitoraggio a lungo termine.

· fase 1; è solitamente ristrettissima, prende una cerchia piccolissima di volontari, si tratta di una sperimentazione rapida,

· fase 2; viene aumentato il numero di volontari,

· fase 3; è su ampia scala, da 10-100 mila volontari. È una fase in cui si ha già una maggiore sicurezza.

In genere un progetto di ricerca che passa alla fase 3 al 99% viene approvato e entra in pratica clinica.

Regolamentazione e approvazione dei vaccini

Qualsiasi tipo di terapia o metodo diagnostico per poter passare alla pratica clinica necessita un’approvazione. I vaccini per il Covid-19, prima di poter essere utilizzati, devono passare al vaglio dell’EMA e dell’AIFA, per poi essere approvati. Il vaccino Sputnik, attualmente somministrato a San Marino, non può essere utilizzato al di fuori del territorio, in quanto non approvato dall’EMA. Questo significa che se qualcuno si recasse a San Marino, comprasse il vaccino e poi lo somministrasse in territorio italiano commetterebbe reato. Un discorso analogo può essere applicato alle tecniche di laboratorio non validate per il dosaggio di biomarcatori; se si effettua diagnosi tramite queste, si commette reato. Anche se non approvato, per essere utilizzato deve quanto meno passare la valutazione di un comitato etico.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la percentuale di molecole proposte come biomarcatori che entrano effettivamente nella pratica clinica?
  2. Su 100.000 molecole proposte, solo una trentina entrano effettivamente nella pratica clinica.

  3. Quali sono le principali ragioni per cui i biomarcatori non vengono rapidamente applicati nella pratica clinica?
  4. Le ragioni principali sono l'opportunità economica e tecnica, e la mancanza di corrispondenza tra risultati sperimentali e applicazione sull'uomo.

  5. Quali sono le fasi della sperimentazione clinica per i biomarcatori?
  6. La sperimentazione clinica prevede tre fasi: fase 1 con pochi volontari, fase 2 con un numero maggiore di volontari, e fase 3 su ampia scala.

  7. Cosa succede se un metodo diagnostico non validato viene utilizzato per il dosaggio di biomarcatori?
  8. Utilizzare un metodo diagnostico non validato per il dosaggio di biomarcatori costituisce reato.

  9. Qual è il processo di approvazione per i vaccini come quelli per il Covid-19?
  10. I vaccini devono essere approvati dall'EMA e dall'AIFA prima di essere utilizzati, e devono passare la valutazione di un comitato etico.

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